Lo Shakespeare di Orson Welles, dal teatro al grande schermo

ALLA CASA DELLA MUSICA UNA RASSEGNA 'VERDIANA' PER CELEBRARE 100 ANNI DALLA NASCITA DEL REGISTA

12096407_10206248256897738_6503953709888329180_n“Sono solo un poveraccio che cerca di fare del cinema”: così, col suo solito tono ironico, Orson Welles definiva se stesso. Reso celebre da un debutto fuori dal comune – che lo vide interpretare ‘La guerra dei mondi‘ (dall’omonimo romanzo di H.G. Wells) durante un programma radiofonico, scatenando il panico tra gli ascoltatori, convinti di essere davvero nel pieno di un’invasione aliena – questo “poveraccio” è considerato tra i migliori registi del XX secolo grazie all’immenso ‘Quarto potere‘ che ha coniato il linguaggio cinematografico moderno. Annoverato tra i più geniali e versatili artisti del Novecento in ambito radiofonico, teatrale e cinematografico, è riuscito a portare sul grande schermo, in maniera seria e brillante, anche alcune tra le opere di William Shakespeare più celebri. La Casa della Musica le ha riproposte in lingua originale durante tre serate gratuite, in occasione del Festival Verdi, con un appuntamento conclusivo che ha proposto un documentario del regista stesso incentrato sulla realizzazione di una delle pellicole.
Organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione della Cineteca di Bologna, ‘Filming Shakespeare, Orson Welles tra Shakespeare e Verdi. Omaggio a cent’anni dalla nascita‘ è una rassegna cinematografica che, tra il 2 e il 16 ottobre, appunto a un secolo dalla nascita, ha voluto omaggiare il regista americano riproponendo i suoi film tratti dalle opere Shakespeariane.

LE PELLICOLE PROPOSTE – Ad aprire il ciclo di appuntamenti è stata la proiezione di ‘Macbeth‘, (1948) cupo e brutale dramma in cui si evince tutta la creatività del regista. Il 6 ottobre è stata la volta di ‘Othello‘ (1952), vincitore del ‘Grand Prix du Festival‘ alla quinta edizione del Festival di Cannes.  Entrambi i film sono tratti dalle omonime opere del Bardo. Il 13 ottobre è stato proposto ‘Falstaff‘ (1965) ispirato a diverse opere: ‘Enrico IV’, ‘Enrico V’, ‘Le allegre comari di Windsor’ e ‘Riccardo II’. Questo lungometraggio è considerato non solo la sua ma, in generale, la migliore trasposizione cinematografica di un’opera del drammaturgo inglese. In chiusura, il 16 ottobre, ‘Filming Othello‘ (1978), un raro caso di ‘making of’ d’autore, diretto dallo stesso regista in cui racconta la travagliata realizzazione del film ‘Othello’.

IL MACBETH ESPRESSIONISTA – Curioso caso di una produzione flash: le riprese del lungometraggio durarono appena 23 giorni a causa dello scarso budget a disposizione. Tuttavia fu possibile ultimarle col supporto di una produzione specializzata in B movies, a cui si devono le scenografie di forte richiamo espressionista. Dopo un’anteprima negli Usa, al regista fu richiesto di ridoppiare la pellicola per eliminare il forte accento scozzese che caratterizzava la recitazione degli attori. Nonostante sia considerato da alcuni una delle migliori opere di Welles tratte da Shakespeare, il film risulta il meno riuscito tra quelli proposti. La ragione principale deriva dal fatto che il regista di ‘Quarto potere’ ha reso l’opera eccessivamente teatrale, basandola soprattutto sulla recitazione degli attori a discapito della spettacolarità delle immagini che caratterizzano invece le produzioni successive. Il linguaggio usato dagli attori, infatti, è molto aulico, di non facile comprensione, tanto da rendere indispensabile la lettura dei sottotitoli per l’intera durata, creando spesso un senso di pesantezza nello spettatore.

rsz_vlcsnap-2015-10-17-12h20m23s103OTHELLO E FILMING OTHELLO – Realizzata in tre anni,  nuovamente per problemi di budget, tanto da costringere Welles a usare il compenso ricevuto per ‘Il terzo uomo’ per completarla, l’opera è girata tra l’Italia e il Marocco, in alcuni dei più suggestivi palazzi rinascimentali. Una delle location utilizzate, la Basilica di San Pietro di Tuscania, fu poi resa celebre anche dal regista Pier Paolo Pasolini che vi girò alcune scene di capolavori come ‘Uccellacci e uccellini’ e ‘Il vangelo secondo Matteo’. Le scene girate in Marocco, sono invece state realizzate a Essaouira, sui Bastioni della città. Nonostante la breve distanza con il precedente adattamento, il film risulta completamente diverso poichè il regista riesce stavolta magnificamente ad adattare il dramma del ‘Moro di Venezia’ per il grande schermo. La recitazione appare più naturale e più accessibile al pubblico. Le scene, di rara bellezza grazie all’unione tra ambientazioni antiche ma meravigliose e musiche catartiche, creano un’atmosfera onirica.

“Questa sarà una conversazione, certamente niente di formale come una lettura e quello che andremo a fare è parlare di ‘Othello’, l’opera di Shakespeare su cui ho realizzato un film”. Con questa dichiarazione d’intenti si apre ‘Filming Othello‘, documentario che vede Welles sia interprete che regista. La ‘conversazione’, che in realtà è un monologo, si sviluppa in due momenti diversi: inizialmente il regista è solo davanti alla telecamera, successivamente interagisce con altri due attori, per poi tornare al monologo. L’argomento principale è il percorso di realizzazione dell’opera del ’52, non solo da un punto di vista tecnico ma anche attraverso il racconto di aneddoti che hanno caratterizzato la produzione.

orson welles interprete di FalstaffFALSTAFF, TRA GOLIARDIA E DRAMMA –  Da molti considerato uno dei migliori film non solo di Welles stesso ma degli anni Sessanta, è la seconda pellicola del regista ad essere stata premiata al diciannovesimo Festival di Cannes, con il Grand Prix tecnico. Il film, che trae spunto da diverse opere del drammaturgo inglese, è un continuo alternarsi di scene monumentali, accompagnate da dialoghi intensi e dozzinali scene da osteria. Ciò permette allo spettatore di seguire un percorso non solo visivo, dovuto appunto al frequente cambio di ambientazioni, ma anche spirituale derivante dall’evoluzione dei personaggi. Il personaggio di Falstaff, protagonista dell’opera, non può non conquistare chi lo osserva, che insieme a lui si sente inizialmente folle e pieno di vita e poi deluso e abbandonato. Vediamo qui un Orson Welles regista, sceneggiatore ma soprattutto attore magistrale, in quella che è stata da lui stesso definita come la più interessante interpretazione di un personaggio Shakespeariano.

Gli stessi spettatori si sono detti molto soddisfatti alla fine della proiezione:  “Un capolavoro commenta Paola Barla – io lo avevo visto molti anni fa, in una cassetta pirata all’Università di Genova. Era l’unico film di Orson Welles che non era possibile trovare, infatti è edito da poco”. “Il film è eccezionale, è stata una ricostruzione molto personale da parte del regista – dice Andrea Goretti, studente al Conservatorio -. Le scene concitate hanno dato un ritmo notevole al film, anche se, per chi non conosce l’opera shakespeariana, può risultare faticoso seguire la vicenda”. Anche Emilio Zucchi, giornalista parmigiano presente tra il pubblico alla Casa della Musica, lo definisce come “un capolavoro sia dal punto di vista stilistico che per  la recitazione di Orson Welles”. “L’uso del bianco e nero è estremamente espressivo e intenso. La parte in cui Falstaff scopre di essere stato deluso e tradito è di altissima recitazione”.

 

 Di Fiorella Di Cillo e Marco Rossi

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*