Il Giro d’Italia 2019 tra passato, presente e futuro

UN GIRO TUTTO ALL'ITALIANA CHE RICORDERÀ LUOGHI E PERSONAGGI SIMBOLO DEL CICLISMO E NON SOLO


La 102ª edizione di una delle tre corse a tappe più importanti del calendario annuale, in programma dall’11 maggio al 2 giugno, partirà da Bologna, come avvenne 25 anni fa, e avrà come protagonista l’Emilia-Romagna. Coinvolgerà, infatti, buona parte della regione con arrivi e partenze di tappa da Riccione, Ravenna, Modena e Carpi per poi culminare all’Arena di Verona dove sarà allestito il traguardo finale e incoronato il vincitore.

Un Giro tutto italiano, fatta eccezione per lo sconfinamento nella Repubblica di San Marino che sarà l’arrivo della nona tappa. Una tappa sì al di fuori dei confini italiani, ma non per questo meno ‘interessante’, in quanto sarà la Wine stage, la tappa del vino della Corsa Rosa, dedicata quest’anno al Sangiovese. Una corsa dunque che interesserà una terra ospitale, ricca di eccellenze storiche, gastronomiche, culturali, dotata di una forte identità sportiva che ha dato i natali a molti uomini e campioni dello sport, nel caso delle due ruote e legati al Giro, come non nominare Ercole Baldini, Vittorio Adorni e Marco Pantani.

Come se non bastasse, sarà anche la Corsa Rosa, forse quest’anno più che mai, dell’Italia e degli italiani: ricorderà luoghi e personaggi che hanno fatto la storia del ciclismo, e non solo, del nostro Paese. Il secondo giorno si ripartirà da Bologna in direzione Fucecchio, percorso denominato ‘Tappa Bartali’ in onore delle imprese del leggendario Gino Bartali, ma anche dei 110 anni dalla nascita del giornalista Indro Montanelli, nato nel piccolo comune del Valdarno Inferiore.

Come si può notare, fin dalle primissime tappe la Corsa Rosa richiamerà alla mente degli italiani moltissimi eventi e personaggi: i 500 anni dalla morte di una delle più grandi menti al mondo, Leonardo da Vinci, nella terza tappa Vinci-Orbetello e il compositore Gioacchino Rossini che nacque a Pesaro, città di arrivo dell’ottava tappa.

La memoria sportiva degli italiani, invece, verrà ripercorsa pienamente nella seconda settimana, con tappe e luoghi che hanno segnato il ciclismo italiano. Il ciclismo, lo sport più popolare nell’Italia dei primi cinquant’anni del Novecento che per quasi mezzo secolo ebbe, insieme ad un altro sport individuale come il pugilato, un ruolo primario nella cultura e nell’identità sportiva degli italiani; un’Italia che nel periodo tra le due guerre era un Paese assetato dal desiderio di rivalsa e trovò nei duelli memorabili dei campioni dell’epoca la rappresentazione del proprio sentimento.

Il 18 maggio inizierà la seconda settimana del Giro, dedicata al Sangiovese e al ricordo di grandi campioni del ciclismo: Costante Girardengo e Fausto Coppi, i ‘Campionissimi’ del Giro d’Italia, anche se il superlativo prima di essere attribuito a Coppi era stato di Costante Girardengo, ciclista della prima metà del Novecento di Novi Ligure che vinse la sua prima Corsa Rosa proprio nel 1919. Dunque 100 anni dalla prima vittoria al Giro del primo ‘Campionissimo’ e 100 anni dalla  nascita dell’ altro ‘Campionissimo’, soprannominato anche l’ ‘Airone‘, Fausto Coppi. Per di più il traguardo dell’undicesima tappa, Carpi-Novi Ligure, sarà posto vicino la casa dove Coppi visse la storia d’amore che sconvolse l’Italia bigotta del secondo dopoguerra.

Ma non è finita qui: l’ ‘Airone’ sarà l’assoluto protagonista della dodicesima tappa, la Cuneo-Pinerolo, la ‘Sua’ tappa, sicuramente diversa da quella del 1949 ma che per un attimo farà ritornare tutti indietro di settant’anni. Il 10 giugno 1949 Fausto Coppi firmò quella che resterà la sua impresa più celebre: approfittando di una foratura di Bartali, Coppi andò all’attacco infliggendo all’amico – rivale 11’52’’. Centonovantadue chilometri di fuga solitaria celebrati dal giornalista Mario Ferretti, il quale aprì la sua radiocronaca con una frase entrata negli annali del ciclismo: “Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi” .

L’ultima settimana si aprirà con la tappa Lovere-Ponte di Legno, una delle più dure del Giro, decisiva e al tempo stesso imprevedibile, in cui, tra i vari passi, si scaleranno: il Passo Gavia e il Passo Mortirolo, rispettivamente denominati ‘Cima Coppi’ e ‘Montagna Pantani’.

Un vero e proprio Giro all’italiana, non sarà quello di Girardengo e Binda, Coppi e Bartali, Saronni e Moser o di Pantani, ma se è vero che “la bicicletta è la penna che scrive sull’asfalto”, una buona prima parte è già stata scritta, resta da vedere chi sarà il vincitore.

Che vinca allora il migliore, l’Italia ha già vinto.

di Maria Cafaro

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