Il grande ritorno dei giovani alla terra, per “una vita dal sapore diverso”

IL 57% PREFERISCE GESTIRE UN AGRITURISMO A UN LAVORO DA SCRIVANIA, LE STORIE DI CHI HA SCELTO QUESTA VITA

Ci sono giovani, nel 2018, che scelgono di vivere e lavorare all’aperto, preferendo la terra a una scrivania. Contro l’idea diffusa di una reticenza generazionale verso i lavori della tradizione, alcuni dati diffusi da Coldiretti testimoniano un ritorno ai lavori di un tempo, almeno per quanto riguarda il settore agricolo.

Forse non siamo abituati a pensare l’agricoltura come una forma di innovazione tecnologica ma, difatti, la rivoluzione agricola è stata una delle più importanti per l’uomo. E come ogni modernizzazione, procede. I diversi ambiti proliferano grazie al continuo rinnovamento e oggi anche le nuove generazioni contribuiscono alla crescita del settore agricolo.

Lo studio della Coldiretti ‘Ritorno alla Terra’, presentato al primo Open Day dell’agricoltura italiana che ha permesso di vivere un giorno da contadino a Bari, testimonia un ritorno alla terra per quasi 30mila giovani nel 2016/2017. Tali sono infatti i numeri delle domande per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale dell’Unione Europea, pervenute per il 61% dal sud e dalle isole, il 19% dal centro, con il restante dal nord.
A fronte di questi dati, il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ritiene che il mestiere della terra non venga più considerato il ripiego di chi non ha istruzione, ma è “la nuova strada del futuro per generazioni istruite e con voglia di fare tanto”. Le domande superano infatti quasi il 44% totale degli insediamenti previsti per la programmazione fatta fino al 2020.

Il 57% dei giovani, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè, preferisce la possibilità di gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale o in qualsiasi settore che preveda un ‘lavoro da scrivania’, come l’impiegato in banca (18%).

Diadorim ben rappresenta la realizzazione di queste nuove aspirazioni. A 41 anni ritrae l’agricoltore del nuovo millennio, una figura innovativa che mescola imprenditorialità e tradizione. Conduce infatti un’azienda biologica e gestisce un agriturismo a Tizzano Val Parma, oltre a produrre frutti di bosco. “Ho scelto di fare quello che faccio per passione – racconta – amo ‘stare fuori’ e così ho trovato un lavoro che assecondasse questo mio bisogno”. Nato in campagna, in un contesto ambientale “privilegiato”, Diadorim ha intrapreso la propria strada guidato da un’educazione familiare agricola che gli ha permesso di coltivare l’interesse per la terra.
Essendo oggi un settore considerato obsoleto,  le remore e i tentativi di dissuaderlo dal suo progetto non sono mancati. “Familiari e amici avevano qualche dubbio. Si tratta di un campo in costante aggiornamento e rinnovamento, pena un declino rapido. In parte però posso dire che il settore al momento è in crescita anche se misurata”. Per quanto riguarda l’avanzamento tecnologico nelle tecniche agricole e la progressiva diminuzione della manodopera in favore delle macchine, sostiene: “Tanti aspetti dell’intervento tecnologico non sono sostenibili dal punto di vista ambientale. In qualche caso si fa ancora un passo indietro in favore della terra, ma in realtà la tecnologia ha avuto già la meglio e sono state ottenute tante migliorie per il lavoro di per sè”.
Puntando alla qualità e lavorando sodo, è riuscito a realizzare i propri obiettivi, nonostante pregiudizi e difficoltà, ma perchè scegliere una strada meno battuta come quella agricola? Cosa offre di unico il settore? Per Diadorim la risposta è facile: “Per me e la mia famiglia si tratta di vivere nell’unico modo possibile, con ritmi e qualità diversi dalla ‘normalità’. La vita ha un sapore diverso nel mio mondo“.

Una scelta, la sua, ora sempre meno anacronistica e molto più condivisa, che porta alla riscoperta della natura e che dissotterra modi di vivere ormai in disuso.

Anche Andrea Medico, 21 anni, ha scelto uno stile di vita differente da molti suoi coetanei. Finita la scuola ha iniziato a lavorare nei campi per guidare il suo trattore, da sempre una passione: “La mattina mi sveglio anche alle sei per prendere il trattore e portarlo nei campi. Faccio turni serali per arare la terra ma mi piace. Nel fine settimana mi dedico ad altre cose, sempre relative al mondo dei trattori. Faccio qualcosa di strano per molti ma è quello che mi diverte fare”.

Alberto, invece, 24 anni, ha scelto una strada più imprenditoriale. Come? Coltiva avocado. “Ho scoperto che l’avocado è un prodotto che in Italia va moltissimo. I fornitori però erano per lo più esteri e così ho pensato di dare al consumatore il prodotto made in Italy. Data la richiesta di mercato ho rivelato la terra di mio padre e mi sono messo in affari”.

E poi c’è Giulia Coruzzi, 35 anni, che ha aperto un’azienda agricola a Parma e si dedica alla coltivazione di piante officinali.  ‘Coltiva’ la sua passione per le erbe da sempre, fin da quando da bambina si intrufolava nelle erboristerie a caccia di quelli che credeva essere “magici rimedi dai profumi misteriosi”.
Anche nel suo caso le perplessità degli amici non sono mancate ma, in un mondo in costante trasformazione, non c’è settore sicuro privo di rischi. “Siamo cresciuti con l’idea che studiare fosse la sola strada possibile per costruire sicurezze nella vita ma secondo me è giusto assecondare il proprio istinto. A chi volesse entrare nel settore, consiglierei questo: di seguire ispirazione, buon senso e avere amore per il pianeta su cui viviamo. Questo campo, per quanto complesso, offre la possibilità di vedere nell’immediato i frutti del proprio lavoro”.
Stile di vita inediti, passioni e imprenditorialità: questi, insomma, i nuovi strumenti del ritorno dei giovani alla terra.

 

di Vittoria Fonzo

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