Da Sartre a Bongusto: le forme del nulla raccontate dal patafisico Albani

IMMAGINAZIONE, ASSURDO E IRONIA NELLA RACCOLTA ‘IL COMPLESSO DI PEEPERKORN' PRESENTATA IN FELTRINELLI

“Forse è proprio in conseguenza di questo debilitante smacco conoscitivo che alla fine presi la decisione di occuparmi, a modo mio e in momenti diversi, del nulla.”

Può suonare strano, forse, a chi non conosce la patafisica, ma in queste righe è racchiuso il carattere che contraddistingue un autore come Paolo Albani: scrittore, poeta visivo e performer patafisico.
Giovedì 8 febbraio nella libreria Feltrinelli di via Farini è stato ancora il nulla a farla da padrone nei pensieri e nell’opera di Albani, protagonista di un incontro con il critico letterario Giuseppe Marchetti e l’editore Alberto Gaffi per presentare il suo ultimo libro. ‘Il Complesso di Peeperkorn. Scritti sul Nulla’ è una raccolta, più che una nuova fatica, dei suoi scritti già pubblicati tra il 2000 e il 2012 o di scritti tratti da discorsi, edita da ItalsoSvevo per la collana ‘Piccola biblioteca di letteratura inutile’.

Ma quale “debilitante smacco conoscitivo” potrebbe spingere un autore ad inoltrarsi in un campo letterario così impervio e privo apparentemente di stimoli, fondamenta ed esistenza? Niente meno che ‘L’Essere e il nulla: saggio fenomenologico sull’ontologia’ di Jean-Paul Sartre famigerato esponente dell’esistenzialismo e della fenomenologia, ovvero di due delle correnti filosofiche del ‘900 che più giocano e sperimentano con ciò che il linguaggio permette di esprimere e, viceversa, non esprimere. E’ dunque partendo da un Sartre studiato quasi controvoglia in un ’68 universitario, caotico e spaventosamente difficile, che l’autore decide di concentrarsi sul nulla e su se stesso, su quei giri di parole ad un primo sguardo privi di significato e misteriosi ma che racchiudono forse ciò che un linguaggio scarno non potrebbe esprimere.

copertina res

La copertina del libro

E quindi dialogando con Giuseppe Marchetti inevitabili emergono le riflessioni sui grandi della letteratura italiana: Dario Fo e il suo grammelot che non dice nulla ma si fa intendere tramite la corporeità del parlante, Umberto Eco, (semiologo e patafisico) che citando, al contrario, Wittgenstein incita a parlare e scrivere di tutto ciò di cui non si può parlare o scrivere. Raccontare “come se niente fosse” citando un passo del libro, “usare il nulla come riduzione e la riduzione come soggetto e protagonista” citando invece Marchetti; destreggiarsi tra nichilismo e nulla in modo artistico, leggero, ironico e con un pizzico di nonsénse: a questo ha portato la riflessione a posteriori sui suoi scritti sul nulla.

Albani però non si considera un filosofo e quel “a modo mio” del prologo sottolinea la vena artistico-letteraria, più che analitica, che contraddistingue il suo approccio a questa tematica e quello più in generale della patafisica. Corrente artistica nata da una parodia – da una prosa del suo fondatore Alfred Jarry pubblicata nel 1893 dal titolo ‘Ubu re’ che raccontava le misteriose elucubrazioni di un immaginario pensatore metafisico, (il termine “patafisica” significherebbe “ciò che sta vicino a ciò che è dopo la fisica”) – la patafisica si autodefinisce come la “scienza delle soluzioni immaginarie“, che con sferzante ironia non lascia inesplorati quei campi del sapere tanto cari alla filosofia ed alla letteratura speculativa “sbeffeggiando”, come dice lo stesso Albani, le modalità e l’ampollosità tipiche dell’accademismo. Un modo di non prendersi sul serio, insomma, di trattare quei pesanti e complessi problemi del pensiero lontani dalle ripetizioni Sartriane e dai tranelli della logica, dedicandosi invece ad una ricerca semplice ma al contempo dotta e non ovvia di situazioni paradossali e di racconti sul limite, di eccezioni e particolari che sfuggono ai metodi e alle teorie proprie della scienza.

E’ anche per questo che l’autore ripesca dalla ‘Montagna Incantata’ di Thomas Mann il personaggio di Peeperkorn, individuo paradossale, appunto, che tramite interminabili catene di locuzioni e congiunzioni, senza un vero filo logico ma legate solo dal nulla che tentano di esprimere, strega i suoi interlocutori e fa creder loro di aver assistito ad un prodigio dell’oratoria, lasciandoli in realtà privi di qualsiasi tipo di risposta o affermazione. “Un personaggio tormentato e dionisiaco” lo definisce Albani, che ci permette anche di riflettere sulle “vittime dell’ovvio” come sottolinea Marchetti, ovvero le nuove generazioni costantemente bersagliate da discorsi sul nulla e per il nulla (non mancando di frecciate al clima politico soprattutto italiano degli ultimi anni).

firmacopie.2 r

Albani durante il firmacopie finale

Che succederebbe quindi se “il nulla” si sostituisse al “tutto”? Se in una brutta mattina ci svegliassimo e vedessimo soltanto l’assenza di oggetti, quali riflessioni ne scaturirebbero, quali emozioni? Albani prova a rispondere ne ‘La telefonata‘, altro racconto surreale in cui il protagonista, spaventato da quella che crede essere una nebbia molto fitta che gli impedisce di vedere al di fuori della finestra di camera sua, inizia a chiamare diversi amici che ad uno ad uno sembrano rivelargli una spaventosa verità fino ad arrivare ad un tragico epilogo (che lasciamo scoprire al lettore).

Verso la conclusione della presentazione della raccolta c’è spazio anche per una breve incursione musicale suggerita dallo stesso scrittore: ‘Una rotonda sul mare‘ di Fred Bongusto viene suonata brevemente nella sala, restituendo una malinconia di cui certamente non manca menzione nel libro di Albani. “Una canzone – spiega – anch’essa sul nulla“, priva di un vero significato come molte canzoni popolari ma comunque carica di emozioni e capace di trasmettere significati forse nascosti allo stesso autore.
Un’accurata analogia finale con il suo lavoro e ciò che Albani si è proposto di comunicare con questa sua ultima opera: scrivere e raccontare il nulla, le sue forme e non-forme.

di Lorenzo Rigamonti

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*