Anna Maria Meo: “Lasciatevi incuriosire dal Festival Verdi, ne sarete coinvolti”

LA DIRETTRICE RACCONTA I SUOI PRIMI MESI ALLA GUIDA DEL TEATRO REGIO

imageDa anni non si vedeva una donna alla guida di una delle maggiori realtà culturali di Parma. Due, poi, sono un vero evento. Da pochi mesi Anna Maria Meo è il nuovo direttore generale del Teatro Regio; con lei al timone Barbara Minghetti nel ruolo di consulente per lo sviluppo e i progetti speciali. Il duo si è da subito messo all’opera per dare nuova energia al Festival Verdi e richiamare un pubblico costituito da giovani.

Presentato il mese scorso, il Festival 2015 dalla neo direttrice è ispirato ai temi del viaggio e di Shakespeare e comprende tre opere: Otello, Il corsaro e Rigoletto. Intorno al cartellone principale, costituito anche da concerti, incontri e mostre, si cuciono altre due sezioni: AroundVerdi, con spettacoli per stimolare la riflessione intorno all’opera lirica, e VerdiYoung rivolto a studenti di ogni età, famiglie e non solo.

 

Quali sono state le sue prime sensazioni arrivata in città? Dopo qualche mese la sua visione di Parma è cambiata? 

“La prima impressione che ho avuto, e che non è mutata in questi tre mesi, è che il Teatro Regio sia per i cittadini di Parma un’istituzione perno della loro identità culturale. Questo lo dico perché non è così scontato, in altre città il teatro non è vicino alla gente in maniera così democratica, trasversale rispetto alle classi sociali: il Regio è  ‘proprietà’ anche delle fasce sociali meno abbienti.”

Parlando di Festival Verdi: due nuove produzioni ‘Otello’, che sarà in scena al Regio, e ‘Rigoletto’, sul palco di Busseto. In un momento non prospero in quanto a finanziamenti alla cultura, come ci si è riusciti?

“Io credo, e ne sono stata sempre convinta, che il lavoro del direttore di un teatro sia quello di progettare sempre nella certezza dei fondi, proteggendo l’istituzione culturale da gestioni avventurose che potrebbero metterla a rischio. In un momento come questo di grande crisi, che nel nostro Paese si palesa in maniera ancora più evidente rispetto ad altri, mettere a repentaglio economicamente un patrimonio come il Teatro Regio vuol dire esporlo al rischio di un punto di non ritorno. Il desiderio di proporre una stagione con nuove produzioni era comunque così forte che sono andata fisicamente a cercare i finanziamenti: ho preso il mio programma e sono andata a proporlo alle aziende che da anni sostengono il Regio. Queste due produzioni sono state possibili sia grazie ai finanziamenti ottenuti, sia per un’oculata gestione del budget.
Quando sono andata a proporre al maestro Pier Luigi Pizzi (regista di Otello, ndr) il mio progetto, ho subito messo in chiaro la necessità di rispettare i rigorosi paletti economici e pensavo non accettasse. Invece, essendo un grande regista ed essendosi tolto tante soddisfazioni nella sua lunga carriera, ha accettato la sfida e ne ha fatto un punto di forza.”

E Busseto? Come l’anno scorso per La traviata anche quest’anno l’opera al Teatro Verdi è stata affidata a dei giovani artisti. Quant’è importante dar loro delle possibilità? 

“L’operazione di Busseto è completamente diversa perché ha una sua vocazione naturale a ospitare progetti che possano valorizzare giovani artisti, cosa veramente importante perché ogni istituzione del calibro del Regio deve avere un occhio di riguardo per le giovani generazioni. È molto bello pensare che nell’ambito del Festival Verdi si possano sedimentare nel tempo esempi di giovani cantanti che, chissà, potrebbero diventare talenti internazionali. Nel caso di Busseto siamo riusciti ad avere una collaborazione importantissima con il Teatro Comunale di Bologna che condividerà con noi i costi. Questo per dire che mi sono un po’ ingegnata per cercare delle soluzioni che ci permettessero di fare due nuove produzioni. Penso che dalle collaborazioni con teatri italiani, e spero anche stranieri, possono nascere progetti perfino più ricchi e stimolanti.”

Il Festival quest’anno appare più aperto alla città anche con la collaborazione con il Lenz Teatro e uno spettacolo al Farnese…

“Il Teatro Regio ha due momenti produttivi importanti: la Stagione lirica e il Festival. A volte guardiamo ai festival internazionali con un senso di frustrazione perché, partendo dalle risorse, il Festival di Salisburgo ne ha dieci volte di più rispetto a noi e quindi non si possono fare dei confronti: è come se si facesse correre un bambino con Bolt! A me questo paragone non genera frustrazione perché credo che il Festival di Salisburgo sia arrivato al punto in cui è oggi con un percorso lungo e costante di consolidamento dei risultati.
Il Festival Verdi ha necessità di raggiungere tutte le fasce sociali per fronteggiare un problema importante: il calo del pubblico, un problema comune a tutti i teatri. E’ dimostrato che la fascia compresa fra i 35 e i 55 anni non viene a teatro. Da qui a trent’anni i nostri teatri potrebbero non avere più pubblico e, nel caso italiano, si perderebbe un patrimonio culturale che fa parte della nostra identità. Occorre fare molta attenzione a una proposta che avvicini i giovani.”

Come?

“Contaminando il linguaggio. AroundVerdi’ propone la lettura di Verdi in una nuova chiave espressiva che non è quella classica istituzionale. Queste proposte non sostituiscono quelle tradizionali ma le affiancano, non c’è un disegno sotterraneo che prevede le bande rock in Teatro però c’è un progetto che deve assolvere a una funzione di stimolo ; anche gli abbonati dovranno lasciarsi portare per mano da queste nuove iniziative che faranno parte del pacchetto di abbonamento. Chiediamo uno sforzo reciproco: ai giovani sulla produzione istituzionale e ai meno giovani su quella più innovativa.”

imageA completare il cartellone anche la sezione VerdiYoung, programma specifico del Regio rivolto ai giovani e agli studenti: sarà riproposto anche nella prossima Stagione? 

“Sì, siamo molto determinati a proseguire su questa linea.
La volontà, nel caso del Festival, è di proporre un Festival articolato e non una lista di spettacoli perché come dicevo c’è l’obiettivo di avvicinare al Regio anche un altro tipo di pubblico: per noi un punto primario.”

Anticipazione su qualche titolo della Stagione lirica?

“Non posso anticipare nulla ma un altro fronte sul quale sono molto impegnata è quello di lavorare con tempi più adeguati e quindi presentare le Stagioni e il Festival prima degli altri anni. Collocare il Festival Verdi in un contesto europeo o internazionale vuol dire presentarlo in tempi più congrui e dal punto di vista gestionale vuol dire anche garantire una migliore organizzazione del lavoro e permettere al pubblico di conoscere in anticipo l’offerta culturale della città. Con tutta probabilità noi presenteremo la Stagione lirica dell’anno prossimo prima di questa estate.”

Avete in cantiere progetti in occasione dell’Expo?

“I progetti relativi a Expo avrebbero dovuto essere pianificati con molto anticipo. Per ‘pianificare’ intendo trovare i finanziamenti a copertura, pubblicizzare con tempi congrui: è una cosa con la quale non ho potuto raffrontarmi. Comunque lo slittamento della Stagione, così come è stata programmata da chi mi ha preceduto, permette di avere un titolo, Madama Butterfly, nella finestra di Expo. Il Festival Verdi, per di più, cade proprio nell’ultimo mese dell’esposizione che pare essere quello in cui i ritardatari si affretteranno a visitare l’Italia: faremo delle iniziative in alcuni padiglioni di imprese bancarie e istituzioni locali, ma non ci saranno manifestazioni ad hoc.”

E progetti con l’Università?

“Assolutamente sì, abbiamo tanti progetti. Occorre avvicinare i giovani e coinvolgerli facendo conoscere loro il Teatro in tutte le sezioni che compongono la macchina produttiva. Il Teatro è assimilabile a un’azienda: ha la produzione, la promozione, la parte gestionale e amministrativa, realizzazione tecnica e ha ambiti legati al marketing, alla comunicazione: sarete coinvolti.”

Vuole dire qualcosa ai giovani per invitarli a partecipare al Festival?

Lasciatevi portare al Festival Verdi dalla curiosità che è sintomo di vivacità culturale. Rispondete all’appello che a breve faremo per coinvolgere i giovani dell’Università e consentirvi di mettere un po’ le mani in pasta nella macchina del Teatro.”

 

di Carlotta Falcone e Iosetta Santini

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