Un pre-partita in Cittadella con i giocatori delle Zebre Rugby

TRA ESPERIENZE NAZIONALI E FUTURO DEL RUGBY IN ITALIA

In vista dell’ultimo incontro della stagione del campionato internazionale Guinness PRO14 2017/2018, a 48 ore dalla partita contro i gallesi Ospreys, sabato 19 aprile le Zebre Rugby hanno incontrato la città nel Parco della Cittadella di Parma per uno speciale appuntamento che ha visto i campioni allenarsi insieme ai bambini delle società Rugby Parma e Amatori Parma Rugby. Un momento che ha portato fortuna per l’incontro, conclusosi allo Stadio Lanfranchi di Parma con la vittoria 37-14 per la squadra di casa. Nell’occasione ParmAteneo è andato ad intervistare alcuni giocatori per conoscerli da vicino e per parlare con loro della stagione e del futuro del rugby in Italia.

Tra i campioni, diversi sono giovani universitari, come è possibile conciliare questi due impegni?
Riccardo Raffaele, mediano di mischia, e Giulio Bisegni, primo centro interno, sono entrambi studenti, rispettivamente di Giurisprudenza e Ingegneria gestionale. Per entrambi, non è semplice gestire gli impegni, ma fattibile con un po’ di volontà. “Non posso pretendere di andare di pari passo con gli altri studenti, però per l’orario degli allenamenti delle Zebre è una cosa abbastanza conciliabile perché ci alleniamo la mattina e poi abbiamo tutto il pomeriggio libero per organizzare il nostro tempo”, afferma Raffaele. Per Bisegni è invece questione di “tanta volontà e buoni compagni di studio”.
Ma l’ansia è più forte prima di una partita o di un esame? Secondo Raffaele, si fa sentire di più “prima di un esame, sempre; in partita siamo in 15, all’esame sono solo io”. Per Bisegni, invece, è il contrario: “In una partita c’è più pubblico, più prestazione. Nessuno durante un esame ti giudica, a parte il professore, negli altri casi qualche migliaio di persone”.

Arrivati all’ultimo incontro, ormai è tempo di fare un bilancio della stagione, che ha visto la squadra vincere in totale 6 partite. “Credo che questo anno le Zebre si siano riconfermate un gruppo giovane che ha tanto talento e sono sicuro che l’anno prossimo, con lo stesso piano di gioco, faremo grandi passi avanti”, sostiene Edoardo Padovani, estremo. “Siamo partiti – aggiunge positivo Tommaso Castello, co-capitano e primo centro interno. – Lo scorso anno in questo momento non si sapeva nemmeno se ci sarebbe stata la squadra a Parma per questa stagione. Quindi si partiva con delle ambizioni veramente a terra, ma siamo riusciti comunque a vincere 5 partite e una in coppa, quindi 6, ad avere delle ottime performance in diverse occasioni, anche se magari c’è mancata un po’ di lucidità, un po’ di esperienza per vincere ancora più partite”.

Nel pre-partita la squadra non ha rituali particolari di gruppo, ognuno ha il suo metodo per rilassarsi o caricarsi. “Il pre partita è molto soggettivo, individuale. Come in ogni squadra, prima di giocare c’è un breve discorso da parte mia o da parte di chi sente di dover dire qualcosa. Non c’è un gesto ripetuto, una cabala. Si parla, si prepara la partita in settimana e prima dell’incontro si carica più la sfera emotiva. Il coach fa un breve discorso all’entrata negli spogliatoi e anche lui si focalizza maggiormente sugli aspetti emotivi della partita, rispetto a quelli tecnici”, racconta Castello.
Il campionato internazionale in cui giocano le Zebre le porta a confrontarsi con molte squadre straniere, avendo quindi la possibilità di vivere culture del rugby ben diverse da quella italiana: “Nei paesi celtici, il rugby è ragione di vita. Sicuramente c’è tanto da imparare da loro e da riportare in Italia. Ma credo che allo stesso modo noi abbiamo la nostra cultura, diversa dalla loro, per cui non dobbiamo neanche pensare di copiare troppo quello che fanno ma, a modo nostro, esprimere la nostra cultura, il nostro rugby, che non può essere uguale al loro, ma che può diventare secondo me altrettanto competitivo”, afferma il capitano.

Tra i giocatori bianconeri in Cittadella, anche Matteo Minozzi, estremo che ha giocato anche nella Nazionale italiana che ha partecipato al 6 Nazioni. “Non sapevo a cosa sarei andato incontro, avevo un po’ paura perché avrei giocato con gente che guardavo solo in tv, davanti a 70.000 persone. È stata un’esperienza bellissima, ho costruito il mio 6 Nazioni partita dopo partita, non accontentandomi mai, cercando di migliorarmi, di salire di livello, ogni partita chiedere qualcosa in più, di migliorarmi dove avevo sbagliato le partite prima. Alla fine si è rivelato un 6 Nazioni che mi ha dato tantissime soddisfazioni, ed è stata un’esperienza che ricorderò per tutta la vita“. Oltre alla soddisfazione della Nazionale, anche quella di essere stato inserito nella formazione dei giocatori migliori del torneo, dalla rivista ‘On Rugby‘: “Essere messo come miglior 15 del 6 Nazioni è una soddisfazione e vedere di essere scelto davanti a dei fenomeni è stata una cosa assurda”.
Ma Minozzi non è l’unico ad avere avuto esperienze a livello nazionale, anche Bisegni ha avuto questa possibilità. “E’ il traguardo più grande di uno sportivo. Esperienze che non dimenticherò e sicuramente formative, per un post carriera e anche a livello emotivo”.

Per quanto riguarda invece il futuro del rugby in Italia, i giocatori sono ottimisti. “Si stanno poggiando le basi per un progetto a lungo termine che può regalare grandi soddisfazioni, sia nel 6 Nazioni che in tornei mondiali. Da qualche anno è partito il progetto delle accademie, che già sta dando i suoi frutti e quindi si spera in un futuro migliore”, racconta Raffaele.

In conclusione, trattandosi di una giornata dedicata ad un allenamento con dei bambini, che in un futuro potrebbero diventare professionisti, abbiamo chiesto di dare loro un consiglio. Le parole chiave, che si ripetono in tutte le risposte dei giocatori, sono “impegno e divertimento“. “Penso sia naturale che uno riesca a dedicarsi meglio alle cose che più gli piacciono. Quindi se vedrà che il sacrificio verrà ripagato, perché fare quel lavoro in più e quello sforzo in più è la cosa che gli piace, avrà già capito da solo che avrà qualcosa da dare al rugby e speriamo che anche il rugby gli possa dare qualcosa”, è il consiglio di Bisegni.

 

di Lara Boreri, Francesca Monaco, Salvatore Cappabianca, Marco Lacava
Montaggio video: Matteo Cultrera, Ylenia Ferri

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