Una nuova idea di immigrazione: la soluzione di Stefano Allievi

"CAMBIARE TUTTO": LA CONFERENZA- SPETTACOLO CHIUDE LA RASSEGNA D'INCONTRI PRIMA DELLA DELLA LAUREA A DON CIOTTI

É tematica costante della scena politica e mediatica italiana recente: quale soluzione al problema dell’immigrazione? É ‘cambiare tutto’: parola di Stefano Allievi, ospite dell’ultimo incontro della rassegna Parma per don Luigi Ciotti. Attualmente docente di sociologia dell’Università di Padova, Stefano Allievi durante il suo proficuo percorso accademico e lavorativo si è specializzato nello studio dei fenomeni migratori, in sociologia delle religioni e in studi sul mutamento culturale e politico in Europa. La conferenza-spettacolo intitolata ‘Immigrazione: cambiare tutto’ tenutasi il 15 novembre al Palazzo del Governatore è stato l’ultimo degli appuntamenti in attesa dell’arrivo di don Ciotti, previsto per venerdì 23 novembre, data in cui si terrà la cerimonia di conferimento della Laurea magistrale ad honorem in Psicologia dell’intervento clinico e sociale al fondatore del Gruppo Abele e di Libera.

RACCONTARE LE MIGRAZIONI – Il termine conferenza-spettacolo, inizialmente un po’ fuorviante, lasciava intendere che ci fosse, in accompagnamento alla conferenza, una rappresentazione teatrale. Tuttavia, il prof. Allievi adotta un approccio del tutto alternativo nell’esposizione del suo lavoro, in linea in un certo senso con la prospettiva dei suoi studi che focalizzano l’attenzione su un tema fortemente attuale ma adottando un punto di vista alternativo e ancora inesplorato, nonostante l’ampio dibattito aperto sull’argomento.

La conferenza, rappresentata in una forma tendente alla performance scenica, conserva tuttavia il rigore e la precisione dei convegni universitari dal punto di vista dell’esposizione dei dati raccolti. Essa è tratta infatti dagli studi di formazione del prof. Allievi, raccolti a sua volta nell’omonimo libro Immigrazione: cambiare tutto.

Secondo Allievi la problematicità della trattazione dell’argomento immigrazione è contenuta nei due principali atteggiamenti adottati rispetto al tema, che scherzosamente attribuisce alla scena politica italiana rispettivamente di sinistra e destra: la testa sotto la sabbia e l’alimentazione della paura. E’ sull’aspetto della ‘paura’ generato dal fenomeno migratorio che lo studioso si sofferma sollecitando l’idea che, sminuire il problema, ha come solo risultato quello di aumentare la distanza comunicativa e la distinzione netta tra un ‘noi’ e un ‘loro’.

Il suo intento è invece quello di spiegare come un fenomeno quale quello migratorio sia sempre esistito nella storia che, metaforicamente considerando la storia dell’umanità in un giorno, ha passato più di 23 ore di nomadismo. Il concetto di immigrazione illegale perciò è stato creato dall’uomo nel momento in cui il ‘confine’ ha perso la sua etimologia di ‘cum finis – la fine che ho in comune’, diventando un blocco, causato dall’interruzione della gestione delle politiche migratorie e dall’ondata di nazionalismo che ha travolto l’Europa negli ultimi anni. Lasciando l’arduo compito di regolare il flusso migratorio alla mafie transnazionali, oltre all’arricchimento sul traffico di immigrati questo viene incentivato da vere e proprie campagne di ‘reclutamento’ che vendono un sogno di arricchimento, molto spesso non conforme alla realtà: il sogno europeo.

Oltre a esaminare i fattori che hanno portato all’attuale condizione di ‘emergenza’ seppur non del tutto effettiva (i dati aggiornati del 2017 riportano che la migrazione in entrata è stata la metà di quella in uscita) ma costruita artificialmente dalla retorica politica che ne ha alterato la percezione, Allievi si sofferma sul futuro possibile di un Paese come l’Italia.

La predizione si profila catastrofica, poiché i problemi aperti connessi all’immigrazione verrebbero aggravati: la disparità di trattamento, l’irregolarità, i traffici illegali e la possibilità di sopravvivere alle traversate che ogni anno sono la causa di migliaia di morti. Inoltre, dal momento che l’emigrazione supera numericamente il dato dei migranti in entrata, la previsione più catastrofica prevede lo scenario di un’Italia in cui l’età media è molto alta e la popolazione diminuisce anno per anno.

UN PIANO MARSHALL PER L’AFRICA – Le migrazioni ci sono. Sono sempre di più e saranno ancora di più in futuro. Non è più il tempo dei problemi senza risposta: è il momento delle soluzioni“. Lo studio di Allievi non si limita all’individuazione delle problematiche connesse all’immigrazione ma propone anche delle soluzioni praticabili che, sempre secondo le previsioni, potrebbero non solo eliminare la questione dell’emergenza immigrazione ma produrrebbero dei benefici concreti. “Si sente il rumore dell’albero che cade ma non il rumore della foresta che cresce”; citando un proverbio africano, sostiene come i benefici originati dall’immigrazione negli Stati riceventi, seppur invisibili agli occhi dell’opinione pubblica poiché non esaltati e considerati dalla politica, siano effettivi e duraturi.

Le soluzioni praticabili sono perciò quelle di istituire canali legali d’ingresso organizzati secondo politiche europee più che nazionali che, servendosi di mezzi come ad esempio i corridoi umanitaricontribuirebbero a costituire un piano di aiuto biunivoco tra immigrati e nativi. Questo piano automaticamente comporterebbe benefici economici e sociali agevolando un processo di integrazione quasi automatico e ben lontano dalle pratiche di accoglienza attuali che vengono spacciate come processo integrativo ma che, effettivamente, hanno amplificato la distanza tra nativi e stranieri. Il ‘piano Marshall per l’Africa’, come lo definisce Allievi durante la conferenza, ha un impatto diverso rispetto alla retorica sull’integrazione a cui siamo abituati ma sicuramente condensa l’idea della necessità di un piano che, così come fu per il piano Marshall, ha forti basi e prospettive di guadagno economico. Regolarizzando i canali d’ingresso, infatti, risulterebbe più semplice gestire i flussi che, una volta legali, produrrebbero ricchezza e risorse ad un Paese come l’Italia e inoltre l’opportunità di selezionare, attraverso doverose regole, coloro che migrano verso l’Italia.

L’idea sostanziale e comunque alternativa alla base del suo pensiero e delle sue ricerche, è intendere il processo di migrazione come un matrimonio. Questo ‘patto sociale’ stretto tra gli immigrati e i nativi, come appunto il matrimonio, è regolato da limiti e norme ben definite e può funzionare solo con la volontà reciproca.

Dunque chiudere le frontiere rifiutando questo processo naturale, l’atteggiamento europeo prevalente al momento, è un tentativo superficiale di arrestare un flusso che, conclude sempre con una metafora dell’acqua,  può essere deviato ma rimane inarrestabile e molto spesso senza controllo, può portare al disastro.

 

di Melissa Marchi

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