Il nuovo mall “ucciderà il commercio” ma per fermarlo servono 60 milioni

E SCATTA LA POLEMICA TRA ALINOVI E PAGLIARI: "LO HAI VOTATO TU", "NON C'ERO". MA I DOCUMENTI...

Progetto del Parma Urban DistrictDopo 10 anni è scoccata l’ora x per il progetto Parma Urban District. Il nuovo polo commerciale sorgerà nell’area dell’ex stabilimento cucine Salvarani. La zona, ormai bonificata, ospiterà 150mila metri quadrati con 110 negozi, un cinema multisala, 20 tra bar e ristoranti, un supermercato da 4.500 metri quadrati, parchi divertimento e aree verdi. Un’opera gigantesca che verrà realizzata dall’Impresa Pizzarotti tramite la società Sviluppi Immobiliari Parmensi e che occuperà una posizione strategica, data la vicinanza al casello dell’A1, alle Fiere di Parma e all’aeroporto. Questo progetto nasce nel 2006 quando sindaco della città era Ubaldi e solo ora è pronto ad aprire i cantieri: dalla presentazione del progetto, infatti, si sono susseguiti una serie di ritardi dovuti alla burocrazia,alla crisi economica del 2008 e alla liquidazione coatta della Coopsette, socia della Pizzarotti.

Parma Urban DistrictAd oggi manca solo il permesso di costruzione, su cui si sta dibattendo in Comune in questi giorni, ma tutte le altre autorizzazioni sono a posto. L’investimento risulta essere di 250 milioni e presenta stime di ricavi positivi: si parla di 7 milioni di presenze ogni anno (pari a 20mila clienti al giorno), 1500 nuovi posti di lavoro all’apertura del polo e  700/800 assunzioni nei cantieri durante la realizzazione. Il Parma Urban District si inserisce anche nel progetto di riqualificazione dell’aeroporto Verdi. La Regione, infatti, per il Giuseppe Verdi ha già stanziato 12 milioni per potenziare il settore cargo e ha già sottoscritto un accordo con Etihad, la compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi Uniti. Parte dei fondi in questione verranno utilizzati per facilitare i collegamenti tra il nuovo mall e l’aeroporto stesso.
Già nel 2006 il progetto era stato accompagnato da numerose polemiche. A distanza di tempo i dubbi permangono. Si dibatte principalmente sui benefici o gli svantaggi che il nuovo polo potrebbe portare alla città.  Parma vanta un numero molto elevato di centri commerciali, ben sei per 180.000 abitanti, e di grandi strutture alimentari.


IMG_20160409_190049 QUANTO PESA UNA FIRMA?-
Qualora il Comune di Parma scegliesse di non fronte agli accordi presi dalla giunta Ubaldi nel 2006 riguardo il mega progetto  Parma Urban District, l’indennizzo da sostenere ammonterebbe a 60 milioni.
Non è un’opera indispensabile per la città poiché l’ offerta è eccessiva per il territorio di Parma“. A parlare è l’assessore all’Urbanistica Michele Alinovi, che continua: “Ci troviamo tra l’incudine ed il martello! I milioni di penale che dovremmo pagare non sarebbero i 20 che tutti prevedono, queste son le spese già affrontate, ma andrebbero triplicate, siamo su una stima di 60 milioni. Dove prenderemmo i soldi se decidessimo di bloccare tutto? Dovremmo creare una tassa di scopo di circa 1500 euro pro capite, 3000 euro a famiglia, e questo è un gesto che assolutamente non vogliamo intraprendere. Purtroppo, come atto politico, il progetto in consiglio è stato già approvato all’unanimità, unanimità raggiunta anche coi voti  PD e del senatore Pagliari nel 2010.”
L’unico possibilità per il Comune di ostacolare la costruzione è quella di “controllare a tappeto in quanto stato di vigilanza le autorizzazioni edilizie, per vedere se tutto procede nella norma”.

“Alinovi è in malafede” Queste le parole stizzite del senatore Giorgio Pagliari raggiunto al telefono: “Quando la discussione è entrata in consiglio io ancora non c’ero!  Se tutto l’iter si muove nel segno della legalità per me va bene. Non ci sono cose non conformi ad oggi. A prescindere dall’iter politico, io sono sempre stato contrario con interventi pubblici in aula, visto che con la creazione del mall si va indebolendo il commercio nella parte storica di Parma”.
IMG_20160409_100742I documenti ufficiali del Consiglio comunale di Parma datati 2010, smentiscono però il senatore Pagliari: in entrambe le votazioni che avevano come oggetto l’attuazione del  “Piano operativo comunale connessa all’attuazione del piano urbanistico attuativo di iniziativa privata relativo alla Scheda Norma D12-Strada Baganzola e contestuale variante alla ZAC”, l’allora consigliere comunale si è espresso in maniera favorevole. L’unico voto contrario, alla seconda votazione, è stato quello del consigliere Ablondi, di Rifondazione Comunista.

LE ASSOCIAZIONI – Claudio Franchini, direttore di Ascom Parma, ribadisce la sua contrarietà al progetto: “Ascom Parma, documenti ufficiali alla mano, ha pubblicamente contestato, già nel 2006, la scelta dell’allora Amministrazione ComunaleUna scelta preoccupante che permetteva di fatto la costruzione di una vera e propria ‘città alle porte della città’, un enorme competitor di dimensioni pari a quelle dell’intero centro storico, ma con enormi vantaggi in termini di accesso, parcheggi.” Critica anche la Confesercenti; secondo il direttore Luca Vedrini si tratta di un investimento in controtendenza rispetto alle attuali logiche di mercato: “In un momento in cui, a livello internazionale, c’è un forte incremento dell’e-commerce, si creano dei nuovi poli commerciali fuori dalla città, spingendo i cittadini a prendere l’auto e fare i loro acquisti in periferia. Il rischio è che si crei l’ennesima cattedrale nel deserto“. Vedrini è scettico anche rispetto alle stime della Pizzarotti sul numero dei visitatori e di posti di lavoro creati: ” La nascita di un polo di queste dimensioni comporta la chiusura di altre attività.” Viste le difficoltà con cui i commercianti del centro di Parma hanno dovuto fare i conti negli ultimi anni, questa rischierebbe di essere un’ulteriore mazzata.

Lo scoglio principale rimane l’indennizzo che il Comune dovrebbe versare alla Pizzarotti in caso di interruzione del progetto. Problema non aggirabile. Ma l’Ascom invita a riflettere sui costi collaterali, quelli che peseranno sulla collettività in termini di “perdita di centinaia di attività commerciali e conseguente desertificazione dei centri storici.”

 

 di Rocco Lapenta, Giovanni Zola e Stefano Frungillo 

1 Commento su Il nuovo mall “ucciderà il commercio” ma per fermarlo servono 60 milioni

  1. Giorgio Pagliari // 29 ottobre 2016 a 16:49 // Rispondi

    L’autore dell’articolo non distingue tra piani generali e piani attuativi. Se è la persona a che mi ha telefonato, ha fatto una sintesi inesatta delle mie affermazioni. Io ho detto: 1) ero contrario alla scelta di fondo, quella realizzata con variante al piano generale, non ricordo se prg o psc come testimoniano mie prese di posizione pubbliche, pur non essendo all’epoca in consiglio comunale. 2) Il piano attuativo è una conseguenza giuridicamente dovuta del piano generale. Per chi conosce le leggi e vuole muoversi nell’ambito della legalità il voto sul piano attuativo, una volta che quest’ultimo rispetti le regole del piano generale, doveva essere positiva. I documenti, dunque, non smentiscono le mie affermazioni.

    Sen. Giorgio Pagliari

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