Il vocabolario del terrorismo, tra disinformazione e pregiudizi

CICLO DI INCONTRI IN ATENEO PER PROMUOVERE IL DIALOGO E ARGINARE LA PAURA

IMG_6440Terrorismo’ è quella parola che viene usata come titolo sui giornali e che sentiamo accendendo la radio, che dovrebbe farci paura, ma che invece sta diventando quasi uno slogan pubblicitario. Anche perchè ormai i mass media ci bombardano di notizie sul terrorismo “molto spesso utilizzando dati e statistiche poco accreditate, dando più attenzione ad attentati accaduti in Europa, tacendo ciò che accade all’estero”, come sottolineato dalla presidentessa dei corsi di laurea di Scienze Politiche e docente di Diritto Internazionale, Laura Pineschi, introducendo la conferenza del 9 marzo scorso, nell’Aula dei Filosofi del Palazzo Centrale dell’Ateneo, per il primo di due incontri sollecitati da una riflessione del rettore Loris Borghi all’indomani delle stragi terroristiche di Parigi. L’obbiettivo principale è fare chiarezza fra le notizie che si leggono sui giornali, fra gli stereotipi e i pregiudizi che portano ad un analisi spesso affrettata e semplicistica sulla questione.

IL TERRORISMO INTERNAZIONALE – In questo primo incontro (il secondo si è tenuto lunedì 16 marzo), il fenomeno del terrorismo internazionale è stato approfondito dal punto di vista storico, politico, giuridico, economico, sociale e culturale. In particolare, il prof. Giorgio Vecchio, ordinario di Storia Contemporanea, ha tracciato un quadro storico sul fenomeno del terrorismo internazionale, Bruno Pierri, professore di Storia Politica estera italiana, ha toccato il discusso tema dei Petrodollari, della Guerra Fredda e dei rapporti tra Occidente e monarchie arabe, Ulrico Agnati, docente di Fondamenti di Diritto europeo, si è invece occupato del rapporto fra norme giuridiche e norme religiose, spiegandone le differenze e mettendo a confronto le tradizioni di popoli diversi, mentre Giancarlo Anello,docente di Diritto Europeo, si è occupato di ‘Jihad/ijtihad: un bivio per l’Islam europeo’. Nella seconda parte sono intervenute l’avvocatessa Maria Chiara Noto, che si è occupata della prevenzione e repressione degli atti di terrorismo rifacendosi al quadro giuridico internazionale, Lucia Scaffardi docente di Diritto Pubblico comparato, che ha introdotto il tema sull’utilizzo dei database genetici per fini giudiziari ed infine la sociologa Vincenza Pellegrino ha concluso l’incontro parlando di ‘Occidentalismi’, di ‘Orientalismi’ e della loro influenza sulla vita dei migranti.

NON ESISTE UN SOLO TERRORISMO – Per definizione, terrorismo vuol dire provocare uno stato di terrore, intimidire una popolazione o costringere uno stato o un’organizzazione internazionale a fare o non fare qualcosa. “Non esiste un attacco terroristico giustificabile –ha sottolineato il professor Vecchio-. E non si tratta di un fenomeno recente, visto che era già presente durante il Risorgimento italiano. Terrorismi di matrice patriottica o rivoluzionarie ed anarchiche hanno macchiato il cammino della storia del mondo: l’attentato di Felice Orsini a Parigi con l’intento di uccidere Napoleone III, il popolo irlandese per l’indipendenza dall’Inghilterra, l’attentato allo Zar nel 1881, la bomba che ha fatto esplodere a Roma il consolato inglese per mano dei terroristi di Irgun nel 1946 e anche tutte le bombe che sono state lanciate durante le grandi guerre”. Il terrorismo presuppone che ci sia una società di massa e democratica, dove il singolo cittadino partecipa attivamente alla vita politica, e  la presenza dei mass media. L’atto terroristico ha l’obbiettivo, infatti, di farsi ascoltare e far sì che l’opinione pubblica ne parli, tanto da aumentare il panico fra la gente.

IMG_6336I ‘COMBATTENTI’ E LA LORO IDEOLOGIA – Che differenza c’è allora dal terrorismo del passato a ciò che sta accadendo oggi? “Gli attentati terroristi sono figli del genocidio, dell’olocausto, delle due guerre mondiali. E’ una violenza asimmetrica, una guerra che non si combatte su un campo contro un esercito armato, ma contro i cittadini e gli innocenti disarmati. E’ un attacco che avviene all’improvviso, dovunque, e che non si può fermare. Gli autori di questi attentati si definiscono “combattenti” e si ispirano ad una ideologia politica”. L’opinione più diffusa è che svariati attentati terroristici abbiano fini religiosi. “Ma – come ha spiega ancora Bruno Pierri -, la religione è soltanto il mezzo per giustificare azioni mosse da interessi politici ed economici. Infatti il terrorismo è mosso dalla politica ed è con quella che si deve combatterlo”.

Quello degli ultimi tempi si avvale della tecnologia e dei mezzi informatici. Ne sono un esempio il cyber terrorismo e il terrorismo molecolare. Parlando degli attentati più recenti avvenuti in Europa, come ha spiegato il prof. Anello, sono accaduti per mano non di stranieri, come molti pensano, ma di concittadini, nati e cresciuti in Europa.Per citarne un esempio, l’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo di Parigi, avvenuta in 7 gennaio 2015, è stato provocato da due cittadini  francesi.

LA PAURA SI COMBATTE COL CONFRONTO – La disinformazione riguardo a questi attentati e l’uso maldestro dei mass media danno forza al terrorismo. Bisogna avvalersi di una buona capacità analitica e mantenere i nervi saldi. Ecco perché in queste due conferenze si è scelto di parlare di terrorismo internazionale e di farlo attraverso la partecipazione di giovani studenti, perché è attraverso la cultura e lo scambio di opinioni, che si può arginare la paura del terrorismo.

RIFLESSIONIMG_6457E IN ATENEO – Dalla conferenza è sicuramente emerso un dato importante e non trascurabile, spiegato così da un Giorgio Vecchio soddisfatto dalla presenza di un pubblico decisamente numeroso: “Ritengo che l’università debba mettere sempre le sue competenze al servizio di chi vuole capire meglio la realtà che ci circonda. Il legame tra ricerca scientifica, città e epoca contemporanea è essenziale. Ovviamente, il convegno rifletteva voci diversificate e quindi non poteva offrire un panorama completo e un esame organico e coerente. Ma tante voci diverse, su temi diversi, sono comunque una bella ricchezza”.

“Le relazioni hanno ben colto lo spirito dell’iniziativa –sostiene la professoressa Laura Pineschi–  volta a fornire, in modo chiaro e sintetico, alcuni spunti di riflessione sull’evoluzione del terrorismo internazionale e  la natura delle nuove minacce che rendono così complesse, a livello politico, giuridico, economico, sociale e culturale, la prevenzione e la repressione di questo odioso fenomeno”.

“Mi aspettavo un pubblico così numeroso -ammette il professor Giancarlo Anello–  perché i fatti che ne sono alla base sono sempre più al centro dell’attenzione mediatica. Tuttavia, credo che tale attenzione dovrebbe essere orientata più a informare e meno a spaventare o preoccupare, poiché spesso nei media italiani sentiamo una notizia di pochi secondi sull’ennesimo evento sanguinario legato al terrorismo e nulla più. Sarebbe necessario, secondo me, affiancare a tale notizia anche maggiori informazioni circa i paesi in cui tali situazioni si verificano, e dare maggior importanza a chi quotidianamente vive queste realtà, e che sempre più spesso è  la prima vittima di tali azioni criminali”.

di Giulia Campisi, Debora Vella, Guendalina Truden – foto di Federico Meneghini e Ludovico Casalone

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