Divorzio, quanto mi costi? Casi in aumento ma spese ancora care
IN MEDIA 3MILA EURO, POI C'E' IL MANTENIMENTO. RIFORMA SUGLI ASSEGNI IN ARRIVO?
Il divorzio, introdotto nell’ordinamento giuridico italiano dal 1970, rimane una delle conquiste più importanti della storia italiana recente. La scelta di porre fine a un legame giunto al termine non è certo semplice: implica notevole coraggio da parte di entrambe le parti, ma alla componente emozionale si somma anche quella economica, che per molti è uno degli elementi più critici. All’ordine del giorno ci sono storie di cronaca riguardanti uomini e donne in conflitto per situazioni derivanti dal divorzio, ma solo raramente viene dato risalto ai problemi scaturenti dai costi elevati da sostenere per la procedura. Non è raro, invece, ascoltare vicende di coppie separate in casa o separate solamente ‘di fatto’ perchè in certi casi affrontare un divorzio diventa quasi un lusso. La maggior parte delle volte la causa è legata agli elevati costi per separarsi in maniera legale.
DATI E COSTI DEL DIVORZIO – I dati Istat parlano chiaro: i divorzi sono aumentati notevolmente passando da 54.351 nel 2008 a 82.469 nel 2015, con un aumento del 57% rispetto al 2014; nello specifico in Emilia Romagna si contano 7.405 casi di divorzio solo nel 2015. Tutto ciò è dovuto in particolar modo ai vantaggi generati dall’approvazione della legge sul divorzio breve del 26 maggio 2015 che riduce i tempi necessari per completare definitivamente la procedura burocratica legata al divorzio e che ha fatto concludere anticipatamente molte cause rispetto ai tempi previsti. Se prima erano necessari almeno tre anni, ora è possibile ottenere il divorzio dopo dodici mesi, in caso di separazione giudiziale, o dopo sei mesi, in caso di separazione consensuale. L’introduzione di questa nuova legge ha agito come incentivo per molte coppie separate che, a causa degli infiniti vincoli burocratici antecedenti alla nuova legge, avevano rinunciato con rassegnazione alle procedure divorzili.
Se dal lato burocratico si è assistito a un notevole miglioramento, non si può però dire lo stesso per il lato economico, che si caratterizza per essere uno degli ambiti più critici dell’intera procedura. I costi legati al divorzio variano in base alle specificità e alle scelte della coppia; risulta perciò complicato definire un prezzo fisso per la procedura, che generalmente si attesta in una forbice di costi compresa tra 1.000 e 5.000 euro con una media generica di 3.000. Il primo parametro da considerare per determinare il costo finale è il tipo di divorzio da effettuare: può trattarsi infatti di divorzio consensuale, in cui vi è l’accordo di entrambi i coniugi, oppure di divorzio giudiziale, in cui si ricorre a un giudice per risolvere la causa. Vi sono poi altri elementi fondamentali che vanno a modificare il valore finale; tra i principali le spese sui diritti propri, l’onorario dell’avvocato, il grado giudiziario, il numero di udienze e la trattazione in materia di affidamento di eventuali figli e di regimi matrimoniali. Un ulteriore problema economico però non è legato alla procedura burocratica, bensì a tutto ciò che ne scaturisce; infatti il coniuge con il reddito più alto sarà tenuto a versare all’ex partner due contributi: l’assegno divorzile, comunemente chiamato di ‘mantenimento’, e il mantenimento dei figli con il 50% delle spese straordinarie. Questi costi, legati alle spese burocratiche e legali, possono portare a un drastico cambiamento del tenore di vita per entrambi i componenti della ex coppia, per questo la soluzione divorzile nel corso degli anni ha assunto una componente prevalentemente economica.
I PROBLEMI CHE NE DERIVANO – “Sicuramente la separazione, ancora prima che il divorzio, può generare effetti sia a livello economico che a livello psicologico”, afferma Alessandro Cavallaro, avvocato appartenente all’A.M.A (Avvocati Matrimonialisti Associati), un’associazione che da diversi anni si occupa di fornire assistenza legale gratuita alle famiglie in situazioni di disagio economico. L’Ama opera anche tramite una piattaforma online, Separati.org, dove è possibile reperire informazioni che, dall’esperienza di passate sentenze e con riferimento a varie leggi, servono alle persone per individuare meglio la propria situazione, i diritti rivendicabili e le specificità della legge a riguardo. “La recente notizia dell’ex comico di Zelig, Marco della Noce, rovinato economicamente dopo la separazione, testimonia quanto possa gravare, specialmente sull’uomo, il divorzio”, sottolinea l’avvocato. Inoltre, nel caso la coppia abbia dei figli, nel 99% dei casi saranno affidati alla madre nella casa coniugale; per questo l’uomo, generalmente il più abbiente dei due, oltre alle spese da sostenere, sarà costretto molto spesso a cercare una nuova abitazione.
LA NUOVA PROPOSTA DI LEGGE SUGLI ASSEGNI – Per far fronte a questi problemi, una proposta di legge è stata depositata lo scorso ottobre dalla presidente della commissione della giustizia alla Camera Donatella Ferranti. Il disegno si propone di modificare i parametri per la determinazione dell’assegno di divorzio, facendo riferimento anche all’indipendenza economica. La realtà dei fatti però non è molto favorevole, dato che difficilmente potrà andar a buon fine la proposta, visto il breve orizzonte per questo parlamento e i tempi molto stretti. Tutto ciò non significa, però, che la prossima legislatura non possa risolvere il problema per una riforma più che mai necessaria. I parametri che andrebbero a modificare l’art. 5 della legge sul divorzio 1970 andrebbero ad eliminare il tenore di vita in circostanza di matrimonio. Il disegno di legge introduce infatti il riferimento alle condizioni economiche in cui i due coniugi si trovano in seguito al divorzio, il contributo dato da ciascuno per la conduzione familiare e altri criteri basati sul reddito e sulla formazione personale. Stop, insomma, ad assegni alti che si era costretti a sborsare e che diventavano un mantenimento a vita per il coniuge economicamente più debole anche se già in grado del provvedere al proprio sostentamento giornaliero. Si parla anche di un assegno divorzile a scadenza, cioè l’aiuto economico all’ex partner limitato nel tempo in base alla durata del matrimonio. Qui il giudice può decidere se concedere alla parte più debole un assegno solo per un certo numero di mesi o anni.
di Laura Storchi, Rim Bouayad, Andrea Ferri
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