L’èlite del calcio stampa moneta (virtuale): perché?
FAN TOKEN: UN NUOVO MODO DI COINVOLGERE I TIFOSI O SEMPLICE STRATEGIA DI MARKETING?
Alle porte del decimo anniversario della nascita della criptovaluta utilizzata sul Web, comunemente conosciuta come Bitcoin, alcune importanti società sportive cercano di sfruttare in maniera innovativa questa prossima realtà. Lo spunto arriva dal Paris Saint Germain, squadra di calcio francese tra le più ricche a livello mondiale, che per prima ha intrapreso questa strada. Ma cosa spinge un club a dare il via a una propria moneta? Si tratta di pura strategia di marketing per fidelizzare i propri tifosi oppure un modo per guadagnare sfruttando tifo e passione? La risposta potrebbe trovarsi proprio nel nome di questa moneta: fan token. Si tratta di gettoni virtuali che rientrano nella categoria degli utility token, i quali forniscono l’accesso a beni e servizi legati ad un progetto (in questo caso una squadra di calcio). I supporter potranno infatti essere protagonisti di alcune decisioni secondarie riguardanti la gestione della società (come la scelta del colore della maglietta) e avere la possibilità di beneficiare di sconti esclusivi e di incontri diretti con i giocatori. Anche la Juventus ha aderito a questo progetto e dichiara che l’obiettivo principale sarebbe quello di aumentare il coinvolgimento dei tifosi, in particolar modo quelli extraeuropei. Tuttavia, in realtà, sembra qualcosa di abbastanza marginale nell’ambito del rapporto società-tifosi; l’interesse principale risiederebbe, come suggerisce Marco Cavicchioli, docente e fondatore de IlBitcoin.news, nell’aumento di visibilità delle società e nel ritorno economico derivante dall’acquisto di questi gettoni. Infatti, continua Cavicchioli, “le società incassano fiat money (moneta cartacea inconvertibile) già al momento dell’emissione e della vendita dei token, e si assicurano che quel denaro venga speso solo ed esclusivamente per acquisti di propri prodotti e servizi”.
COME FUNZIONA LA MONETA VIRTUALE? – Per capirne il funzionamento, si è rivelata indispensabile la testimonianza di Lorenzo Negri, uno dei fondatori e proprietari di CriptOnIt, negozio parmigiano legato a questo mondo: ”In primo luogo – dice Lorenzo – è necessario distinguere bitcoin e token, in quanto facilmente confondibili tra loro”. I primi, infatti, sono dei nuovi tipi di valute, di numero limitato (21 milioni), che possono essere utilizzati per effettuare delle vere e proprie transazioni online; di contro, i token sono la versione digitale dei gettoni delle giostre o delle fiches del casinò, sviluppati attraverso le coin. Non hanno un valore intrinseco, ma lo acquisiscono in determinati contesti, come nel caso delle società sportive in oggetto. Essi si dividono in tre categorie a seconda della funzione che svolgono: payment token, security token e utility token. I fan token, appartenenti a quest’ultima categoria, nonostante derivino dai bitcoin, non possono essere utilizzati per le transazioni economiche, bensì come risorse che hanno il compito di rappresentare una prova di proprietà o di appartenenza. “Nel nostro caso, questi ‘gettoni delle giostre’ avranno il ruolo di attestare una certa importanza ai tifosi che ne usufruiranno: una piccola vittoria per i fan più sfegatati, i quali potranno prender parte a decisioni del team che, per quanto marginali e secondarie possano essere, sono ad ogni modo inespugnabilmente scelte di una delle squadre più ricche al mondo”. Quale vero tifoso potrebbe mai farsi scappare un’occasione del genere? Ed è proprio su questo che gioca il Paris Saint Germain, sulla fedeltà dei propri tifosi, in modo da pubblicizzare al massimo la squadra. Ma questa mossa apporterà riscontri economici significativi alla squadra? Lorenzo afferma che, essendo una mera forma di pubblicità, non ci sarà alcun aumento finanziario: egli stesso, infatti, la definisce solo una ”pubblicità d’innovazione digitale”.
PERCHÉ FARSI UNA MONETA PROPRIA? – Secondo il docente dell’Università di Parma, Massimo Regalli, specializzato in scienze economiche e statistiche, il principale motivo che alimenta questa scelta è “una pura questione di marketing e visibilità; oltre che coinvolgimento dei tifosi attraverso l’elemento ‘novità‘ “. Si può già osservare infatti che, in termini di visibilità, un certo risultato è stato ottenuto: di fatti le iniziative di Paris Saint Germain prima e Juventus poi, hanno catturato l’attenzione dei vari media e suscitato l’interesse dei tifosi a riguardo. “In questo modo il nome delle due società ha ricevuto pubblicità e attenzioni anche al di fuori del contesto prettamente sportivo”. A quanto emerso finora sembra che i motivi siano principalmente legati al marketing, mentre non risulta ancora chiaro se per le società ci sarà un ritorno economico garantito nel breve tempo. Alcune stime parlavano, nel caso del Psg, di un guadagno annuo di circa 2,5 milioni di euro, ma lo stesso professor Regalli non sa se questa stima possa essere corretta o meno: “Ad oggi, non è chiaro come questa cifra possa maturare”. Anche la testimonianza di Nicola Tomesani, docente di Marketing dello Sport al masterSport23 dell’Università di Parma, è interessante per comprendere meglio che tipo di messaggio voglia veicolare il club francese adottando questa iniziativa. La tecnica classica di fidelizzazione dei tifosi, infatti, sfrutta principalmente le interazioni che avvengono grazie ai canali social (vecchi e nuovi) e durante le partite negli stadi. Introducendo questa novità tecnologica, i fan token per l’appunto, “la società sportiva riuscirebbe ad innovare il Loyalty Program per la propria tifoseria, coinvolgendola in prima persona nella gestione, seppur limitata, della società stessa, suscitando nel contempo la curiosità e l’interesse dei media su scala mondiale con conseguente ritorno d’immagine”. Sicuramente l’immagine che trapela da questa strategia di branding è quella di una società sportiva interessante, moderna e volta ad attrarre una fetta di pubblico sempre più tecnofilo.
POSSIBILI SVILUPPI FUTURI – Negli ultimi anni si osserva un progressivo avvicinamento dello sport, della finanza e delle nuove tecnologie. Questo sembra quindi essere un ulteriore passo nella direzione a cui già si punta da tempo. La squadra francese, di proprietà qatariota, è stata pioniera nel mondo del calcio; ma non è stata la prima realtà nel mondo dello sport. Ad esempio negli Stati Uniti, la squadra di baseball dei Los Angeles Dodgers ha rilasciato dei token che permettono ai tifosi di scaricare monete virtuali personalizzate dei giocatori più rappresentativi della squadra. Come segnalato dal professor Tomesani, un altro caso di calcio e criptovalute riguarda invece l’Italia, e in particolare Rimini. Il club romagnolo, nell’agosto del 2018, è infatti entrato nella storia in quanto primo ad essere venduto in criptovalute: il 25% delle quote azionarie sono appunto state acquistate in Quantocoin (simile al Bitcoin) da una cordata di ex giocatori di fama mondiale, tra cui Roberto Carlos, Patrick Kluivert e Michel Salgado. Oltre a Psg e Juventus, altre squadre sembrano intenzionate a dotarsi di una propria moneta (si fa il nome di Cardiff e Newcastle nel Regno Unito), ed è plausibile immaginare che se l’iniziativa avrà successo non saranno le uniche. Anche se, come ci dice il professor Regalli, sarà difficile pareggiare la visibilità ottenuta da Psg e Juventus in quanto ‘first mover‘. Ma in un mondo che in qualsiasi ambito guarda sempre di più alla realtà digitale, da qui a pochi anni potrebbe diventare un passaggio fondamentale e imprescindibile per qualsiasi società.
di Laura Ghidotti, Pierandrea Usai, Annachiara Magenta
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