Un fiume in piena: tutti i progetti di Loris Borghi
INTERVISTA AL RETTORE TRA BILANCI PASSATI E NUOVI SVILUPPI
Un anno in più di mandato. Tempo di bilanci con il rettore Loris Borghi ma soprattutto tempo di nuove sfide. Una carrellata di anticipazioni sull’Università che sarà.
Facciamo un bilancio: siamo al terzo anno del suo mandato da rettore, se dovesse scegliere i 3 maggiori risultati, quali sceglierebbe?
“Il risultato più eclatante è stato l’aumento delle immatricolazioni: in due anni siamo passati dal -36% al +22,5%. Il nostro Ateneo ha riscontrato la maggior percentuale di incremento per quanto riguarda la ripresa dell’immatricolazione, secondo i dati pubblicati a gennaio scorso da Repubblica in riferimento al 2015. Questo è decisamente il risultato più forte e impressivo.
Un’altra cosa di rilievo è stata l’apertura dello CSAC-Centro Studi e Archivio della Comunicazione, un patrimonio di 12 milioni di opere d’arte del Novecento, chiuso fino allo scorso anno. L’apertura con la creazione di un museo, di una caffetteria, di un ristorante, di una foresteria e dell’alloggio per i custodi è stata un’altra grossa operazione; ad un anno da questo evento (era esattamente il 22 maggio 2015) si sono contati circa 15.000 visitatori. Dovendo scegliere ancora un terzo ingrediente, direi la pubblicazione del libro ‘Università di Parma. Un millennio di storia’ (leggi), accompagnato da una precisa rendicontazione di tutte le attività e le cose fatte nei primi due anni del mio mandato (leggi): sono circa 800 attività e progetti finiti distinti in 22 ambiti che, in due anni, corrispondono a più di una cosa al giorno. Ecco, lì è racchiusa la fonte della quantità di azioni svolte, per chiunque volesse conoscerle tutte.”
E le lacune ancora da colmare?
“Il più grosso buco dell’Università di Parma è il deficit totale sulla presenza di strutture di ricezione adeguate, da poter utilizzare per progetti di internazionalizzazione: ci mancano strutture di accoglienza, studentati, collegi di nostra proprietà e questa è una grossissima lacuna per il nostro Ateneo. Avevamo la residenza di sant’Ilario con una quarantina di posti che, collegata alla struttura di Borgo Tanzi, poteva dare vita ad un progetto concreto di recupero e alla creazione di un complesso unico di residence internazionale: l’occupazione di entrambe le strutture ha lasciato questo progetto nel cassetto. Faccio un esempio concreto: vogliamo invitare a Parma 25/30 professori dall’estero per un periodo che va dai 3 ai 6 mesi per svolgere attività di ricerca e collaborare con i nostri ricercatori, oltre che offrire loro l’opportunità di coordinare dei corsi di laurea. Si tratta di professori di una certa fama, che porterebbero a Parma qualità ed esperienza e nuovi laboratori di ricerca, in un rapporto di collaborazione con i nostri validissimi docenti. Naturalmente paghiamo loro uno stipendio, oltre che il viaggio; ma il problema è un altro: dove li metto? Sarebbe costoso costringerli ad alloggiare in un albergo per lunghi periodi. Questa è una grande mancanza. Stesso discorso vale per gli studenti Erasmus, che non possono alloggiare negli studentati di proprietà di Er.Go. Una possibile soluzione c’è già ed è quella di ristrutturare e trasformare almeno una parte dell’ex carcere di san Francesco, una struttura di grandissimo pregio, collocata nel centro della città, che rappresenterebbe il luogo ideale per creare strutture ricettive adatte ad ospitare professori e studenti. Il progetto è già pronto. Il problema? Se quello di sant’Ilario veniva a costare 1 milione e mezzo di euro, per questo ne servono 8 milioni. E l’obiettivo per il prossimo anno è trovare questi 8 milioni.”
Ha l’occasione di annunciare attraverso quest’intervista un progetto nuovo e ancora riservato: vuole sfruttarla?
“Ne annuncio due: il primo è la trasformazione del Campus di via Langhirano in un quartiere urbano modello. Attualmente entrano all’interno del campus circa 13.000 persone tra studenti e professori, con apertura alle 8 del mattino e chiusura alle 8 di sera; la prima novità è proprio quella di aprirlo anche di notte e renderlo un quartiere abitato. Entro il 2017 si insedieranno nel campus 30-35 aziende che si occupano di food, che fanno innovazione e ricerca sia di un prodotto che di un processo ed entreranno in sinergia con studenti e docenti, utilizzando tutti gli spazi a disposizione. Sarà un parco scientifico-tecnologico, abitato da una popolazione autoriflessiva: le aziende avranno laboratori all’aperto, i foodlabs, per poter sperimentare e testare i loro stessi prodotti, diventeranno cavie delle loro stesse idee. Come ci si muove in un quartiere modello? In bici, a piedi o con le auto elettriche. Verrà ridotta la circolazione delle auto, con l’introduzione di parcheggi scambiatori adiacenti al campus: è un programma unico in tutta Europa.
Il secondo è un progetto davvero inedito, al quale stiamo ancora lavorando: la creazione di una Fondazione dell’Università degli Studi di Parma, in cui trasferire tutte le attività che facciamo; socio unico è l’Università, con il 100% delle azioni. In questo modo io esco dall’imbrigliamento di regole e burocrazie e diventa più facile realizzare attività che adesso richiederebbero troppo tempo e dispendio economico.”
Lo scorso 17 marzo è stata presentata l’associazione “Alumni e Amici dell’Università degli studi di Parma” con l’obiettivo di stimolare il senso di appartenenza all’Ateneo. Cosa può dare l’associazione all’Ateneo?
“Tanto. L’associazione si è appena costituita e deve ancora presentare un programma di lavoro. L’obiettivo principale è quello di avere tanti associati con lo spirito di aiutare l’Università e raccoglie fondi attraverso le iscrizioni; c’è già il sito che si può consultare per tutte le informazioni (www.alumniamici.unipr.it). Io, in qualità di presidente, proporrò per esempio la costruzione dell’asilo nido nel quartiere urbano modello, in modo da creare un rapporto con la Scuola europea che confina con il Campus stesso. E mi auguro anche che l’associazione si impegni a collaborare al progetto di recupero dell’ex carcere di san Francesco di cui si parlava prima.”
Celebrazione dell’anno accademico del 23 maggio: come mai si è pensato di rivolgerla esclusivamente a personale e docenti? E gli studenti?
“I componenti dell’Accademia sono 3: studenti, personale amministrativo e docenti. Questi ultimi due stanno alla base ed è dedicata a loro questa celebrazione. Agli studenti, che si trovano al vertice del triangolo e sono la cosa più importante, dedicherò una festa l’anno prossimo al Campus, organizzata dalle associazioni, a cui offrirò il mio contributo. Sarà una giornata intera per celebrare l’anno accademico, visto che non ci saranno più inaugurazioni.”
Durante quest’occasione è stato presentato il libro sulla storia dell’Università di cui accennavamo prima. Immaginiamo che nel 2020 sarà aggiunto a questo volume un capitolo su Loris Borghi: come sarebbe intitolato?
“A questa domanda… rispondo un’altra volta!”
di Felicia Vinciguerra
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