Il 57% dei giovani, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè, preferisce la possibilità di gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale o in qualsiasi settore che preveda un ‘lavoro da scrivania’, come l’impiegato in banca (18%).
Diadorim ben rappresenta la realizzazione di queste nuove aspirazioni. A 41 anni ritrae l’agricoltore del nuovo millennio, una figura innovativa che mescola imprenditorialità e tradizione. Conduce infatti un’azienda biologica e gestisce un agriturismo a Tizzano Val Parma, oltre a produrre frutti di bosco. “Ho scelto di fare quello che faccio per passione – racconta – amo ‘stare fuori’ e così ho trovato un lavoro che assecondasse questo mio bisogno”. Nato in campagna, in un contesto ambientale “privilegiato”, Diadorim ha intrapreso la propria strada guidato da un’educazione familiare agricola che gli ha permesso di coltivare l’interesse per la terra.
Essendo oggi un settore considerato obsoleto, le remore e i tentativi di dissuaderlo dal suo progetto non sono mancati. “Familiari e amici avevano qualche dubbio. Si tratta di un campo in costante aggiornamento e rinnovamento, pena un declino rapido. In parte però posso dire che il settore al momento è in crescita anche se misurata”. Per quanto riguarda l’avanzamento tecnologico nelle tecniche agricole e la progressiva diminuzione della manodopera in favore delle macchine, sostiene: “Tanti aspetti dell’intervento tecnologico non sono sostenibili dal punto di vista ambientale. In qualche caso si fa ancora un passo indietro in favore della terra, ma in realtà la tecnologia ha avuto già la meglio e sono state ottenute tante migliorie per il lavoro di per sè”.
Puntando alla qualità e lavorando sodo, è riuscito a realizzare i propri obiettivi, nonostante pregiudizi e difficoltà, ma perchè scegliere una strada meno battuta come quella agricola? Cosa offre di unico il settore? Per Diadorim la risposta è facile: “Per me e la mia famiglia si tratta di vivere nell’unico modo possibile, con ritmi e qualità diversi dalla ‘normalità’. La vita ha un sapore diverso nel mio mondo“.
Una scelta, la sua, ora sempre meno anacronistica e molto più condivisa, che porta alla riscoperta della natura e che dissotterra modi di vivere ormai in disuso.
Anche Andrea Medico, 21 anni, ha scelto uno stile di vita differente da molti suoi coetanei. Finita la scuola ha iniziato a lavorare nei campi per guidare il suo trattore, da sempre una passione: “La mattina mi sveglio anche alle sei per prendere il trattore e portarlo nei campi. Faccio turni serali per arare la terra ma mi piace. Nel fine settimana mi dedico ad altre cose, sempre relative al mondo dei trattori. Faccio qualcosa di strano per molti ma è quello che mi diverte fare”.
Alberto, invece, 24 anni, ha scelto una strada più imprenditoriale. Come? Coltiva avocado. “Ho scoperto che l’avocado è un prodotto che in Italia va moltissimo. I fornitori però erano per lo più esteri e così ho pensato di dare al consumatore il prodotto made in Italy. Data la richiesta di mercato ho rivelato la terra di mio padre e mi sono messo in affari”.
E poi c’è Giulia Coruzzi, 35 anni, che ha aperto un’azienda agricola a Parma e si dedica alla coltivazione di piante officinali. ‘Coltiva’ la sua passione per le erbe da sempre, fin da quando da bambina si intrufolava nelle erboristerie a caccia di quelli che credeva essere “magici rimedi dai profumi misteriosi”.
Anche nel suo caso le perplessità degli amici non sono mancate ma, in un mondo in costante trasformazione, non c’è settore sicuro privo di rischi. “Siamo cresciuti con l’idea che studiare fosse la sola strada possibile per costruire sicurezze nella vita ma secondo me è giusto assecondare il proprio istinto. A chi volesse entrare nel settore, consiglierei questo: di seguire ispirazione, buon senso e avere amore per il pianeta su cui viviamo. Questo campo, per quanto complesso, offre la possibilità di vedere nell’immediato i frutti del proprio lavoro”.
Stile di vita inediti, passioni e imprenditorialità: questi, insomma, i nuovi strumenti del ritorno dei giovani alla terra.
di Vittoria Fonzo
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