Davide Grassi, dal sogno gialloblu ai campionati di mezza Europa

DIFENSORE CON LA VALIGIA SEMPRE PRONTA. "IN ITALIA? MAI PIU'"

Davide Grassi arArrendersi mai. Se hai un sogno veramente importante lo devi seguire fino alla fine”. Parola di Davide Grassi, un ragazzo neanche trentenne che nonostante un percorso calcistico per nulla semplice, non si è mai arreso. Un ragazzo con la valigia sempre pronta e nessun rimpianto.

L’ADDIO A PARMA –  Classe  1986, nato a Reggio Emilia, Davide comincia a giocare a calcio fin da bambino ispirandosi al suo idolo, Marco Materazzi. Il primo provino per il Parma a soli otto anni, l’anno dopo la convocazione e da lì un posto da titolare nelle giovanili sotto la guida di Davide Ballardini. A diciannove anni sembra pronto a esordire nel calcio che conta, ma qualcosa va storto, perché durante un allenamento con la prima squadra subisce un infortunio. E il responso parla chiaro: rottura del crociato e nove mesi di stop. “Mi sono fatto operare a Verona dal dottor Zorzi, ho fatto 8 mesi dal dottor Chierici a Cesenatico (ortopedico il primo, fisioterapista il secondo, ndr) e lo devo ringraziare perché è stato lui a rimettermi in piedi”. Davide, poi, subito dopo la guarigione, ha una gran voglia di riprendere da dove si era fermato. Ma gli avvenimenti prendono una piega diversa, complice anche la delicata situazione della società. “C’è stato il problema della Parmalat – spiega – e così sono entrate nuove persone. Non mi conoscevano bene come mi conosceva invece la vecchia società, perciò hanno pensato bene di lasciarmi andare in malo modo. Ci sono rimasto male, perché ero da tanti anni a Parma e mi aspettavo un trattamento diverso”.

Davide GrassiIDOLO GIRAMONDO – Dopo l’infortunio, Davide riprende a giocare prima in Eccellenza, nel Cattolica, poi in Slovenia, al Komper, dove scende in campo in tutte le partite. L’anno seguente, invece, vola in Spagna prima al Merida e poi al Sant’Andreu. “Due anni in Spagna con persone fantastiche. E poi è una nazione davvero molto bella. Da lì, attraverso il direttore sportivo del Sant’Andreu, sono andato ad Aberdeen in Scozia. E’ stata l’esperienza più bella, nonostante appena arrivato, dopo due partite, mi sia rotto lo zigomo, la mandibola e l’orbita dell’occhio. Sono stato fermo tantissimo”. Ma a sostenerlo ha trovato un ambiente sereno e dei tifosi calorosi, come lui stesso ricorda. “Lì mi hanno soprannominato ‘Braveheart’ perché quando mi sono rotto lo zigomo sono uscito dal campo, ma con la faccia rotta, quasi distrutta, sono voluto rientrare e per loro sono diventato un guerriero”.

L’affetto dei tifosi gli è stato dimostrato anche al rientro in campo. “Nella partita contro i Rangers, in casa, io non avrei dovuto giocare, ma nel riscaldamento s’è fatto male il difensore e l’allenatore mi ha detto di entrare. Tutto lo stadio aveva la maschera di carta come la mia”. Nonostante Davide avesse deciso di non tornare più a giocare in Italia dopo la deludente esperienza con il Parma, nel 2010 firma per il Sorrento, ma la nuova avventura si conclude male: problemi con l’allenatore, poche presenze e tanta panchina. A gennaio passa alla Triestina ma, complici anche i problemi al ginocchio, è costretto a fermarsi di nuovo. A questo punto Davide riparte dal Belgio, dal Brussels (seconda categoria belga), per poi tornare di nuovo Scozia, questa volta al Dundee.

SEMPRE LA VALIGIA PRONTA – Nel 2013 va a vivere a Cipro, ingaggiato dall’Arm Limassol. E anche qui conquista l’affetto dei tifosi e soprattutto la fascia da capitano. “A Cipro ho fatto benissimo, quindi l’allenatore mi ha chiesto di diventare capitano. Siccome era il primo anno che ero lì e c’erano ragazzi da più tempo ho rifiutato, così lui mi ha designato come terzo, ma alla fine sono sempre stato capitano. Una bella responsabilità, ma che non modifica la tua personalità”. Nel 2014 la sua vita cambia nuovamente con il trasloco in Germania dove Davide è ingaggiato dall’Osnabrück, squadra diterza divisione. “Volevo andare in Germania, mia sorella vive lì: è stato un cambiamento climatico drastico, però il campionato è spettacolare, lo stadio sempre pieno. Minimo quindicimila persone. Quando va bene anche venti, pure in trasferta. E poi sono molto calorosi, super professionisti”. Ora Davide ha due anni di contratto con la squadra tedesca, ma non nasconde il desiderio di tornare a Cipro. “Lì si sta benissimo, ho molti amici, persone stupende”.

Grassi“IN ITALIA? MAI” – “Non tornerei mai a giocare in Italia” continua Davide. E le motivazioni sono diverse. Tutto è cominciato dalla delusione giovanile al Parma, per poi proseguire in altre realtà del nostro Paese. All’estero, invece, le cose sono andate diversamente: “Mi sono trovato e mi sto trovando bene rispetto all’Italia. E’ proprio un altro mondo. In Scozia e in Germania il professionismo è spettacolare, dai campi di allenamento (sempre l’erbetta alta uguale) all’ambiente professionale. Quello che ti promettono te lo danno sempre. In Italia, invece, ci pagavano ogni 3 o 4 mesi, mentre da altre parti i pagamenti sono puntuali e non devi mai chiedere niente. Sono tutti a tua disposizione, i tifosi ti fermano, ti senti più giocatore che qui. Il calcio in sé è molto più caloroso. All’estero -continua Davide-  non fanno che parlare male del calcio italiano che si sta rovinando da solo dopo scommesse e ritardi sui pagamenti. Non solo squadre di Serie B e Serie C, anche in Serie A”.

L’ESEMPIO – Davide adesso è a Parma per curarsi dopo un ulteriore infortunio che, però, non gli ha tolto la voglia di giocare. E sorridendo dà un consiglio a tutti i giovani che, come lui, fin dagli esordi hanno dovuto fare i conti con gli infortuni: “Mai arrendersi. Io non mi sono mai arreso eppure mi sono rotto di tutto e di più. Sicuramente altri giocatori al mio posto si sarebbero fermati, ma se hai un sogno veramente importante lo devi seguire fino alla fine”.

 

di Samanta Carrea, Luisa Di Capua e Giorgia Camoni

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