Chiara Castellani, 32 anni di medicina d’urgenza da fronte a fronte

DA PARMA ALL'AMERICA LATINA ALL'AFRICA, UNICO MEDICO PER 150MILA PERSONE

Chiara Castellani, medico volontario in Africa dal 1990Una terra “strana e audace, dove anche sopravvivere è una folle scommessa. Ma dove vale sempre la pena di scommettere.” Questa l’Africa di Chiara Castellani, medico parmigiano impegnato nel continente nero dal 1990, e questo il senso della sua scommessa che dura da allora.
Partita dal Nicaragua, dove dopo essersi specializzata in ostetricia e ginecologia ha iniziato la sua opera per gli altri, la volontà missionaria l’ha condotta dopo 7 anni nello Zaire, il Congo di oggi, quando l’Aifo (Associazione italiana amici di Raoul Follereau) le ha affidato l’ospedale di Kimbau, un villaggio a 500 chilometri dalla capitale, Kinshasa.

In un territorio di circa 5000 chilometri quadrati, Chiara Castellani costituisce l’unica possibilità di cure per 150.000 abitanti. Malattie, guerre, scrittura e sofferenze si sono intrecciate nella sua esperienza più di quanto ci si possa aspettare da un interventismo già di prima linea.
La dottoressa Castellani è divenuta chirurgo di guerra per necessità, dopo aver anche subito l’amputazione di un braccio nel 1992 a causa di un incidente stradale durante un tragitto in ambulanza. Questo però non le ha impedito di continuare a “scommettere di sopravvivere” e di proseguire il lavoro di medico.

La passione che dopo la missione in Nicaragua e il ritorno in Italia l’ha convinta a ripartire nel 1990 alla volta dell’Africa, suo desiderio da sempre, è palpabile dal ruolo che Chiara ha sempre ricoperto nella denuncia contro la guerra economica sin dal conflitto fra sandinisti e contras in America Latina, mentre in Africa è stata testimone degli scontri avvenuti per cacciare il dittatore Mobutu ed instaurare al governo Kabila. Lo sforzo di rimanere al fianco della popolazione africana l’ha portata ad esporsi ben oltre la sala operatoria, affermando a gran voce l’inutilità di una guerra per cacciare Mobutu che non era necessaria e che non vedeva scontrarsi le etnie, ma che è stata voluta dalle potenze occidentali e dalle multinazionali a discapito della popolazione. L’Africa degli anni ’90, però, non si risparmia e il silenzio, che ha ammutolito un conflitto che rischia di essere dimenticato dall’Europa perché  “i poveri non fanno audience”, ha coperto anche il diffondersi di epidemie che nel continente nero hanno messo radici. Su un panorama già afflitto da tubercolosi, malaria e meningite esplodono le emergenze di Aids ed ebola. Gli sforzi della dottoressa Chiara Castellani sul fronte africano vengono incrementati dal costante supporto a distanza della onlus Insieme a Chiara Castellani, creata nel 2014 per fungere da vetrina sul mondo delle problematiche e della situazione politica, economica e sociale di Kimbau.

DOCTORA CLARITA- “Quando Chiara è entrata nel salone pieno di gente che l’aspettava, mi è parsa una donna non solo poco appariscente, ma addirittura trasandata. Subito dopo, però, mi ha colpito il suo incedere a passo di carica, la sua mascella serrata e decisa, e, soprattutto, i suoi occhi: occhi luminosi dallo sguardo fermo e determinato. In seguito, in quegli occhi ho imparato a leggere anche il candore della sua anima, senza per questo essere sprovveduta, e l’ardore nel perseguire i suoi sogni”. Così Paolo Moro, istruttore all’aeronautica militare congolese, ricorda il primo incontro con la dottoressa Chiara Castellani avvenuto nel 2001 ad Ostuni. Da allora le loro strade non si sono più separate e oggi Moro è presidente della onlus Insieme a Chiara Castellani, oltre che amico e tra i suoi più cari collaboratori nella realizzazione dei progetti per Kimbau.

carcereLA ONLUS – I progetti per Kimbau sono stati molti e sono in continua evoluzione grazie ai fondi che di anno in anno sostengono le iniziative di Chiara Castellani attraverso la onlus nata per coordinare tutte le realtà che ruotano intorno ai suoi impegni, le diverse associazioni e fondazioni che la sostengono, nonché per informare i donatori sul procedere dei progetti in Africa. Tra le associazioni storiche che la sostengono ci sono Aifo, Auci, Sant’Egidio, Caritas, Gimian, Pace Futuro, Quadrifoglio, Song-Taaba, e poi tante parrocchie, realtà che fanno capo a soggetti istituzionali o accademici (scuole, università, enti) e singole personalità. Insieme a Chiara Castellani, la onlus ” vuole essere una sintesi in cui l’agire comune possa raccogliere tante diverse disponibilità indirizzandole verso le priorità di anno in anno individuate”, spiega Paolo Moro.

Centro-Dream-Kenge-KiwaniI PROGETTI – Tra i primi progetti di Insieme a Chiara Castellani c’è stata la realizzazione della centrale idroelettrica per dare acqua e luce all’ospedale di Kimbau. Così Paolo Moro e la dottoressa, grazie ai finanziamenti Aifo, nel marzo 2003 hanno iniziato i lavori a Kimbau. Con il tempo la centrale è riuscita non solo a garantire luce e acqua all’ospedale, ma anche alla missione, ossia ai centri di aggregazione presenti nel raggio di sei chilometri. Nel 2005 è stata costruita l’Istm (Scuola Superiore di Scienze Infermieristiche) grazie al sostegno della Conferenza episcopale italiana, della regione Veneto e dell’Auci (Associazione universitaria per la cooperazione internazionale). I ragazzi di Kimbau riescono a frequentare questa scuola infermieri grazie alle borse di studio finanziate, tra le varie fondazioni, anche da quella di Rita Levi Montalcini. La stessa Montalcini ha conosciuto personalmente Chiara Castellani e grazie a lei ha realizzato il suo sogno di bambina: aiutare i malati di lebbra in Africa. Nel 2007, con il contributo dell’Ong ‘I bambini del Danubio’ e la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, la fondation ‘Damien’ e il Ministère de la Santè congolese è inoltre partito un progetto di formazione del personale per il monitoraggio e la cura dell’Aids nella regione del Bandundu. Ne fa parte Anis Kekobo, un ragazzo laureato sieropositivo che si reca nei villaggi e partecipa a conferenze internazionali per donare un messaggio di speranza per tutti i malati di Aids. Tra i progetti maggiori realizzati dalla onlus c’è il centro di salute di Kenge- Kiwani, che, oltre ad essere luogo di riferimento per chi combatte l’Aids, è il luogo principale in cui Chiara Castellani effettua corsi di formazione e visite quotidiane. Adesso vi è un intero staff medico qualificato che gestiste la struttura ed offre giornalmente cure mediche. Visite garantite poi ogni fine settimana anche nel carcere di Kenge, dove è stato stanziato lo scorso mese l’acquisto di farmaci per l’ambulatorio e cibo per aiutare la guarigione dei malati più gravi.

CENTRIASSITENZANella zona sono stati poi organizzati centri medici allestiti in capanne che oggi danno supporto a quelle donne che invece in passato, durante la gravidanza, erano costrette ad affrontare ore di cammino nella savana per raggiungere gli unici due ospedali presenti nell’area. In attesa di riuscire a rifornire i centri medici attraverso l’invio di un container, la Onlus in questi giorni sta lavorando per assegnare borse di studio per future agronome, veterinarie e nutrizioniste degli ‘Isea’ (Istituto Superiore di studi Agrari di Kenge e di Kimbau), le due facoltà agrarie presenti nel vasto territorio della Diocesi. “Al momento – come spiega Paolo Moro – è lo stesso coordinamento che ha stanziato 5.600 euro per garantire le borse di studio almeno per il primo anno, in attesa che la fondazione faccia partire il finanziamento”. Tutte le studentesse hanno fatto domanda di borsa di studio, non avendo mezzi ma solo una grande volontà di riscatto e di farsi promotrici di sviluppo in una regione, il Bandundu, dove la sola risorsa è la madre terra. Per questo l’Università agraria promuove coltivazioni sperimentali come quella della Moringa Oleifera, pianta ‘miracolosa’ che salva dalla malnutrizione, o dell’Artemisia Annua, potente antimalarico, importantissimo in un luogo dove la malaria uccide più dell’Aids e della tubercolosi.

“La formazione è per noi la prima scommessa”, dice Emanuele uno dei ragazzi della onlus. Poi c’è il progetto per il recupero delle attrezzature sanitarie dismesse da rimettere in uso e inviare in Congo. L’obiettivo è quello di riuscire ad attrezzare quindici centri di salute nella diocesi di Kenge, così che possano avere una sala parto e un’infermeria generica e fungere da presidi di primo intervento. Tutto questo ovviamente  necessita di energia che riesca a garantire l’alimentazione di un frigo per i medicinali e di alcuni strumenti diagnostici quali un ecografo e un elettrocardiografo. A ciò sta provvedendo una ditta di Monza che sta realizzando un progetto per garantire due kilowatt ad ogni centro attraverso pannelli fotovoltaici.

Quella di Chiara Castellani e dei suoi collaboratori non è una storia come tante altre, ma è una vera “missione”. Frutto di soddisfazioni e sofferenze, la dottoressa si è tramutata in scrittrice per raccontarla dando vita a due libri: ‘Carissimi tutti. Nicaragua 1983-1990. Lettere di un medico dal fronte’ e ‘Una lampadina per Kimbau. Le mie storie di chirurgo di guerra dal Nicaragua al Congo’. Le due raccolte sono state prodotte affinché  l’importanza della sua causa giungesse al grande pubblico. A dimostrazione del riconoscimento dovuto al suo lavoro, nel 2000 le è stato conferito, oltre ad altri riconoscimenti, il titolo di Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana per iniziativa del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.“Ci sono momenti – scrive Chiara Castellani nella seconda raccolta – in cui vorrei scappare e arrendermi alla mancanza di medicine, di possibilità di cure, di strumenti sanitari. In cui ancora una volta mi sento lacerare da quella assoluta mancanza di diritto alla salute, ad essere curati, che ogni giorno provoca morti e tanta sofferenza. Ma poi accade sempre qualcosa che mi aiuta ad andare avanti, a risalire in superficie”: questo il suo messaggio, testimonianza di un coraggio più forte delle tante e difficili lotte che ha deciso di combattere, dentro e fuori la sala operatoria.

 

di Andrea Francesca Franzini e Letizia Cicchitto

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