Campus Med: una nuova città ospedaliera in stile futuristico
UN NUOVO CANTIERE? "NO, UN INVESTIMENTO IN CUI CREDERE"
Rigenerare, rafforzare e ricostruire: il progetto Campus Med, diseganto dall’architetto Carlo Quintelli, Pro Rettore per l’Area Edilizia dell’Università di Parma, prevede ognuna di queste azioni. Nella nuova città dell’ospedale, per ora ancora soltanto un’idea, il complesso dovrebbe infatti avere un volto completamente trasformato.
CAMPUS MED – Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria, Massimo Fabi, descrive così il progetto illustrato in occasione del convegno del 31 ottobre ‘L’Ospedale diffuso, oltre i confini del luogo’: “Ridisegna, sia nella parte che si affaccia su via Gramsci che nell’area di via Abbeveratoia, parte delle strutture e dei servizi del Maggiore. Per ora è ancora sulla carta, ma insieme all’Università degli Studi di Parma abbiamo voluto presentarlo simbolicamente in occasione delle giornata organizzata per ricordare la fondazione del Maggiore. Proprio il 31 ottobre 1915 ne è stata posata la prima pietra”. La nuova immagine della zona è stata pensata non solo nell’ottica di migliorare la qualità del servizio medico e creare nuove opportunità per gli studenti universitari e futuri medici (un campus nel Campus), ma anche per migliorare la vita degli abitanti del quartiere. Alcuni edifici verranno completamente demoliti per lasciare posto a nuove aree di servizi, come il parcheggio e l’area ristorazione, ma anche ad aree verdi aperte a tutti e a nuove strutture pubbliche. Altri lavori, invece, partiranno dalle fondamenta: il più significativo è sicuramente quello che prevede la costruzione del nuovo polo oncologico, con il quale si cercherà di migliorare il percorso dei malati, adeguando la nuova struttura alle terapie moderne.
POLO ONCOLOGICO – “Per noi – continua Fabi- il cuore del progetto è il nuovo polo oncologico, comprensivo anche del day hospital finanziato dalla Regione con cinque milioni di euro.” Lo spostamento dell’intero polo è un passo obbligato vista la situazione in cui si trova l’attuale day hospital di oncologia. “E’ una struttura di 40 anni fa -prosegue Fabi- che deve essere rinnovata per dare risposte immediate e concrete ai nostri pazienti. Nei primi mesi del 2016 il reparto sarà trasferito nell’ex padiglione pediatrico, in spazi ristrutturati di recente. A quel punto potremo iniziare i lavori per demolire il vecchio edificio e costruirne uno nuovo che avrà spazi moderni, funzionali e pensati su misura per le esigenze del reparto. L’intento -aggiunge il direttore generale- è quello di realizzare un moderno centro oncologico a più piani, comprensivo anche della degenza oncoematologica e integrato con la radioterapia.” Il nuovo spazio è quindi pensato in funzione del paziente: “L’ospedale ha già una struttura oncologica di alto livello, con una radioterapia, una diagnostica e una oncoematologia all’avanguardia. La nostra intenzione è unificare in un’unica struttura le funzioni di eccellenza presenti all’interno del Maggiore”. Per realizzare tutto questo l’unico ostacolo da superare sono i fondi. “Proprio in occasione del convegno – conclude Fabi – abbiamo lanciato una sottoscrizione pubblica per sostenere il progetto . Per noi il centro oncologico rappresenta una nuova prima pietra dell’ospedale. E’ per quello che abbiamo scelto per presentarlo il giorno in cui è ‘nato’ il Maggiore”.
PAROLA A CARLO QUINTELLI – “Adesso dobbiamo pensare ai prossimi 100 anni, al futuro -afferma il Pro Rettore- tenendo presente due parametri”. Ovvero ottimizzare l’attività didattica ed ottimizzare quealla di cura dando maggiore funzionalità alla struttura e riducendo i costi. “Ci siamo prefissati come obiettivo anche quello di far diventare l’ospedale da solo luogo di cura ad area pienamente inserita nel contesto cittadino ed urbano. Nella nuova struttura il 40% del verde sarà pedonalizzato e si creerà una piazza al centro del complesso.” Un’altra innovazione significativa sarà il progetto Techmed, nel quale aziende del settore sanitario metteranno a disposizione dell‘ateneo e dell’ospedale gli strumenti tecnologici più innovativi, che verranno poi testati e sviluppati ulteriormente. Tutto questo insieme di idee risulta, per ora, fermo ai box di partenza. Si prevede che le gare d’appalto saranno svolte per l’estate del 2016 mentre i lavori inizieranno a fine del prossimo anno. Prima di ciò bisogna ottenere le autorizzazioni in campo urbanistico dal Comune. “Autorizzazioni che sarebbe auspicabile ottenere entro cinqu o sei mesi. Il cantiere, poi, durerà 24 mesi“, aggiunge l’architetto. Nodo importante è la però questione dei fondi per i lavori: “Saranno necessari all’incirca 28 milioni di euro, 14 milioni per le parti pubbliche ed altri 14 milioni per le parti private. Questo denaro verrà direttamente dai privati mentre per le parti pubbliche, oltre ai 5 milioni già stanziati, si prevede di ricavarne altri due dagli interessi sulle concessioni ai privati.” Per i 7 milioni restanti, invece, si farà affidamento sui cittadini: si auspica infatti una sottoscrizione pubblica, ” un fund raising classico”, come lo definisce Quintelli. Per le tempistiche del recupero di questi finanziamenti si spera il completo reperimento nei prossimi sette o otto mesi, così da iniziare i lavori con tutta la cifra necessaria già in mano. “É il momento giusto per questo tipo di investimenti”, conclude con convinzione il pro Rettore. Con tutte le premesse giuste restano, tuttavia, alcuni nodi legati ai fondi, che solo i parmigiani e i parmensi potranno sciogliere.
CORE LAB – Il primo di dicembre verrà invece inaugurato il CoreLab, nuovo complesso di laboratori realizzati in collaborazione con l’Università, grazie all’importante cofinanziamento della Fondazione Cariparma. Il principale cambiamento avverrà nella sede del padiglione Cattani, completamente rinnovata con strumentazioni all’avanguardia e personale altamente specializzato, in cui i professionisti potranno realizzare una ricerca sempre più competitiva e di qualità, soprattutto in ambiti come la medicina personalizzata. Tutto ciò ha come scopo quello di consentire ai diversi gruppi di ricerca di utilizzare questi laboratori sfruttando tecnologie, competenze e abilità professionali. Ma il CoreLab costituisce solo una parte di un progetto più ampio che prevede la nascita di un Centro Comune di Ricerca con l’Università di Parma, comprensivo di strutture a supporto dei ricercatori e di un’area di ambulatori per la ricerca clinica, dove i pazienti vengono trattati e seguiti da personale dedicato e opportunamente formato. La proficua integrazione tra clinici e ricercatori permetterà di sviluppare nuovi e migliori strumenti diagnostici, farmaci, dispositivi e protocolli di cura. “Con l’università c’è già un’ottima integrazione -dice infine Fabi- ed è stato uno dei presupposti, insieme all’integrazione con l’Azienda Usl, l’ottimo livello di professionalità del personale medico e sanitario e l’alta tecnologia, che hanno fatto di Parma un polo di eccellenza. Con questi progetti l’integrazione tra ospedale e facoltà di medicina sarà sempre maggiore, a vantaggio di pazienti e delle attività di cura, ricerca e insegnamento”.
di Mariana Guazzi, Rocco Lapenta e Marco Rossi
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