Leo Ortolani, tra Tim Burton e Paolo Nori: “Così è nato il mio Rat-Man”

AUTOIRONICO, DIVERTENTE, SAGACE: A TU PER TU COL FUMETTISTA PARMIGIANO D'ADOZIONE

10833871_10204354091245455_1616834622_n‘Fletto i muscoli e sono nel vuoto.’ Pronunciate questa frase in una stanza e di sicuro qualcuno si volterà a guardarvi con ammirazione. L’ammirazione di sapere che c’è un altro rat-man(iaco) nei paraggi. La citazione è presente su ogni albo del personaggio che ha consacrato Leonardo Ortolani, in arte Leo, all’Olimpo dei fumettisti.

Leo Ortolani è nato a Pisa, ma Parma l’ha adottato e ‘custodito’. Autoironico, divertente, sagace: i fan lo adorano così come adorano il suo Rat-Man, il topo dal muso di scimmia, riconoscibile lontano chilometri. Quello di Ortolani è un nome noto della scena fumettistica italiana, e non solo quella: ha un seguito di fedelissimi fan disposti anche a farsi diverse ore di coda per incontrarlo, come al Lucca Comics and Games di quest’anno. Il suo personaggio di punta, un incrocio fra Batman e Topolino e tanta demenzialità è geniale e questo l’ha reso la punta di diamante della scena del comic italiano contemporaneo e uno dei fumetti meglio riusciti. E’ un mix esplosivo di satira, verismo, sarcasmo, demenza, ironia, un’analisi sociologica della realtà odierna condotta con l’arma della battuta e della satira. A tu per tu con Leo Ortolani.

 

Come è nata l’idea del suo personaggio di maggior successo, Rat-Man? 

“Rat-Man è solo uno dei tanti personaggi che realizzavo anni fa, mettendo costumi diversi alla scimmietta che ho creato quando avevo 9 anni. Disegno personaggi con il muso da scimmia, perchè da bambino non riuscivo a disegnare personaggi con i volti umani, e da allora non ci ho più provato! Rat- Man lo creai per un concorso indetto dalla rivista L’Eternauta, nel 1989, che vinsi per la sceneggiatura, non per il disegno. A quell’epoca era appena uscito Batman di Tim Burton, per cui avevo fatto semplicemente una parodia di Batman. Ma mi ha portato fortuna”.

ortoChe rapporto ha con Parma?

“Buono, anche se da un po’ ci frequentiamo poco: sono sempre chiuso in studio a lavorare”.

Cosa consiglierebbe a chi volesse fare il fumettista in questa città? 

“Non ci sono grandi consigli da dare e di solito mi astengo dal darne, perché ognuno sa benissimo quale sia la sua strada. Così, chi desiderasse fare fumetti, a Parma, ma anche a Catania o a Pordenone, non deve fare altro che farli. Mettersi lì e farli. Se ha la passione, ne farà tanti e se alla passione si associa il talento, ne tirerà fuori qualcosa di buono, prima o poi.
In un certo senso, a Parma è più facile fare fumetti che a Catania, perché in queste zone fa spesso un tempo terrificante, che non hai voglia di uscire e ti puoi mettere a disegnare“.

Qual è il suo punto di vista sulla situazione attuale dell’industria del fumetto italiano?

“La osservo con curiosità, perché viviamo un momento in cui si mescola tutto insieme, fumetto, film, telefilm. E anche i tempi di lettura, le attese delle uscite editoriali, tutto viene rimesso in discussione da una sorta di urgenza fruitiva che deriva sicuramente dall’utilizzo della rete: oggigiorno si hanno bande larghe, velocità di download fantascientifiche e immediatezza nell’avere a disposizione dei contenuti e questa velocità inizia a essere pretesa anche a livello di lettura, per cui aspettare che esca un fumetto ogni mese, potrebbe essere meno tollerabile di un tempo. Con il risultato di penalizzare le serie mensili a favore dei volumi a fumetti, dove hai già tutta la storia in un libro unico, e non devi aspettare di ‘scaricarla’ dall’edicola aspettando un mese ogni volta. E’ una mia ipotesi, di cui cercherò riflessi nei prossimi anni”.

Un film, un libro, un brano musicale che hanno contribuito a rendere ‘Rat-Man’, Rat-Man?

“Come film, sicuramente Batman (1989). Come libri, quelli di Paolo Nori. Come brani musicali, parecchie colonne sonore, utilizzate durante la fase di scrittura, per entrare nella giusta predisposizione mentale..”

Quali sono le sue aspettative nei confronti della nuova saga di Star Wars prodotta dalla Disney?

 “Spero solo che sia un bel film. Ne ho abbastanza di film di Star Wars dove poi devi seguire serie televisive di cartoni animati per capirci qualcosa”.

Da Frank Miller a Kevin Smith, sono tante le personalità che hanno fatto il salto, in un senso o nell’altro, dal mondo fumettistico a quello cinematografico. Ha mai pensato di finire dietro la macchina da presa?

“Speriamo di no. A ciascuno il suo. Infatti i film diretti da Frank Miller, con tutto l’affetto per Miller, non si guardano. The Spirit è inguardabile. Smith è prima di tutto un regista e poi uno sceneggiatore, per cui ha iniziato dopo con il fumetto, quindi è stato un percorso inverso”.

leoI suoi fan sognano da sempre un numero di Dylan Dog sotto la sua regia e nel 2015 questo si avvererà anche se parzialmente. Come ci si sente a lavorare in un’azienda che 20 anni fa l’ha respinta? E riusciremo mai a vedere realizzato completamente il nostro sogno con una albo al 100% suo?

“Vedrete (forse) una storiella con Groucho, che peraltro non so se riuscirò a realizzare, perché il personaggio non mi dice niente, mentre, se possibile, mi piacerebbe realizzare una storia di Dylan Dog, perché ho già in testa la storia, e sarà moooolto strana. Forse tra un paio d’anni…”

Quanto le è costato scende a patti con se stesso nella realizzazione della serie animata per la Rai?

“Se aveste visto le mie litigate con quelli della Rai, non credo che pensereste di una mia discesa a patti! Diversamente, ho provato a lavorare con una squadra di persone, cosa che non avevo mai fatto prima, e ho sempre tenuto, per quanto possibile, il timone della nave. Il risultato, funestato da budget insufficiente, programmazione televisiva scandalosa e incapacità dei produttori di dare una collocazione al mio personaggio, troppo ‘di rottura’, è stato disastroso. Ma la serie in sé, contiene episodi bellissimi. Ovviamente non è il fumetto, ma ogni mezzo ha il suo modo di esprimersi e mentre il fumetto ha spazi e continuity che creano qualcosa di più corposo, qui avevamo episodi da 12 minuti l’uno in cui dovevamo ricominciare da capo ogni volta, presentando i personaggi ogni volta. Direi che siamo stati comunque molto, molto bravi”.

Qual è la cosa più folle che un fan abbia fatto per lei?

“Sicuramente attaccare un lenzuolo al mio cancello, con scritte d’affetto per Rat-Man e per me. Imbarazzante, ma graditissimo!”

 

di  Darika Fuochi, Marco Rossi, Eliana Tripaldi, Guendalina Truden

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