Maledetta Primavera (delle Università): record negativi e protesta dei docenti

IL RETTORE LORIS BORGHI: "RESISTERE PER GLI STUDENTI. E PER IL FUTURO DELL'ITALIA"

SAM_4034“Un’altra primavera chissà quando verrà…” cantava Massimo Ranieri nel lontano 1972. Anche le università italiane sono oggi in attesa di un’altra primavera: il 21 marzo la Conferenza Rettori Universitari Italiani (CRUI) ha proposto una giornata dal titolo ‘Primavera delle Università Italiane’ il cui scopo è quello di lanciare un allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale. Tra gli 80 atenei italiani che hanno aderito alla proposta della giornata, c’è anche quello di Parma che ha promosso una lezione accademica speciale aperta a professori, operatori tecnici e studenti.

Nel corso della lezione, il rettore Loris Borghi ha ben messo in evidenza le difficoltà delle università italiane: più che una primavera pare proprio che gli atenei stiano attraversando un inverno pieno di tempeste. La volontà di uscire da questa situazione è tanta ma al tempo stesso i dati sono sconcertanti. L’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa, solo il 17% rispetto al 27% della Germania e al 32% della Francia; nel nostro Paese – inoltre – non si investe nell’università: mentre Singapore investe 573€ per abitante, l’Italia ne mette a disposizione solo 109. Nel 2009 l’Italia ha investito nell’università circa 7.485 milioni, ma nei dati del 2016 si registra un calo pari al 9,9%. Il risultato è un declino generale: 130.000 studenti in meno negli ultimi cinque anni, 10.000 docenti e ricercatori in meno dal 2008 al 2015 e un calo di 5000 dottori di ricerca nell’ultimo quinquennio. In una situazione così incerta viene meno anche il diritto allo studio: il numero degli aventi diritto supera le risorse disponibili e la percentuale di studenti che ne riesce a usufruire è compresa tra lo 0 e il 9%, mentre in Germania è tra il 10 e il 30%. La crisi finanziaria non ha colpito solo l’Italia ma buona parte dell’Europa ma con reazioni diverse: tra il 2010 e il 2013 Francia e Germania hanno aumentato i fondi pubblici mentre l’Italia li ha diminuiti del 9,9%. In termini procapite, nei Paesi europei la spesa per studente è aumentata in media del 7,4%; in Italia è diminuita del 11%.

Dati certamente preoccupanti: ma cosa occorre fare per trasformare l’inverno in primavera? Il rettore Borghi invita i docenti dell’Ateneo parmigiano a resistere, proponendo sei punti che occorre chiedere allo Stato come condizione per continuare a svolgere l’insegnamento: un rifinanziamento del sistema universitario a livello del 2008, cioè un miliardo di euro; il fondo premiale per Atenei virtuosi come fondo aggiuntivo; un programma per una nuova edilizia e per la manutenzione straordinaria; una semplificazione delle procedure di Anvur; lo sblocco degli scatti e il riconoscimento giuridico degli anni perduti e infine “una scure – specifica Borghi – per tagliare lacci e lacciuoli che ci legano alla burocrazia e che non ci permettono di svolgere il nostro lavoro!” Docenti, personale tecnico e studenti applaudono.

SAM_4049Al termine dell’intervento di Borghi prendono la parola i docenti del Movimento per la dignità della docenza universitaria guidati dal professor Saverio Bettuzzi. Il movimento, ispirato al docente torinese Carlo Ferraro, è nato negli scorsi mesi per mobilitare i docenti verso il mancato riconoscimento dell’anzianità maturata nel quadriennio 2011-2014. “Ciò che chiediamo – spiega nell’intervento il professor Bettuzzi – è ciò ci spetta, cioè lo sblocco degli scatti di anzianità, come peraltro accaduto con tutte le categorie di lavoratori dello Stato”.  La protesta del movimento per la dignità della docenza universitaria si è svolta con la decisione di non partecipare alla Valutazione della Qualità della Ricerca: “Il boicottaggio ha interessato tra il 5 e l’80% dei docenti italiani, ma né Miur né Governo ne hanno diffuso i dati. A Parma – specifica Bettuzzi – il 30% dei docenti si è astenuto dalle partecipazione alla Vqr”.
La reazione del Miur è stata quella di caricare in modo forzoso i risultati della ricerca, non curandosi della protesta dei docenti. L’effetto del blocco degli scatti stipendiali si traduce in un danno ingentissimo a livello individuale: “E’ come se non fossimo mai esistiti – spiega Bettuzzi – e la somma che ci abbiamo rimesso a livello individuale è 27.000 euro per i ricercatori, 38.000 per gli associati e 54.000 per gli ordinari“. Ancora più grave il danno per i giovani universitari, ai quali il mancato riconoscimento si ritorce su pensione e liquidazione. La partecipazione alla protesta è stata un successo: i docenti hanno attirato attenzione sul problema e resistito alle chiare azioni di mobbing che molti Atenei hanno esercitato su di loro per tentare di mettere a tacere tutto. “Nonostante tutto – continua Bettuzzi – abbiamo deciso di partecipare a questa giornata indetta dalla Crui, ma l’abbiamo fatto con il chiaro intento di dichiarare l’inverno del nostro scontento. E’ inverno perché non ci è stato dato appoggio quando abbiamo tentato di protestare con la riforma Gelmini e nemmeno per i tagli generalizzati alla ricerca e all’alta formazione; è inverno anche dal 2011 al 2015 quando viene reiterato il blocco delle retribuzioni ed è inverno anche oggi, dopo l’inserimento forzoso della Vqr, quando i rettori non prendono le difese dei loro docenti. Solo quando sarà ridata alla docenza italiana piena dignità – conclude – potremmo parlare di primavera“.

di Chiara Corradi

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