Krylov e Lifits al Regio: quando la complicità diventa arte

AL CONCERTO POCHI SPETTATORI PRESENTI. IL VIOLINISTA: RIPARTIRE DALLA SCUOLA PER EDUCARE ALLA MUSICA COLTA

Krilov Lifits Parma Teatro RegioDialogano, discutono, divergono. Hanno due grandi personalità, ognuno con il suo carattere e il suo modo di esprimersi. Eppure, alla fine del concerto, la sensazione è che abbiano stretto un legame così appassionato da diventare intimi e empatici. Il violino e il pianoforte, del russo Sergej Krylov e dell’uzbeko Michail Lifits. In un Teatro Regio scarso di pubblico, i due musicisti di fama internazionale hanno trascinato gli ascoltatori in un clima di complicità, resa possibile dalla bravura dei due talenti e dalla loro sintonia. Un’atmosfera equilibrata senza prevaricazioni stilistiche, in un sodalizio artistico che si speri duri nel tempo, visto ciò che i due interpreti hanno offerto sul palcoscenico e la risposta calorosa ed entusiasta alla fine del concerto degli spettatori.

IL CONCERTO – Filo conduttore della serata, realizzata in collaborazione con la Società dei Concerti di Parma, sono state le esecuzioni dei brani per violino e pianoforte di Beethoven, Stravinskij e Ravel. Un susseguirsi di stili e riflessioni sulla combinazione tra i due strumenti secondo i diversi compositori. La sonata ‘a Kreutzer’ di Beethoven porta il pianoforte ad un livello superiore rispetto alle epoche passate nel quale era concepito come gregario rispetto al violino, facendo risaltare i virtuosismi dei due strumenti, come nel brano ‘Andante con variazioni’. Nella seconda parte del concerto, l’equilibrio trovato da Beethoven viene rimesso in discussione, portando l’evoluzione strumentale verso nuove sonorità tipiche delle sperimentazioni moderne del Novecento. La delicatezza del pianista uzbeko si completa armoniosamente con la vibrante energia del violinista russo. Un affiatamento di ritmi e sentimenti sempre più coinvolgenti, con momenti evocativi come la ‘Serenata’ della Suite Italienne di Stravinskij o nelle tonalità americane del ‘Blues moderato’ di Ravel. Intensità mantenuta e culminata nei fuori programma, come il ‘Preludio’ di Pugnani – Kreisler e la ‘Schön Rosmarin’ di Kreisler, che hanno soddisfatto definitivamente il pubblico attento ed esigente. Merito non solo di due interpreti così differenti per natura, ma anche per l’originalità nella scelta dei brani.

LA SCELTA DEL PROGRAMMA – Diversi sono i fattori che influiscono nella selezione delle composizioni da eseguire in un concerto.  “Indubbiamente c’è la preferenza da parte del musicista di suonare un autore – spiega Krylov, uno dei maggiori talenti della sua generazione –  in base ad un suo percorso professionale, ma anche per portare sul palcoscenico la conoscenza di un’idea musicale” . La compatibilità tra gli autori, le tonalità e la durata dei brani: questi sono alcuni dei criteri artistici che influiscono sul programma. “Un altro elemento di valutazione può essere il contesto culturale che accomuna due compositori, come nel caso di stasera di Stravinskij e Ravel, i quali hanno vissuto entrambi nella Parigi impressionista del XX secolo”. Non mancano inoltre le esigenze tecniche e economiche da parte del promoter o dell’organizzatore di una stagione concertistica. “Nel nostro caso ci devono essere le stesse idee ed intenzioni nel creare il programma tra me e il pianista, essere d’accordo su un’unica linea di pensiero”.

Krilov Teatro Regio Parma UNA VITA PER LA MUSICA – Figlio di musicisti, padre violinista (poi liutaio) e madre pianista,  Krylov fin da giovanissima età è stato iniziato allo studio della musica, che ha continuato a suonare fino ad oggi. Perfezionatosi sotto la guida del maestro Accardo, nella sua lunga carriera si è esibito nei più grandi teatri del mondo, assieme alle filarmoniche come la Berliner o la Chamber Orchestra. Oltre a girare il mondo è anche direttore della Lithuanian Chamber Orchesta e titolare di una cattedra al conservatorio di Lugano. “Ai tempi dell’Unione sovietica i miei genitori, poi in seguito anche i miei maestri, hanno visto un talento in me e di conseguenza non ho avuto troppa scelta nel decidere cosa sarei diventato da grande – ammette Krylov –. Fin da bambino facevo concorsi internazionali, festival, concerti. Ero in radio, televisione, come d’altronde continuo tutt’ora a fare adesso”. Il percorso di un artista è senza fine: è una ricerca continua nello studio dell’interpretazione di un autore, perché “quello che il musicista deve ottenere, o cercare di raggiungere, è arrivare all’idea del compositore, filtrato dalla sua personalità. Molte volte noi conosciamo la musica classica a memoria: infatti non andiamo a sentire il concerto per sapere cosa si suona; non ce ne frega quasi niente di cosa suona il musicista. A noi interessa sapere come la musica venga eseguita, cioè come quel musicista la interpreta”.

UN PROBLEMA CULTURALE – Nota ‘stonata’ della serata è stata la poca partecipazione del pubblico parmigiano al concerto, inserito in calendario in sostituzione di uno precedentemente annullato, nonostante il richiamo del livello internazionale degli artisti sul palcoscenico. C’è un problema culturale legato all’attrattività della musica classica? “La mancanza di scelta in televisione, in radio, di proposte fatte bene. La musica fa parte di quel gruppo che chiamiamo arte. In Italia, onestamente, credo stia mancando moltissimo“. In particolare “da molto tempo si è operato un ridimensionamento costante della cultura – lamenta il violinista – in tv è meglio sentirsi un concerto di Beethoven per violino oppure vedere due donne nude?”. Eppure non non manca l’interesse di persone o di giovani che si avvicinano alla musica classica: “È una musica colta, è un mondo completamente diverso; posso dirle che la Filarmonica di Mosca ha venduto 84mila abbonamenti”, afferma il violinista. Per Krylov la soluzione è partire dall’istruzione, “avendo l’approccio professionale giusto con le scuole, fin da giovane età, cercando di avvicinare i giovani a questo mondo nel modo corretto, non oppressivo o noioso, come spesso succede”. Insomma, “serve qualcuno che apra la strada, altrimenti così si ammazza la musica colta“.

di Jacopo Orlo

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