Prigionieri fuggono dalla caverna: esiste ancora il mestiere del filosofo?

PLATONE: "NON CI SONO PIU' FILOSOFI!" E ALLORA COSA FA CHI SI LAUREA IN FILOSOFIA?

aristotele hipsterDal mondo delle idee al mondo delle cose. E non si parla di Platone. Ma dell’universo che vi si apre davanti quando provate anche solo a pensare al mestiere del filosofo. Vi siete mai chiesti che fine fanno tutti coloro che scelgono di laurearsi in Filosofia? Impavidi, direste. In realtà è una facoltà che apre ad una vasta gamma di opportunità lavorative, è un po’ come dire che fuori dalle aule studio dell’università potresti fare tutto e niente. Non ci credete? Facciamo il punto.

ALMALAUREA RILEVA- Secondo l’ultima indagine Alma per l’anno 2015 tra i laureati nel settore delle scienze filosofiche di tutti gli atenei d’Italia, il 43,2% lavora e il 49,8% continua con i progetti di ricerca post-laurea, come il dottorato. 29,8% è la percentuale di disoccupazione, mentre il valore medio di guadagno mensile netto è di 849€. Chi ritiene la propria laurea efficace ai fini lavorativi è il 24,7%. Parliamo di un campione di 1.015 intervistati, per un numero di laureati pari a 1.268, che ancora non ci dà però nessuna informazione sul tipo di occupazione. Ma andiamo avanti.

CARRIERA ACCADEMICA– Se volete diventare filosofi di professione (o almeno provarci) questo percorso fa per voi. Sì, perchè il mestiere in quanto tale esiste ancora: il filosofo studia, fa ricerca, scrive. Non vaneggia, ma pensa. Si parla comunque dei cosiddetti, con un pizzico di cattiveria, ‘baroni’, importanti professori che portano avanti almeno due attività, di insegnamento e di ricerca. Laurea triennale, specialistica e dottorato di ricerca, per i più fortunati e meritevoli con borsa: questi sono gli ingredienti di base. E’ quello che sta provando Valeria, trentenne laureata a Parma con un dottorato a Pisa, attualmente impegnata in un progetto di ricerca in Germania in una clinica psichiatrica, nell’ambito della filosofia morale. “La carriera accademica è molto difficile, in Italia più che all’estero; dopo il dottorato comincia l’avventura perché bisogna aspettare che esca il concorso giusto, nel mio caso per esempio si tratta di filosofia applicata alla psicopatologia”. Serve un altro ingrediente fondamentale, la passione.

PLATONE E’ MEGLIO DEL PROZAC – Dimenticate la filosofia canonica, archiviate per un attimo Aristotele, Socrate e Platone e lasciate che rimangano nel simposio ideale della vostra memoria. Anche il settore filosofico si sta evolvendo e negli ultimi anni in Italia si lega allo studio della mente. Filosofia è, più che psicologia, una cura per particolari problemi come la depressione, e funziona meglio del prozac. Rivivendo i problemi esistenziali dei vari Kierkegaard e Schopenhauer, si riesce a scavare a fondo al problema e risalire alle cause. E’ il counseling filosofico, una forma terapeutica alternativa, che utilizza particolari metodologie per raggiungere soluzioni reali ed efficaci. “Colui che riesce a guardare il mondo con gli occhi della filosofia, riesce a capire che i grossi problemi sono spezzettabili in tanti piccoli problemi– spiega Saverio, 27 anni, laureato in Scienze filosofiche all’Università di Macerata-. Sembra una disciplina vana, ma ha molto a che fare con la vita.” Ecco, per esempio, che si apre un’altra possibilità di inserirsi nel complicato mondo del lavoro: molto richiesto negli ultimi anni da parte delle agenzie del lavoro è il profilo del filosofo nell’ambito delle risorse umane. Cosa c’entra? Se è una disciplina che ha a che fare con la vita, allora è perfetta per questa mansione, perché definisce rapporti interpersonali, permette di entrare in empatia con l’altro e ne estrae le sensazioni. Il filosofo come ostetrico, insegna Socrate, che con l’arte dialettica ‘tira fuori’ pensieri e opinioni.

SCELTE CRITICHE- “Ho tentato la strada del dottorato – racconta ancora Saverio- ma ho avuto un’occasione di lavoro e l’ho colta; ora lavoro per una fondazione che organizza eventi, nella parte tra il marketing e le relazioni esterne”. Sembra ‘off topic’ rispetto alla sua laurea in filosofia ma in realtà gli è servita come base per una buona padronanza del linguaggio, per gestire le relazioni interpersonali e per focalizzare immediatamente i problemi. La filosofia non è una tecnica, né una scienza, è più una condizione dell’animo, che permette di affrontare criticamente la realtà. E’ quello che ha spinto Luca, 23 anni, laureato in Filosofia a Parma, a scegliere questo percorso, “più per negazione di altro – dice- e perchè penso che questa materia sia utile per analizzare quello che ci circonda dal punto di vista critico e pensare: bene, ora so tutto, conosco tutto, cerco di applicarlo alla mia vita”.

neurologiaALTRE OPPORTUNITA’- E pensare che finora l’immagine del filosofo nella mente comune (o anche solo nella mia) era legata al classico insegnante dalla lunga barba che spiega aforismi o altre teorie. E invece no. Avete mai sentito del medico del dolore? Esiste e gestisce particolari situazioni di dolore cronico e cura malattie. Il dolore che cura clinicamente non esiste, è un dolore della mente, o forse, dell’animo. E il filosofo/neurologo in questo caso non trova nella materia un conforto, ma un margine di spiegazione, una risposta e quindi una cura. In Italia questo ruolo avanza con molta cautela, perchè prevale ancora un approccio storico, ma è una figura molto richiesta in molti Paesi europei.

Dai progressisti ai conservatori: il più classico dei mestieri in questo settore è lo scrittore. Chi fa filosofia, scrive di filosofia. E sono molte le riviste specialistiche italiane, anche se non possono rappresentare un lavoro unico perché scarsamente retribuito, a meno che tu non sia Emanuele Severino.

Il filosofo deve essere la cattiva coscienza della sua epoca.
Friedrich Nietzsche

 

di Felicia Vinciguerra

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