La salute dei reclusi: diritti e doveri negli istituti penitenziari

ESPERTI E CITTADINI RIFLETTONO SULL'ASSISTENZA SANITARIA ALL'INTERNO DEL 'PIANETA CARCERE'

pianeta carcere 2“Attraverso la salute del detenuto passa qualunque riabilitazione”, così conclude il suo intervento  Francesco  Ciusa, direttore dell’Unità Operativa Salute negli Istituti Penitenziari, durante il secondo appuntamento del ciclo ‘Pianeta carcere’. L’iniziativa, che prevede  un totale di tre convegni, ha come fine quello di promuovere la salute fisica, psichica e sociale negli  istituti penitenziari, analizzando in particolare i cambiamenti e le problematiche legate all’organizzazione sanitaria carceraria dopo le modifiche apportate dal dl 230/99. All’incontro, organizzato dall’Associazione Marino Savini e  tenutosi lunedì 28 settembre al  Palazzo Giordani, hanno partecipato anche Rocco Caccavari, presidente dell’Associazione, Carlo Berdini, direttore degli Istituti Penitenziari di  Parma, Carmen Cimmino, psichiatra dell’Ausl di Parma e  Maria Cristina  Soffritti, psicologa, criminologa e  psicoterapeuta.

 SALUTE: DIRITTO PER I CARCERATI, DOVERE PER LA COMUNITA’ – La riforma del sistema sanitario carcerario attuata dal dl 230/99  prevede che la tutela della salute  della persona detenuta venga affidata al servizio sanitario nazionale, ovvero Usl e Regioni. In questo nuovo contesto il ruolo dell’amministrazione penitenziaria “è quello di garantire – afferma il dottor Berdini – la tutela psico-fisica del detenuto e di assicurare le condizioni detentive conformi ai principi di umanità e dignità della persona“.
Il problema posto in primo piano dal direttore degli Istituti penitenziari di Parma è quello del coordinamento tra Usl, servizi sanitari erogati dalla Regione e amministrazione penitenziaria. A  livello burocratico si è cercato di risolverlo con l’ Accordo del 22 gennaio 2015 che prevede la costruzione di reti sanitarie regionali e nazionali che “assicurino l’assistenza sanitaria alla popolazione detenuta negli istituti penitenziari del proprio territorio” (art.1), garantendo che ogni struttura abbia un servizio medico di base, servizi medici multi-professionali, che prevedono la presenza di personale medico e infermieristico 24 ore su 24 e infine servizi medici multi-professionali integrati con sezioni specializzate. Queste ultime sono delle sezioni detentive di assistenza specializzate (Sai) che forniscono assistenza sanitaria a detenuti affetti da particolari stati patologici. Il carcere di Parma presenta 20 specialità interne, tuttavia spiega il dottor Berdini “non tutti i casi possono essere gestiti in amministrazione. Per questo è fondamentale che che ci sia coordinamento tra i vari enti al fine anche di assicurare anche continuità nei percorsi di cura”.

L’UTENZA CARCERARIA DI PARMA – “I servizi sanitari di un penitenziario possono essere paragonati a quelli di una casa della salute, ma con utenza e dimensioni maggiori”, ha esordito il dottor Francesco Ciusa. Il penitenziario ha infatti al suo interno tutte quelle strutture sanitarie e quelle figure professionali utili per l’assistenza medica ai detenuti, che a 20150928_180426Parma, nello specifico, raggiungono le 1100 unità. “La situazione di Parma è differente da quella degli altri istituti di pena nazionali – ha spiegato Ciusa – nel nostro istituto, infatti, c’è una rappresentazione molto più alta di detenuti italiani  rispetto a quella degli altri carceri”. L’utenza carceraria italiana presente nell’istituto di Parma è costituita da un’alta fascia di persone sopra i 50 anni. Tra gli stranieri c’è invece prevalenza di giovani, con una fascia d’età compresa tra i 18 e i 29 anni. Dall’inizio del 2014 la Regione ha dotato il penitenziario di Parma di un particolare strumento informatico, l’Icd10, che prevede la possibilità di calcolare il numero e il tipo di diagnosi effettuate in un  determinato arco di tempo. “Grazie a questo strumento siamo riusciti ad ottenere un quadro completo di tutte le  diagnosi effettuate nel carcere di Parma rilevando come a prevalere, tra i detenuti, siano malattie tipiche di una  fascia d’età anziana” ha illustrato il dottor Ciusa. Secondo i dati del 2014, infatti, si è riscontrato che nella  popolazione carceraria di Parma, composta da 1100 persone, sono state in 670 quelle che hanno avuto almeno una diagnosi. Il numero più rilevante è quello delle malattie all’apparato circolatorio, da cui sono affetti 487 detenuti. “Dal 2008 l’Italia può vantare di un Servizio Sanitario uguale per detenuti e liberi cittadini. In questo siamo all’avanguardia, perché insieme a noi sono solo cinque gli Stati nel mondo che annoverano leggi analoghe” ha spiegato Ciusa. E l’istituto penitenziario di Parma, grazie a servizi di cui è stato il primo promotore a livello nazionale, come lo screening per la patologia colon-retto anche in carcere, con adesioni molto alte, e la supplementazione di vitamina D da somministrare ai detenuti, privati troppo a lungo degli effetti benefici della luce solare, può sicuramente essere annoverato tra gli istituti con competenze maggiori in questo ambito.

20150928_161150CARCERE E DISTURBI PSICHICI – Tra le diagnosi che colpiscono i detenuti, da non sottovalutare sono i disturbi  psichici, che a livello nazionale sono al primo posto nella classifica delle malattie riscontrate negli istituti di pena. “Secondo  una ricerca condotta su un’ampia utenza carceraria, i disturbi psichici costituiscono il 32% del dato complessivo” ha  illustrato la dottoressa Carmen Cimmino. Diretta conseguenza di questi disturbi sono gli atti autolesivi, praticati dal 7,37%  dei detenuti presi in esame, con una fascia d’età prevalente tra i 18 e i 29 anni. Il disagio percepito dai detenuti, che  vivono in piccoli spazi per lungo tempo, è riscontrabile anche grazie alle parole della dottoressa Cimmino. “Anche chi  lavora in carcere” ha spiegato “Non riesce ad adattarsi agli spazi chiusi, pur vivendoci per un tempo minore rispetto a  quello dei detenuti. Per questo, quando una giornata di lavoro è terminata e si esce dall’istituto di pena, la prima cosa che  si fa è guardare in alto, verso il cielo”.

di Marta Costantini e Paola Cavallo

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