‘Non per amore’: la violenza di genere che ‘non si incontra’ sul palco

IN SCENA SABATO 30 APRILE AL TEATRO DUE CON RICAVATO DONATO AL CENTRO ANTI-VIOLENZA

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“Io ho il diritto di sapere perché la storia finisce, se c’è un problema io mi devo difendere. Se poi dopo questa persona mi obbliga a fare un’azione, c’è una reazione… vuol dire che tu mi hai portato a fare qualcosa che mi ha portato a fare quello… non me lo sono inventato io.  Sei tu che mi hai portato all’eccesso… a volerti quasi far male. L’uomo è la cosa più tenera che ci possa essere sulla terra. È un eterno bambino che vuole essere coccolato. Io non la sentivo mia, la dovevo sempre conquistare. Non la sentivo, non vedevo il suo amore, non mi sentivo amato. Io non mi sono separato… è lei che si è separata. Questo non significa che vincerà lei, non sono debole, so di non esserlo.”

Torna in scena sabato 30 Aprile alle 18, con replica alle 21, al Teatro Due, lo spettacolo ‘Non per amore’, una vera e propria indagine sui sentimenti che sono alla base della violenza di genere. Per gli studenti universitari che hanno prenotato ed acquistato biglietto entro il 22 Aprile, lo spettacolo ha il costo simbolico di 2 euro e il ricavato sarà devoluto al Centro Antiviolenza di Parma.
Sul palco 12 uomini e 25 donne, attori amatoriali, cittadini e cittadine anche senza precedenti esperienze di teatro, che hanno aderito al progetto e si sono messi in gioco per quattro mesi, con prove svolte in modo separato e parallelo.

“L’essere violenti, non è una caratteristica intrinseca nell’essere uomini, né lo è il sentirsi buone e spesso fragili delle donne. Tentiamo, attraverso il teatro, le parole, i gesti, di venirne a capo.” Così Andreina Garella, regista di Festina Lente Teatro, riassume il senso dello spettacolo realizzato in collaborazione con l’associazione Vagamonde.

“Abbiamo deciso di riproporre questo spettacolo già andato in scena a giugno dello scorso150541946-b8e729b1-e34f-44fa-bfc5-b57b5f2cf67a anno – continua la regista Garella – perché la stessa Università ha sentito questa esigenza, visto il tema attuale e importante. Noi mettiamo in atto un tipo di teatro che definirei responsabile, toccando temi contemporanei e avvertendo fortemente la necessità di rendere il palcoscenico luogo per comunicare cose urgenti in modo diverso. Gli interpreti infatti sono tutti cittadini e non attori professionisti proprio per aumentare il livello di credibilità della scena; vanno da un’età compresa dai 24 fino a 60 anni e le protagoniste femminili sono appena il doppio della parte maschile. Non ci proponiamo certo di trovare delle soluzioni attraverso questo progetto ma semplicemente di suggestionare lo spettatore in modo tale che sia portato a riflettere ed osservare più da vicino questa difficile realtà.”

Michele Panariello, tra gli attori che sono già saliti e saliranno sul palco, racconta di come si sono svolte le prove: “Noi uomini
abbiamo provato in modo separato dalle donne, così come in scena non ci incontriamo mai. Siamo tutti attori non professionisti e interpretiamo 3-4 monologhi i cui testi non sono tratti da opere letterarie ma da documenti che abbiamo reperito online come verbali, denunce, confessioni. In alcuni di noi è scattato una specie di meccanismo di difesa dovuto al fatto che abbiamo dovuto scimmiottare atteggiamenti maschili come visti da un occhio femminile, è stato come essere messi a nudo davanti alla realtà. A mancare è un contraddittorio, il che dipende proprio dalla volontà della regista di non creare alcun punto di contatto tra parte maschile e femminile”. Per quanto riguarda invece la presenza sulla scena, “essenziali sono gli oggetti presenti sul palco, evocativi e simbolici, così come l’uso dello spazio scenico: soprattutto nella parte interpretata da noi uomini, l’energia fisica è molto forte, spesso persino stancante”.

uominiLa rappresentazione è divisa in due parti: la prima parte, dal titolo ‘Non un incidente dell’amore’ ha per protagonisti gli uomini, la seconda ‘Amore, il suo rovesciamento, la sua profanazione’, le donne.

La mancanza di interazione tra generi è necessaria a mettere in evidenza l’incapacità di comunicare e venirsi incontro che si verifica quando, in una relazione sentimentale, subentra l’uso della violenza.

Lo spettacolo vuole invitare il pubblico ad immedesimarsi in alcune situazioni che spesso vengono negate o represse, conseguenza naturale del fatto che in quei momenti si evidenziano tutti i limiti dell’essere umano, la sua debolezza e gli ancora non superati stereotipi maschili e femminili che portano a tollerare e giustificare le sopraffazioni. “Abbiamo indagato i sentimenti che portano alla violenza, la relazione con il desiderio, l’ossessione di possedere, o mia o di nessuno…”

L’evento, organizzato dal Cug (Comitato Unico di Garanzia) dell’Università di Parma con il supporto del CSU-Centro Sociale Universitario e del Comune di Parma, si rivolge agli studenti dell’Ateneo e rientra in una serie di iniziative volte a sensibilizzare e informare sul tema della violenza sulle donne e a diffondere la cultura della parità di genere.

Il progetto ha il patrocinio della Regione Emilia – Romagna. Preziosa la collaborazione delle tante realtà del territorio coinvolte nel progetto: l’Ausl di Parma, che di recente ha aperto un centro per uomini maltrattanti, la Fondazione Teatro Due, l’associazione Maschile Plurale, centro Antiviolenza di Parma, la Coop Consumatori Nordest, ed ovviamente il Comune e la Provincia. La regia è di Andreina Garella, l’ambientazione di Mario Fontanini, il coordinamento di Alida Guatri.

 

di Fiorella Di Cillo

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