A due anni dalla paura: manutenzione sì, cassa sul Baganza ancora no

ALLUVIONE: IL PUNTO SUI LAVORI, LA RINASCITA, LE MEMORIE DI FANGO

Alluvione ParmaI segni del fango sono ormai scomparsi. Sugli alberi, sui lampioni, sulle pareti delle abitazioni non è rimasta traccia del passaggio di quell’acqua violenta straripata dal torrente Baganza due anni fa. Eppure, quel pantano torbido e scuro è ancora presente nei cuori e nelle menti degli abitanti. Segno invisibile di conseguenze concrete di chi ha provato a rientrare nella normalità.

LA DIFESA IDRAULICA E LA CASSA DI ESPANSIONE – A due anni dall’alluvione, ci sono pareri discordanti sugli interventi compiuti. “Ma i problemi più importanti, quelli che riguardano la difesa idraulica della città, sono stati risolti” dichiara Michele Alinovi, assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici del Comune di Parma. Dopo l’alluvione erano stati annunciati due ordini diversi di attività.

Una di queste, a cura del Servizio Tecnico di Bacino (Stb), era rinforzare tutto il sistema degli argini: “Nell’ultimo anno sono stati completati diversi interventi nel centro cittadino, principalmente volti all’adeguare la portata del livello d’acqua delle varie sezioni del torrente, anche del ponte Nord, con difese più solide dell’arginatura”, illustra l’ingegner Francesco Capuano, responsabile del Stb. I principali interventi effettuati in via d’urgenza per la prima messa in sicurezza del Baganza in città consentiranno il deflusso delle acque in maniera più consistente rispetto a prima; la spesa di queste operazioni, cui si aggiungono due piccoli ma importanti azioni di pulizia della vegetazione, è di 2.680.000 €.

L’altra attività riguarda invece la messa in sicurezza delle strutture danneggiate: “Gli edifici pubblici colpiti sono stati completamente ripristinati, le pavimentazioni stradali completate quest’estate – descrive Alinovi – inoltre, per quanto riguarda il ponte Navetta, il provveditorato delle opere pubbliche dell’Emilia-Romagna e Lombardia sta ultimando il progetto esecutivo e comincerà a breve le procedure di gara per la realizzazione del ponte”.

Sebbene gli elementi di difesa idraulica siano pressoché completati, la questione decisivaArgini torrente Baganza riguarda tuttavia la realizzazione della cassa di espansione sul torrente Baganza. “La fase del progetto preliminare è stata conclusa ad inizio anno, mentre quella del progetto definitivo è ancora in corso – riprende Capuano – considerando poi che la fase esecutiva avrà anche bisogno di una verifica ambientale, i tempi di inizio dei lavori non saranno rapidi“. Un progetto stimato circa in 55 milioni di euro. Ma allora a cosa sono servite le costose operazioni sopra descritte? “Ciò che è stato fatto in questi due anni è servito per dare continuità di interventi, per risolvere i problemi più urgenti. Però è manutenzione, perché la vera soluzione è proprio la cassa“, precisa l’ingegnere.

In attesa di veder muovere il pantano della burocrazia, sono stati adottati dei piani di emergenza in grado di porre un rimedio tempestivo nel caso dovesse ripresentarsi un evento simile. “E’ stato deliberato dal Consiglio comunale il nuovo piano di Protezione civile, all’interno del quale vi è anche una risposta più efficace e aggiornata per quanto riguarda il sistema di allerta in caso di piena anche del torrente Baganza”, conclude l’assessore.

PROVARE A RIPARTIRE – Nel frattempo, persone e servizi non sono rimasti con le mani in mano. E’ il caso dell’ospedale ‘Piccole Figlie’, che da allora di strada ne ha fatta tanta. “La struttura ha iniziato a lavorare a regime poco tempo dopospiega Giorgio Bordin, direttore sanitario. Otto milioni di euro è la cifra a cui ammontano i danni che l’alluvione causò alla struttura, sostenuta quasi esclusivamente dall’assicurazione dell’ospedale. “Ci sono possibilità di rimborsi, ma non è ancora arrivato nulla – riprende Bordin – Confidiamo che le cose vadano nel migliore dei modi, ma in questo momento non sappiamo se e quando potremo contare su altre sovvenzioni”. Ancora oggi, infatti, tutti i locali dell’ambulatorio che si trovano al di sotto del livello della strada sono ancora inagibili. “Avevamo progetti di ampliamento ma finiremo per operare un ridimensionamento”, riprende il direttore sanitario. Durante la ristrutturazione vi saranno attenzioni progettuali maggiori per determinati ambiti di sicurezza, “anche se i lavori che riguardano il torrente Baganza sono di portata senz’altro maggiore”, sottolinea Bordin.

Anche al Centro Giovani Montanara la ristrutturazione è ancora in corso: “A una settimana dall’alluvione eravamo di nuovo aperti e attivi – spiega Luca Oppici, coordinatore del centro – alcuni lavori sono stati fatti, altri rimangono da fare”. Ingresso poliambulatorio 'Piccole Figlie' di Parma Tra questi un’ottimizzazione degli spazi che permetterà di realizzare la sala prove di una web radio, attraverso 24mila euro di donazioni. Altri impianti invece sono ancora in fase di rifacimento.

Nel campo di atletica Lauro Grossi, gli operai stanno lavorando per mettere in sicurezza la struttura. I lavori sono partiti nel luglio 2016  e prevedono il rifacimento integrale della pista di atletica e dei sistemi di drenaggio; lavori per un importo di 452.000 euro.

Il PalaLottici “è già stato reso funzionante dal febbraio dell’anno scorso, – spiega Luigi Passerini, segretario generale del Cus di Parma – sebbene manchino alcune migliorie da apportare”. Interventi per un importo pari a 394.000 euro, finanziati grazie a un bando della Regione Emilia Romagna, dal Comune di Parma e dall’Iren. 

“VOGLIAMO SENTIRCI SICURI” –  Percorrere via Po o via Navetta oggi, in una giornata d’autunno, in cui il torrente Baganza è secco, fa uno strano effetto. Le stesse strade che solo due anni prima erano piene di terra, fango e detriti. Il tempo sembra aver lenito la sofferenza che l’alluvione ha portato con sé, ma l’animo di chi ha vissuto in prima persona quei giorni, come gli abitanti del quartiere Montanara, è ancora turbato. “Ancora oggi non riesco a dimenticare l’odore del fango, come se non fosse mai andato via del tutto”, spiega Paolo, residente di via Po, sulla quarantina.
“I momenti difficili sono stati tanti” – racconta Marco, ex consigliere comunale – “ma grazie all’aiuto dei famigliari e dei parmigiani, sono stato salvato dai detriti, dalla terra e dall’acqua in cui ero immerso“. I danni economici sono difficilmente quantificabili; quelli affettivi, incalcolabili. “I ricordi di una vita perduti per sempre, come la culla o i giochi di quand’ero piccola” spiega Maria, sulla ventina. Per qualcuno la strada verso la normalità è ancora lunga. Il condominio di Michela è ancora vittima dell’umidità:“Tutto ciò che entra nel garage esce marcio”. Nonostante ciò, su una cosa gli abitanti non hanno dubbi: la vera salvezza è stato il senso di solidarietà e comunità di tutti i cittadini. “Ho visto una partecipazione solidale eccezionale – aggiunge Marco – partecipavano e soffrivano assieme a noi”. Al punto che, racconta ancora Maria, dopo aver perso le sue macchine un signore anziano gliene ha regalata una, nonostante sia stato colpito pesantemente, pensando che la ragazza ne avesse più bisogno di lui. Per molti degli abitanti, però, rimane il timore che eventi del genere possano verificarsi di nuovo. Chiedono risposte, specie dalle istituzioni. “La paura, dopo il primo periodo, penso sia superata. C’è più rabbia: al di là degli interventi, ci vuole una messa in sicurezza, noi vogliamo sentirci sicuri“, conclude Marco.

 

di Jacopo Orlo, Ludovica Salvatori, Francesca Bottarelli e Martina Cantale 

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