Emergenza maltempo e politica. Quando verdi sono solo i soldi

I LIMITI DI UNA POLITICA SCHIACCIATA TRA ECONOMIA ED ELETTORI. LA SOLUZIONE POTREBBE ARRIVARE DALLA FRANCIA

25 mila ettari boschivi persi in un solo giorno; 3 miliardi di danni da Nord a Sud; 18 morti. Sono questi alcuni dei numeri di un’Italia piegata dal maltempo. In Veneto la devastazione e i danni sono talmente gravi che il governatore Luca Zaia ha chiesto al Governo un piano Marshall per la montagna, soprattutto per evitare che il territorio sia abbandonato in massa dalla popolazione.  

Verrebbe da chiedersi quindi cosa aspetti l’esecutivo, che al momento di verde ha solo lo sfondo della bandiera Lega, ad andare alla radice della questione: il cambiamento climatico. Da una parte la poca attenzione al tema ambientale del neo governo non ci deve sorprendere: durante la campagna elettorale si è scritto molto (sui programmi) ma se n’è parlato poco, se non per lamentarsi del prezzo dei sacchetti biodegradabili o della sporcizia a Roma, a seguito delle foto dei maiali che giravano nelle borgate. Ma come mai tanto disinteresse? Le conseguenze le stiamo subendo adesso e se aspettiamo sarà anche peggio. 

maltempoMoney makes the world go round’, cantava negli anni Settanta Liza Minelli. E da allora la melodia non è cambiata.  Sopratutto in politica, dove i soldi dei lobbisti cambiano (in questo caso, non cambiano) le politiche degli Stati. Allontanandoci dall’Italia l’esempio è un po’ più immediato: in America la lobby delle armi finanzia da anni le campagne elettorali dei repubblicani. Quello che pochi sanno è che la produzione bellica è l’industria che inquina di più al mondo. Le affermazioni di Trump, che riduce i report degli scienziati sull’aumento della temperatura del pianeta a semplici ‘opinioni’, sono così facilmente spiegate. Ma la lobby delle armi non è l’unica a spingere per lo status quo attuale: affrontare il problema del cambiamento climatico vuol dire cambiare il nostro sistema economico. Che tradotto in soldoni significa meno profitti per i big player del mercato attuale.

È anche vero che la politica ha scadenze brevi, legate al consenso degli elettori. Parliamoci chiaro: presentarsi in Italia come partito verde è un suicidio politico. Questo perché la maggioranza degli elettori pensa ancora sotto sotto che chi parla di ambiente sia un ‘fricchettone’. Quando invece il dibattito politico da anni si è allontanato dall’estremismo verde “salviamo-gli-alberi”, per spostarsi sul concetto di sviluppo sostenibile, che intreccia la sfera ambientale a quella economica e sociale. In questo il partito tedesco dei Grüne ha tanto da insegnarci: la loro leader in completo giacca e cravatta è la cosa più lontana dal prototipo (vecchio) di ambientalista. A questo problema di immagine si lega poi il fatto che, almeno fino a prima dell’alluvione, il cambiamento climatico veniva percepito in Italia come un problema secondario, o comunque al momento trascurabile proprio perchè non ci aveva mai toccati da vicino. Una famiglia monoreddito che fa fatica ad andare avanti guarderà al caldo inusuale di novembre come ad una benedizione, perché significherà non accendere il termosifone. Le limitazioni al traffico dovute agli accordi sulla qualità dell’aria? Un disagio per la maggior parte dei cittadini che non si possono permettere di cambiare auto per stare al passo con veicoli ‘green’.
Non stupisce, dunque, che a salire al potere siano partiti che fanno presa su questo. Sulla pancia della gente. Anche qui si torna ai soldi, quelli necessari per sopravvivere. 

maltempo italiaImmaginate ora se l’Emilia Romagna imponesse la restrizione della circolazione cittadina ai  veicoli euro4 da un giorno all’altro. Vi suona familiare? Sappiamo benissimo come è andata a finire: la Regione nel giro di poche settimane ha dovuto fare un passo indietro, tornando ai limiti imposti dal Governo (euro3). Ma perché questa politica non è andata a buon fine? Perché non c’era un progetto di lungo periodo: imporre d’improvviso l’euro4 significava costringere intere famiglie e imprese a comprare autovetture nuove in assenza di incentivi statali, bloccati tra l’altro da anni. In protesta schiere di genitori e nonni che devono portare i figlia a scuola. Preoccupati anche i genitori di studenti fuorisede che si sono chiesti se potessero andare o meno a trovare il figlio, o aiutarlo nel prossimo trasloco. E per chi se lo stesse chiedendo: sì, sto parlando per esperienza personale. Ragionare a livello locale o regionale in questo caso non è possibile: ci servono politiche che arrivino dal Governo e che siano di lungo periodo, senza la paura che da un giorno all’altro l’elettorato ti si rivolti contro. Si sa, le politiche più radicali all’inizio risultano sempre impopolari, ma non si può continuare a far parlare solo la pancia delle persone.  

In Francia intanto si sta parlando di creare una Camera Altra di lungo periodo che si occupi nello specifico delle politiche verdi, in modo da evitare cambi di rotta nelle politiche ad ogni turnover. Chissà, forse riuscendo a garantire una certa stabilità, si riuscirà a cambiare il modello economico attuale. Nel frattempo in Italia parte l’ennesima raccolta fondi milionaria per aiutare le vittime del maltempo. 

di Gloria Falorni 

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