InOltre – Alternativa Progressista: l’ultima speranza della sinistra?

IN POCHI MESI HA RADUNATO 500 RAGAZZI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE, DIVENTANDO UNA VERA ALTERNATIVA AL MONDO DELLA SINISTRA ITALIANA

Con le elezioni regionali in Sardegna, la sinistra segna l’ennesima sconfitta elettorale dal 4 marzo 2018. Tutto palesa una crisi della sinistra italiana, divisa e senza un vero e proprio programma politico in grado di coinvolgere i cittadini. In questo contesto si sta facendo largo un gruppo di ragazzi che negli ultimi mesi si è organizzato per dare una nuova speranza alla politica italiana: InOltre – Alternativa Progressista. Il loro intento è quello di far sentire la voce dei giovani attraverso un programma che contribuisca a migliorare la nazione, ma che ricostruisca anche il Partito Democratico. Abbiamo intervistato Giordano Bozzanca, coordinatore nazionale di InOltre.

È sempre più difficile radunare dei giovani intorno a un argomento come la politica. Com’è nata l’idea di organizzare questa associazione e in che modo siete riusciti a radunare 500 giovani su tutto il territorio nazionale in poco tempo?

 È stata sicuramente una forma di spontaneismo democratico, dovuto al desiderio di rivalsa dopo la sconfitta del PD del 4 marzo. Abbiamo cercato di dare concretezza e continuità a queste emozioni e dal 10 aprile abbiamo semplicemente reclutato sui social chi avesse in animo di confrontarsi su un terreno libero e agibile per la ripresa del Partito Democratico e del Paese.

Che storia politica hanno i ragazzi che si avvicinano a questo progetto?

A volte nessuna, altre volte sono giovani amministratori locali o impegnati nel Partito, nel mondo dell’associazionismo o dell’università. Talvolta, invece, sono semplici simpatizzanti che si rivedono in una comune collocazione politica e nella volontà di portare il Partito nel solco di una sinistra moderna e progressista. Tutti con l’intento di superare i propri trascorsi congressuali e di rimettere al centro i contenuti.

Nel vostro manifesto scrivete che “intendente promuovere le energie dal basso per la ripresa del Partito Democratico e del Paese”. Come vi ponete, quindi, nei confronti del PD: siete in contrasto con i suoi organi e i suoi dirigenti o avete aperto una relazione di confronto sul loro programma politico?

Il nostro è un approccio propositivo e dialogante, i nostri principali interlocutori sono la base del partito e l’opinione pubblica. Le nostre critiche pertanto hanno e avranno spirito costruttivo. In questa fase cerchiamo un confronto partendo dalle rappresentanze locali, non essendoci al momento una figura nazionale di riferimento. Dopo le Primarie del 3 marzo cercheremo un’interlocuzione anche con il Segretario.

In questi giorni, su Facebook, state pubblicando diversi post sia programmatici che di commento alle notizie di attualità. Quali sono le iniziative che avete portato avanti in questi primi mesi?

In questi mesi abbiamo lavorato sulla stesura della nostra agenda programmatica, continuando ad aggregare giovani e ad assicurare una nostra presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Abbiamo ritenuto fondamentale, infatti, definire dapprima una visione chiara sulle politiche che immaginiamo per il sistema Paese e solo dopo promuovere iniziative territoriali.

In che modo avete organizzato il lavoro sul vostro programma politico?

Ci siamo dati prima una cornice valoriale condivisa e abbiamo proseguito suddividendoci in gruppi tematici. I nostri elaborati sono frutto di un lavoro individuale e collegiale, cui seguono integrazioni attraverso i contributi che ricerchiamo con docenti, associazioni e categorie professionali. Una mailing list consente a tutti i nostri partecipanti di emendare i testi al fine di renderli largamente rappresentativi per tutti noi.

Solitamente le forze politiche che si danno un programma si stanno preparando alle elezioni: questo potrebbe essere uno dei vostri obiettivi?

Noi siamo una fabbrica di idee aperta e disponibile a chi vuole ascoltare e partecipare. Il nostro perimetro d’azione è il Partito Democratico e la nostra missione è cercare di non lasciare il partito appiattito sulla rincorsa ai temi del Governo gialloverde, ma al contrario sollecitare un’opposizione costruttiva e un’alternativa in termini di intercettazione dei bisogni e di proposta politica. Se ci ridurremo al semplice ruolo di opinionisti? La risposta è no. Vogliamo esprimere classe dirigente, far conoscere il nostro lavoro indipendente sui territori e avere un bagaglio di idee ben strutturate, ci renderà duttili rispetto ai contesti e ai possibili scenari futuri.

Nelle settimane scorse avete lanciato una piattaforma online. Ci puoi spiegare come funziona: chi può accedere a questa piattaforma e cosa vi può trovare?

Si tratta di una piattaforma di attivismo territoriale, una proposta di strumento digitale su base locale con una funzione ausiliaria alla discussione democratica. La piattaforma si articola su tre blocchi (Ascolto, Democrazia partecipativa, Monitoraggio della PA). I suoi obiettivi sono la ricognizione delle esigenze dei cittadini; favorire un’elaborazione partecipata dei progetti locali; consentire la tracciabilità degli iter amministrativi e delle responsabilità, permettendo un raffronto comparativo fra pratiche simili con altre piattaforme locali; tradurre in grafiche più intuitive i documenti comunali per migliorarne la comprensione; far percepire le decisioni come il prodotto di una concertazione larga.

È un’emulazione della più nota “Piattaforma Rousseau”?

No. Noi crediamo che si possa stare sul web in modo più qualificato di un blog rudimentale e dispersivo. Per questo non prevediamo forme decisionali (degenerate) di democrazia diretta e scegliamo di creare tante agorà digitali su base locale, ma strettamente connesse fra loro. È strumento del partito, non dell’amministrazione.

Giordano, parliamo un po’ di te. Studente di Giurisprudenza, 26enne, che cosa ti ha spinto a metterti in gioco per questo progetto?

L’indignazione. Oggi il nostro partito è dilaniato da correnti e logiche sterili. Non è un terreno in cui le idee possono attecchire in modo contagioso e incidere sulla linea politica generale. La selezione della classe dirigente segue la cruda regola della giungla: chi è più debole soccombe. In tutto questo, dove non c’è spesso né merito né competenza, noi dobbiamo essere tanti “hombres verticales”, perché è troppo facile essere maggioranza con il pensiero degli altri o preferire la genuflessione volontaria ad una schiena dritta. Ho cercato di ritrovarmi con altri in questa voglia di emancipazione perché ci sono tante capacità rimaste inespresse nel Paese, serve impegnarsi per catalizzarle e noi stiamo provando a fare questo senza retoriche giovaniliste o recinti anagrafici, anzi lo si fa con serietà e senza pressapochismi.

Come vedi la situazione politica oggi in Italia?

Dove la sinistra lascia terreni incolti attecchiscono il populismo e la destra sociale. L’Italia sempre più isolata nel panorama europeo, si avvita su se stessa senza un disegno organico e coerente e si impantana in preda a una schizofrenia bicefala di due viceministri. Il Presidente della Repubblica, per fortuna, è mosso da un inedito attivismo proprio per sopperire alla mancanza di credibilità internazionale. Il consenso pentestellato nel frattempo evapora a dura riprova che, nel non avere una linea politica, l’esito è che ci si perde in torsioni ondulatorie e inconcludenti. La Lega, d’altra parte, si rinforza avendo colto un solo bisogno, quello della sicurezza, inteso però nella sua accezione più cupa che è la paura del diverso. Quello della sicurezza è un input che proviene dalla società a cui si deve rispondere spiegando che una soluzione diversa è possibile.

A poche settimane del congresso che cosa pensi che dovrebbe fare nel futuro il PD?

Il PD deve assolutamente riformare la sua organizzazione interna e la sua comunicazione. Oggi quanto viene discusso fra le pareti dei circoli locali non va a influire sull’indirizzo politico generale. Occorre valorizzare la figura dell’iscritto e evitare lo scollamento fra base e organi dirigenti, riducendo la distanza che oggi li divide. Il Partito deve dotarsi di un patrimonio irritrattabile di valori e superare le proprie timidezze programmatiche.

Cosa auguri al nuovo segretario nazionale, Zingaretti?

Gli auguro di saper ascoltare, ma anche di saper decidere. Gli auguro di non imbrigliarsi con un “Cencelli” permanente, di essere una guida; di riuscire a connettere il partito con i corpi intermedi e le realtà settoriali della società; di cambiare volto al PD avvicinando giovani e formandoli; di saper mediare, senza diluire o annacquare le proprie ragioni; di non perdersi in logiche di corrente, ma, soprattutto, gli auguro di avere una direzione.

È sufficiente scrivere alla nostra Pagina (@inoltre.ap su Facebook) e si riceve subito supporto per inserirsi e partecipare all’associazione in modo consapevole e informato. È un luogo stimolante dove fare squadra con ragazzi e ragazze distribuiti in tutta la penisola. L’intensità dell’impegno da riservare al nostro progetto dipende dalle disponibilità di ognuno, lasciamo la possibilità di calibrare con serenità questo aspetto a chi sceglie di partecipare. Molti di noi sono prima di tutto studenti e bisogna conciliare in modo proficuo i tempi dividendo il lavoro senza sovraccarichi.

di Sara Lasagni

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