La Pilotta ha un nuovo direttore: “Sarà incubatore culturale e luogo di vita”

SIMONE VERDE, IN PARTENZA PER PARMA, STA GIA PENSANDO ALLA RIQUALIFICAZIONE DEL COMPLESSO MUSEALE

pilotta Dal Louvre di Abu Dhabi al ‘Louvre’ di Parma. Simone Verde, storico dell’arte e scrittore, è il nuovo direttore del Complesso Monumentale della Pilotta, vincitore del bando internazionale per direttori di musei che ha selezionato 10 manager alla guida di importanti siti italiani. Per ora si divide tra Parigi e gli Emirati Arabi, ma il suo arrivo in città è previsto per maggio, quando prenderà pieno possesso del nuovo incarico: intanto è in contatto con il direttore ad interim, Sabina Magrini, per il passaggio di consegne, perché “una responsabilità di questo tipo fa sempre riferimento a un lavoro collettivo e il raccordo con il personale e con chi ci ha preceduto è un dovere istituzionale”.

Volontà di cambiamento o tentativo di continuità? Quali sono i progetti che ha già in mente di sviluppare per il Polo della Pilotta?

“La nomina è legata alla presentazione di un progetto organico che verrà condiviso dopo l’insediamento e la discussione con i tecnici e con gli organi collegiali. Quello che posso dire è che un museo non è una raccolta di oggetti preziosi, è un centro di ricerca il cui punto di vista sul mondo si esercita attraverso l’organizzazione intellettuale delle collezioni che gli appartengono. Questo lavoro di ridefinizione scientifica e culturale attende la Pilotta attraverso la collaborazione con gli altri Istituti, l’Università in testa, presenti in città, potendo peraltro contare sulla fortuna immensa di includere una delle più originali biblioteche europee. Il museo, come istituzione moderna e rinascimentale non nacque proprio, con Paolo Giovio, come una raccolta di libri?”

Dopo Parigi e Abu Dhabi, rientrerà in patria. Come sfrutterà le sue esperienze all’estero per la città? E ora la sua base sarà Parma o manterrà comunque i suoi lavori all’estero?

“Si tratta di un incarico a tempo pieno e lo Stato esige un’esclusività del tutto indispensabile. Cercherò di mettere a frutto i rapporti maturati per riconnettere Parma con alcune direttrici trascurate. Ricordiamo che il complesso della Pilotta fu concepito e ripensato  guardando a Madrid, Parigi, Roma, Vienna, Dresda….”

Si parla tanto di Parma come la piccola Parigi e del polo della Pilotta come ‘Louvre’. Per lei che l’ha vissuta, pensa che la Francia abbia una marcia in più a livello culturale? C’è qualcosa che invece in Italia manca?

Parma non ha bisogno di compararsi a Parigi poiché ha una storia unica nel panorama europeo, che ne ha fatto una delle sue capitali più brillanti. Come dicevo, i rapporti dinastici del ducato hanno ramificazioni ampissime che vanno sottolineate e ridestate in un programma culturale articolato.”

Il segretario provinciale del Pd Serpagli ha commentato la sua nominasimoneverde parlando di un’rilancio della cultura in città’, in riferimento al Polo della Pilotta, per ora ‘abbandonato a se stesso’. Pensa sia necessario un rilancio?

“È vero. Il complesso ha una centralità urbana che le conferisce un vero e proprio ruolo sociale oltre che culturale.”

Un altro tema su cui si alimenta la polemica politica è quella del degrado dell’area in cui è inserito il complesso: si è già fatto un’idea?

Il degrado è il risultato di un’istituzione uscita dai circuiti e dal quotidiano della comunità, dopo aver scritto pagine recenti decisamente brillanti. Lo si combatte facendo del complesso e dei suoi musei un luogo attrattivo capace di intercettare le energie contemporanee, funzionando da incubatore culturale e da luogo di vita.”

E poi ci sono già le prime proposte: valorizzazione dei musei con l’apertura di una serie di servizi per i visitatori, punti di informazione per turisti, sfruttando per esempio gli spazi dei Voltoni del Guazzatoio: cosa ne pensa?

“Sono tutte ottime idee che devono essere composte in una visione scientifica. Un museo è innanzitutto un’istituzione di ricerca e attrae visitatori se fa il suo mestiere, se la sua offerta intellettuale oltre che accessibile a tutti, è di qualità.”

Una domanda più personale. Due lauree, di cui una all’estero e molte esperienze di lavoro internazionali. Sono molti i giovani che come lei partono e ‘fuggono’ dal bel Paese: è una tappa obbligatoria per il successo? O comunque per una crescita personale? Lei personalmente ha dovuto rinunciare a qualcosa?

“Ogni scelta implica rinunce. Di certo un percorso fatto di numerosi passaggi all’estero comporta sacrifici. Ma è anche un’opportunità incommensurabile. Peraltro la sola che permette di apprezzare in pieno il genio del nostro Paese troppo offuscato o dimenticato in patria.”

Il suo presente assomiglia a quelli che erano i suoi desideri?

“Mentre mi accingo a traslocare in una città meravigliosa come Parma, decisamente sì.”

 

di Felicia Vinciguerra

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