Disponibilità ed effetti collaterali

IL BLOG DI MARICA MUSUMARRA

Hai bisogno d’aiuto? Ti trovi in punto di morte? Ti è successa una catastrofe paranormale e non sai come uscirne? È morto il pesce rosso e la depressione si è impossessato di te? Non riesci a spaccare un uovo per farci una frittata?

Niente paura. Il rimedio sta nel trovare una persona disponibile.

Le persone disponibili appartengono a quella categoria di soggetti che non conoscono la parola ‘no’. Ad ogni richiesta di aiuto (anche apparente, o spinta da semplice viltà del richiedente) soccorrono il malcapitato di turno stile croce rossa, con tanto di camice e ambulanza con sirena attiva. Non riescono a rimanere indifferenti, il loro spirito da buon samaritano li rende sempre operativi ed efficaci. Le risposte agli SOS ricevuti oscillano tra “si”, “certo”, “ci mancherebbe”, “ma figurati” e nonostante alcune richieste si rivelino davvero avvilenti il disponibile non riesce proprio a sottrarsi al proprio destino: fare beneficenza.

Essere disponibili è sicuramente un pregio: la gente si fida, si rivolge a te perché sa che sei affidabile. È certa che in ogni momento tu ci sarai, per consolare e ascoltare e trovare una soluzione alla tragedia di turno. Donerai sempre un pasto caldo e un letto comodo a chi ne ha bisogno (anche a chi piomba a casa tua senza preavviso), svolgerai mansioni al posto di qualcun altro (nonostante l’assenza di invalidità) e rimarrai sveglio anche durante la notte per far sì che il poveraccio dorma tranquillo e indisturbato (benché tu sia stanco morto).

Essere disponibili però comprende anche degli effetti collaterali: essere scambiati per una segreteria studenti, ad esempio, o per un ristorante o ancora peggio per un albergo. A volte il disponibile diventa un centralino, uno stampatore, un editor, un parrucchiere, un magazziniere, un organizzatore di eventi, uno sfogo per cuori solitari, uno psicologo, un cameriere, uno zerbino. E per finire, spesso è costretto ad immedesimarsi in un istruttore di yoga per riuscire a rilassare i suoi nervi nel momento in cui, nel più totale silenzio, la ragione e l’orgoglio gli si avvicinano all’orecchio per sussurrargli dolcemente: “Ma chi te l’ha fatto fare, ritardato che non sei altro?”.

E a queste parole il disponibile si accascia sul letto, conscio di aver esaurito le proprie forze e di aver meritato qualche ora di relax e decide di impostare il telefono su ‘non disturbare’.

Apriti cielo. Fulmini e saette. Ira funesta degli dei. In quelle DUE ORE di ‘non disturbare’ succede il finimondo: il buco dell’ozono si allarga, gli alieni arrivano sulla Terra, l’Isis sbarca a Roma. Tutti ti chiamano, tutti ti cercano: su Facebook, su Whatsapp, il tuo telefono è intasato. E col cavolo che i bisognosi lamentosi incapaci di sopravvivere da soli capiscano dalle spunte NON diventate blu che MAGARI tu, miserabile disponibile, stai dormendo. O sei in doccia. O c’hai i fatti tuoi. NO. Tu povero disponibile non l’hai ancora capito: la tua vita è finita nel momento in cui hai deciso di dedicarla a salvare quella degli altri.

Ma il colmo arriva quando quello scemo del disponibile risponde, chiedendo anche scusa, per sentirsi dire: “Quando ho bisogno tu non ci sei mai!” o “Quando ti chiamo devi rispondere!”.

Mai? Devo? Non ho capito. Per UNA volta in cui non ho risposto non ci sarei mai? E DEVO perché, sei San Pietro con le chiavi per accedere al paradiso?

È sempre così. Da chi dice sempre ‘si’ un ‘no’ non è mai gradito, e nemmeno accettato. E su cento ‘si’ del disponibile verrà ricordato l’unico ‘no’, rinfacciato tra l’altro per giorni, e giorni, e giorni.

Dolcissimi casi disperati, incapaci di disegnare anche una O col bicchiere: iscrivetevi ad un corso accelerato di sopravvivenza, ricordandovi che esiste una linea sottile tra la confidenza e la mancanza di rispetto. E per evitare che il disponibile vi mandi a quel paese, è bene che vi manteniate sempre sul primo punto.

Stupidissimi disponibili, incapaci di farvi più i fatti vostri: utilizzatela più spesso l’opzione ‘non disturbare’ e imparate a dirlo qualche ‘no’, ogni tanto. Nella maggior parte dei casi la disponibilità viene scambiata con l’essere fessi. E i centri di assistenza esistono e continuano a lavorare anche senza di voi.

Ho scritto sto pippone perché purtroppo anch’io sono una ‘stupidissima disponibile’. E scrivere mi aiuta a rendermi conto di dove sbaglio e a cercare di trovare una soluzione. E proprio per questo, per chiudere, voglio condividere le parole che mi sono state dette da un amico qualche mese fa: “Arriverà chi ti vorrà bene così come sei, senza cambiarti, senza approfittarsene”.

E forse chissà, magari ha ragione. Nel frattempo però, per pararmi il didietro, intanto il sabato e la domenica mattina il cellulare lo spengo, non si sa mai. e chiunque chiami può attaccarsi a quello che tutti noi sappiamo.

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