Student Card e non solo, il rettore Loris Boghi: “Ecco come migliora l’Università di Parma”

TANTI PROGETTI PER IL NUOVO ANNO ACCADEMICO E UN APPELLO: "VORREI MAGGIORE PARTECIPAZIONE"

Il rettore Loris BorghiStudent card, test d’ingresso e nuovi spazi per gli studenti. Loris Borghi, al terzo ‘mandato’ da rettore dell’ateneo di Parma, racconta cosa ha funzionato e cosa no nel suo secondo anno di attività, anticipando numerose novità in cantiere e progetti a lungo termine.

Iniziamo con la student card. Di cosa si tratta e quali sono le principali agevolazioni per gli iscritti all’Università di Parma?

“Il progetto era già in programma da circa un anno, ma abbiamo dovuto aspettare per via del cambio del tesoriere, che oggi è la Banca Popolare di Sondrio. La student card è innanzitutto una ‘carta d’identità’ dello studente, perché, può sembrare assurdo, finora l’unico documento di riconoscimento per gli iscritti all’Università di Parma era il libretto degli esami. Poi è anche una carta di servizi, sia per quanto riguarda i rapporti all’interno dell’ateneo, sia per quelli all’esterno. Concretamente, per quanto riguarda i primi, il nuovo meccanismo permette ad esempio di mandare i rimborsi delle tasse direttamente sulla carta, che funziona come un vero e proprio bancomat, oppure accedere a una biblioteca. E ciò consentirebbe anche di fare un censimento sugli orari maggiormente utilizzati dagli studenti. Per quanto riguarda i secondi, invece, l’obiettivo è di ottenere, laddove possibile, una scontistica per lo studente nei supermercati, cinema, negozi o teatri, con i quali sono state sottoscritte delle convenzioni. La carta, infine, verrà distribuita a tutte le matricole nel momento in cui accedono all’iscrizione, mentre per gli altri studenti verranno scelti dei punti di distribuzione. Tutti questi servizi sono gratuiti: a sostenere le spese sarà l’ente tesoriere”.

Un’altra novità è l’abolizione del test d’ingresso per tutti i corsi dell’ateneo, fatta eccezione per Medicina e Chirurgia, le professioni sanitarie, Architettura e Veterinaria. Pensa che stia funzionando? Gli iscritti sono in aumento?

“Inizialmente avevamo 80 corsi di laurea suddivisi in tre tipologie dal punto di vista dell’accesso. Il primo, col numero programmato e un test d’ingresso a livello nazionale imposto dal ministero, il secondo ad accesso libero e poi un terzo, che adesso non c’è più, del quale facevano parte 14 corsi di laurea ai quali ho chiesto -e ho ottenuto- di alzare il più possibile il numero degli iscrivibili e di togliere il test d’ingresso. In questo modo abbiamo aumentato di circa 600 posti la possibilità di iscriversi all’Università di Parma. Questo per evitare che i corsi di laurea non venissero riconosciuti dal ministero, per mancanza di requisiti di docenza, di strutture o di laboratorio. Dopodiché si è posto un problema: chi si iscrive? Il primo che arriva, in ordine cronologico. Non avevamo però calcolato che questo metodo avrebbe provocato la ‘corsa all’iscrizione‘ e quindi il sistema si è inceppato per due ore perché ci sono state un sacco di richieste, ma poi il problema è stato risolto. Inoltre, se qualche studente si è iscritto ma decide in seguito di ritirarsi, quelli rimasti in ‘lista d’attesa’ potranno entrare, sempre rispettando l’ordine cronologico”.

Pensa che questo sia un metodo meritocratico?

“Io credo che sia il test d’ingresso a non avere nulla di meritocratico. Se una persona è veramente interessata si iscriverà subito. L’Università di Parma è la prima ad aver proposto questo nuovo sistema. Ne abbiamo discusso con il ministero, che ci ha dato l’avallo e ci ha anche detto: magari lo facessero tutti”.

Borghi 2012Ci sono altre novità per quanto riguarda l’offerta formativa?

“Stiamo lavorando perché dall’anno prossimo si possano aprire altri due o tre i corsi di laurea: due nell’ambito del food, una triennale e una magistrale, e un’altra nell’ambito dell’ingegneria dell’informazione, perché abbiamo tante richieste e pochi corsi. Abbiamo consultato anche il mondo del lavoro, che ci ha richiesto queste figure professionali molto attrattive dal punto di vista del mercato. Inoltre abbiamo intenzione di riordinare i corsi di laurea, perché alcuni sono rimasti di stampo un po’ vecchio, non si sono adattati, non si sono evoluti, e quindi li abbiamo invitati a guardarsi bene allo specchio e fare qualcosa. Ad esempio: abbiamo istituito la figura dello studente part-time perché ci sono molte persone che nei loro vent’anni non hanno conseguito il diploma di laurea, o per motivi economici o per scelta personale. Chi lavora oggi nell’amministrazione, nei Comuni, nella sanità, spesso non ha possibilità di progredire nella propria carriera lavorativa: alcuni dei nostri corsi, quindi, si prestano maggiormente a questo sistema, come Scienze Politiche, che potrebbe diventare Scienze Politiche e dell’Amministrazione. Nella pratica ciò significa dover conseguire 30 cfu anziché 60, dare la possibilità di laurearsi in 6 anni invece che 3 anni, la frequenza non obbligatoria e stabilire le date degli esami in base alle loro esigenze lavorative, in modo che non finiscano nelle mani di quelle che io chiamo ‘Università virtuali’, che ‘regalano’ la laurea e sono molto costose. Tutte queste iniziative vengono fatte nella logica di cercare, come ateneo, di andare incontro al dettato costituzionale, secondo il quale devono potersi laureare idealmente tutte le persone meritevoli ancorché prive di mezzi”.

Cambiando discorso: a che punto sono i lavori in vicolo Grossardi, nuovo centro di raccolta per le varie associazioni universitarie?

“Sono a buon punto: il Cda ha deciso di stanziare ulteriori fondi, il cantiere è in corso. Per l’inizio dell’anno accademico dovremmo avere tutta la struttura rinnovata e rifunzionalizzata. Al piano terra ci saranno le associazioni studentesche riconosciute, alle quali daremo 200 mq a disposizione e -questa è una novità assoluta dell’ateneo- consegneremo loro questi locali in autogestione, chiavi in mano! Ovviamente, però, ci sarà un minimo di convenzione per questioni di sicurezza. Al primo piano porteremo il Cuci (Centro Universitario di Cooperazione Internazionale), il coro, l’orchestra, che fanno riferimento al Capas e altre attività studentesche. All’ultimo piano ci sarà l’orientamento e l’accoglienza degli studenti. Stiamo lavorando perché ci sia anche un punto di accoglienza per la casa, perché non ci sono servizi per gli studenti fuori sede e stranieri, che vengono lasciati sul mercato, a volte nero. A questo proposito l’anno scorso è stata occupata la residenza S.Ilario in borgo Bosazza, per la quale avevamo già un progetto, che per ora abbiamo messo nel cassetto. Riprenderemo i ragionamenti anche col Comune, non si sa bene cosa succederà. Al di là di questo noi vogliamo fare accordi con privati e altre associazioni per poter trovare casa ai nostri studenti, e mi piacerebbe coinvolgere anche le associazioni studentesche”.

A proposito di studenti stranieri, sempre più studenti scelgono di partecipare al progetto di mobilità studentesca Erasmus +, in seguito al conseguimento del diploma di laurea. Sta funzionando anche all’Università di Parma? Avete altri progetti in campo?

“Noi oltre all’Erasmus abbiamo aggiunto una quota di 800 mila euro all’anno per permettere ai nostri studenti con borse di studio date dall’università di andare fuori dai Paesi Erasmus, ad esempio negli Stati Uniti, perché finora non c’era nessun progetto del genere”.

L’anno scorso ParmAteneo ha aperto una nuova rubrica ‘Università e Lavoro’, occupandosi delle relazioni tra Università e aziende del territorio per capire se effettivamente esiste una cooperazione sia a livello lavorativo che di ricerca. Com’è la situazione oggi a suo avviso? Esiste una reale collaborazione? Può fare qualche esempio di progetto portato avanti con un’azienda importante del posto?Borghi e Pizzarotti

“C’è un fiorire di iniziative. La situazione è nettamente migliorata e abbiamo fatto diversi passi avanti. Tra i progetti ce ne sono alcuni con diversi stati africani, come Tanzania e Senegal. E anche la collaborazione con l’Unione degli Industriali è nettamente migliorata: hanno già messo a disposizione dall’anno scorso delle borse di studio per alcuni corsi di laurea d’interesse specifico, mentre di recente si è tenuta una conferenza per un accordo su uno studio di ricerca selezionato dall’Università di Parma, Upi e la Camera di commercio (Istituto di Conserva Alimentari). Sul piano delle strutture: entro fine anno finiamo il discorso della casa dello studente, il tecno polo e la piazza fotovoltaica al Campus, dove triplichiamo la biblioteca di ingegneria, stiamo per finire i lavori nell’area di Psicologia in borgo Carissimi e anche a Medicina stiamo concludendo due interventi significativi: uno nelle aule centrali dentro l’ospedale e l’altro in via Volturno”.

 Nel DL sulla Spending Review del governo Renzi si parla di un taglio di 45 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario per ogni anno a partire dal 2015, riducendo ulteriormente le risorse per Università e Enti di ricerca. Com’è la situazione all’Università di Parma? Come pensa di sopperire ai mancati finanziamenti? Crede che sia giusto dare la priorità ai settori scientifici e trascurare quelli umanistici?

“Io sono più ottimista, spero che la situazione di continuo calo dei finanziamenti al Ffo si fermi, perché ormai siamo arrivati a una situazione che metterebbe a repentaglio l’esistenza stessa dell’università. Noi abbiamo un ateneo generalista, formato da tante anime, per cui da una parte si hanno tutte le competenze, tutta la cultura, il problema è quello di metterle in sinergia. Non c’è l’intenzione di agevolare o punire qualcuno, ma tutti devono aggiornare la propria offerta formativa. E anche i professori devono rendersi attivi da questo punto di vista. Fino a poco tempo fa qualcuno sosteneva che Medicina e Ingegneria fossero le facoltà con maggiore possibilità di attrarre fondi dai privati per loro natura, ed è vero. Però perché io ho aperto lo Csac? Perché anche nell’ambito umanistico è possibile svolgere un’attività di tipo imprenditoriale, che generi economia, come sta dimostrando, ad esempio, il progetto ‘Pro Art‘.La ricerca viene fatta eccome in questo ateneo, però, anche in questo caso, c’è bisogno di una maggiore comunicazione tra i diversi gruppi. Per questo abbiamo raccolto tutte le attività di ricerca e individuato in ogni dipartimento un referente, cercando di mettere in connessione i ricercatori delle diverse aree. Con questo sistema per la prima volta siamo riusciti a far collaborare i ricercatori di base del Cnr di Parma coi nostri clinici su un progetto di ricerca contro il dolore. Mentre tra le altre iniziative c’è un ‘Foodproject‘, perché, nonostante esista già un dipartimento degli alimenti che si occupa di food, se ne interessano anche molti altri, come il filosofo, il medico, il veterinario o l’architetto.”.

La partecipazione attiva da parte degli studenti alla vita universitaria la ritiene una priorità. Cos’ha in mente per quest’anno per invogliare sempre più i suoi studenti?

“Gli studenti non li vedo molto presenti. Noi stiamo facendo un discorso per coinvolgerli: la carta dello studente, i locali in autogestione. Usate di più gli spazi. Per ‘La notte dei ricercatori’ ci sono state molte richieste di partecipazione, ma io vorrei una partecipazione maggiore“.

Anche quest’anno si terrà il ‘Festival Verdi’ nella città di Parma. Come intende l’Università continuare a collaborare con istituzioni e altre realtà locali come il Teatro Regio?

“Noi abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con il Comune, con il Teatro Regio e anche il Teatro Due. Recentemente abbiamo varato un nuovo corso professionale, in accordo con la Regione e il Comune, per la creazione di figure professionali nell’ambito degli allestimenti teatrali e cinematografici. Questa è una novità, una nuova scuola che istituiremo”.

 di Francesca Matta

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