Parma e le discoteche: che fine ha fatto la Febbre del sabato sera?

L'INDUSTRIA DEL DIVERTIMENTO IN CRISI, IN ITALIA IL NUMERO DELLE DISCOTECHE DAL 2005 A OGGI È QUASI DIMEZZATO

1474673-discotecagenericaDella febbre del sabato sera, quella del famoso film che lanciò John Travolta, quella che contagiava prepotentemente migliaia di giovani nei fine settimana, sono rimasti ormai soltanto dei deboli sintomi. Un lieve ‘raffreddore’ che non riesce ad alzare la temperatura del divertimento né tantomeno gli introiti dei templi in cui tutto avviene: le discoteche.

Un calo, quello delle sale da ballo, diffuso in tutta Europa, fatta eccezione per Berlino che rimane la capitale di djs e clubbers. Secondo un’inchiesta della testata la Repubblica, nel 2005 in Italia si potevano contare all’incirca 5000 discoteche, oggi ne sono rimaste poco più di 2000. Un giro economico, quello della vita notturna, che nel 2014 valeva 70 miliardi, oggi in crisi.

Per il Silb (Associazione italiana sale da ballo) il principale fattore di recessione del mondo da ballo è l’abusivismo: circoli, bar e ristoranti che finiscono per ‘somministrare musica senza ricetta’, ovvero, senza tutti quei permessi, autorizzazioni e normative che, invece, una discoteca che lavora alla luce del sole deve ottenere e mantenere, spesso con non poche difficoltà: “Una discoteca deve seguire delle normative di sicurezza che hanno dei costi importanti” spiega Alex Santachiara, da 23 anni attivo nel mondo delle discoteche parmensi attraverso la sua agenzia eventi.
La seconda causa è l’alto costo delle tasse “a cui si aggiunge il costo della Siae – afferma Gianluigi Piazza, organizzatore della discoteca Primo Piano (ex Escalier) di Parma –; su un biglietto da 10€ con una consumazione, dove quindi hai un costo prodotto, il 70% va fra Siae e tasse”.12985597_1600830386874837_5578857511948180606_n

LA SITUAZIONE A PARMA – Taro-Taro, Astrolabio, Jumbo: questi i nomi di alcuni dei gloriosi locali che animavano le serate parmensi negli anni d’oro della discoteca. Di quegli anni e di quei locali, però, oggi è rimasto ben poco: alcuni hanno chiuso, altri hanno cambiato gestione, lasciando in eredità al pubblico solo bei ricordi e la testimonianza che i tempi sono cambiati e il clima è quello che si respira in Italia e in Europa. Le discoteche presenti resistono ma di certo non con poche difficoltà. I motivi sono gli stessi: concorrenza sleale degli abusivi e costi di gestione alti. Alex Santachiara afferma che “l’abusivismo c’è sempre stato, ma adesso, in questo periodo di crisi, la cosa è più accentuata”.
E poi i tempi sono ormai diversi, i ragazzi non sono più disposti a spendere: “Non più di quei 15-20€ a sera – continua Gianluigi Piazza – e non so quanta gente è oggi disposta a spendere 50€ per venire in discoteca”. Il prezzo medio, infatti, è proprio di 50€  tenendo conto dell’entrata (che oscilla fra 8 e 10 € con consumazione) e qualche bevuta, dai 5 ai 10 per una birra o un cocktail. Se si vuole prenotare un tavolo con una bottiglia i prezzi si alzano, si arriva a 100-200€ in base alla bottiglia scelta.
La crisi economica ha quindi portato a un cambio di clientela: sempre meno studenti fuorisede bazzicano le discoteche, che sono frequentate perlopiù da parmigiani e gente dei paesi limitrofi.

Una crisi, però, non eccessivamente profonda. Maicol Bassi, attivo come vocalist dal 2011, spiega: “Purtroppo ho cominciato a fare questo mestiere nei cosiddetti anni della crisi e non ho vissuto gli anni d’oro delle discoteche, ma da quando ho iniziato io è stato un continuo crescendo, fortunatamente per me“.
Marco Cirigliano è stato protagonista delle serate parmensi per tutto il suo periodo universitario, ormai concluso. Ha cominciato organizzando eventi all’Astrolabio per poi abbracciare il progetto ‘NeroBlanco’, che ha riscosso un forte successo: “La crisi? Sì, c’è, è normale, ma bisogna anche adeguarsi, bisogna combatterla in qualche maniera: con la gestione del locale, con la direzione artistica, devi inventare cose nuove. Non bastano quattro flyer su Facebook per riempire un locale”. Fondamentale, per avere successo, una grande squadra di pr che si occupi di coinvolgere la clientela senza lasciare in secondo piano i rapporti con lo staff, dagli addetti alla sicurezza ai baristi: “Con la proprietà facevamo delle scommesse sul numero della gente che entrava: ci giocavamo le bottiglie che poi bevevamo insieme, fondamentale era l’affiatamento che c’era fra di noi” ricorda Marco.

13138837_1612220519069157_7909967344528609516_nALCOL E DROGHE: L’IMMAGINE DELLA DISCOTECA OGGI – A non agevolare il loro lavoro, c’è l‘immagine talvolta negativa delle discoteche, che recenti fatti di cronaca non hanno certo aiutato a migliorare. La visione, distorta, che oggi si percepisce è che la vita notturna, quella del divertimento, sia qualcosa di frivolo che ha come unico obiettivo il raggiungimento dello ‘sballo’, che invochi ad alta voce il bisogno dell’eccedere.

La tematica è molto complessa, e secondo Alex Santachiara “il problema è di carattere sociale, non di luoghi: uno non si droga per andare in discoteca, uno si droga perchè si vuole drogare.” Maicol Bassi invece non nega che “è risaputo che in certi locali l’uso di determinate sostanze è diffuso: anche se mi sposto molto per lavoro, personalmente io e i miei ragazzi non abbiamo mai avuto esperienze del genere”. Sembra che a Parma l’uso di sostanze stupefacenti in discoteca sia un fenomeno raro, se non assente, questo anche grazie a un attento lavoro di selezione agli ingressi: “C’è una forte selezione della clientela, ed è sicuro è che dentro al locale nessuno fa uso di stupefacenti” afferma Gianluigi Piazza.

Per quanto riguarda l’alcol invece, pare il consumo avvenga principalmente fuori dai locali: ” La spesa media sulla drink card (una carta data all’ingresso, da consegnare poi all’uscita per quantificare il prezzo da pagare ndr)  era di 2 bevute a persona – spiega Marco Cirigliano – quindi relativamente bassa: basti pensare all’usanza degli Erasmus di fare il botellon, cioè preparare alcolici in casa da bere prima di uscire o per strada”.
Il consumo c’è, ma direi nella norma – continua Gianluigi Piazza – sono pochi quelli che non sanno divertirsi e superano il limite”. Particolare attenzione è rivolta inoltre a evitare il consumo di alcolici da parte dei minorenni, di per sé illegale. Alcuni locali, ma non a Parma, vietano l’ingresso a minori di 18 anni, mentre i baristi hanno l’obbligo di chiedere un documento d’identità a chi chiede un drink.

 

di Vincenzo Alessandro

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