“Ateneo rifondato in due anni e mezzo”. E non è ancora finita

CELEBRAZIONI DELL'ANNO ACCADEMICO 2015/2016: E' TEMPO DI BILANCI E NUOVI PROGETTI

“Con la tenacia, la passione, la creatività, l’intelligenza e il senso di appartenenza di tutti noi, dei nostri studenti attuali, del passato e del futuro e dei nostri amici, si può fare“. Con queste parole il rettore Loris Borghi, durante la celebrazione per l’anno accademico 2015/2016 tenutasi all’Auditorium Paganini lo scorso lunedì 23 maggio, ha riassunto lo sforzo dell’ateneo per gli anni avvenire. Un taglio netto col passato, a partire da questo evento, che segna una svolta rispetto agli anni accademici precedenti in cui ad essere accolto con tutti gli onori era l’inizio dell’anno, non certo la sua conclusione. Allo stesso tempo l’occasione è utile per stilare un bilancio, diviso su molti punti, dell’operato del rettore, impegnato su più fronti per rilanciare l’Università di Parma. A introdurre il discorso di Borghi sono stati il coro ‘Ildebrando Pizzetti’ e l’orchestra dell’ateneo, con esibizioni davanti ad una sala gremita di persone, tra cui, in prima fila, anche il sindaco Federico Pizzarotti.

INVERSIONE DI MARCIA –FotoCelbrazione3Un solo dato dice tutto: negli ultimi cinque anni il calo delle matricole a Parma è stato del 36%. A distanza di ni la loro crescita è stata del 22,5%“. Un exploit notevole, che attesta l’ateneo come primo in Italia nel recupero della perdita di iscritti, pari a livello nazionale al 3,2%. Il rettore sottolinea inoltre come la vera svolta si sia verificata nel momento in cui la priorità è diventata lo studente, traducendosi in pratica in un rammodernamento delle strutture e degli strumenti a disposizione delle matricole, ma anche con l’avvicinamento dei docenti al personale tecnico amministrativo, protagonisti di questa festa assieme all’associazione di ex alunni e amici dell’università. L’anno prossimo sarà la volta degli studenti, promette il rettore, il quale lascerà proprio a loro il compito di organizzare una celebrazione analoga nello stesso periodo.

I PROGETTI – “Nel complesso si tratta di circa 800 realizzazioni in due anni. L’ultima è stata proprio questa rendicontazione, mai effettuata prima” ha detto il rettore a proposito di un report, donato anche in formato cartaceo a tutti i presenti all’evento, accompagnato FotoCelebrazioneda un’opera inedita, tradotta anche in inglese e curata dalla professoressa Annamaria Cavalli: ‘Università di Parma, un millennio di stori’a. Il tentativo è quello di dare slancio all’ateneo senza dimenticarsi delle sue origini, “delle sue radici, che non vanno certamente tagliate”, ha aggiunto Borghi. Nel report sono presenti in tutto ventidue punti, dall’ambito della didattica e dell’alta formazione, passando per l’internazionalizzazione e la ricerca. Proprio su questi due aspetti il rettore evidenzia due casi specifici: il desiderio di trasformare l’ex carcere San Francesco in una residenza per i professori stranieri in visita a Parma, e la costruzione, prevista per l’anno prossimo, di un laboratorio, investimento reso possibile dall’acquisizione da parte della società americana Ambarella di VisLab, spinoff dell’ateneo.

FotoCelbrazione2DUE ALI – Il futuro dellUuniversità di Parma si poggia su due realtà nuove: il progetto ‘Alumni e Amici dell’Università degli Studi di Parma’ e la ‘Fondazione Università di Parma’. L’associazione degli ex alunni, che ha visto la luce il 17 marzo scorso, ha nel suo statuto lo scopo dichiarato di “promuovere l’immagine dell’Università nel contesto sociale locale, nazionale e internazionale e l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro”. Insomma aprire al tessuto imprenditoriale locale la strada ai giovani laureati. Grazie alla Fondazione, invece, il rettore vuole riuscire a “svicolare la legge senza violarla”. Si tratterebbe infatti di “una fondazione di diritto privato in cui il socio unico è l’università, in cui mi hanno già chiesto di fare il presidente, in modo da portare lì una serie di cose che già adesso facciamo, ma con una fatica incredibile, e anche cose nuove che come università pubblica non possiamo fare”. Ad esempio far pagare un biglietto per una visita al museo.

di Matteo Buonanno Seves

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