Le elezioni della minoranza
DOPO IL VOTO DELLE EUROPEE, CAMBIANO GLI EQUILIBRI DI POTERE AL GOVERNO. I RISULTATI REALI DELLE ELEZIONI, PERÒ, DIMOSTRANO TUTTAVIA CHE NESSUN PARTITO POLITICO SI AVVICINA A RAPPRESENTARE LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI.
Domenica il partito di Matteo Salvini ha raccolto i frutti del proprio lavoro e si è mangiato a colazione quelli rubati dal giardino dei vicini 5Stelle. ‘Boom della Lega’ (Il Sole 24 Ore e La Stampa), ‘La Lega vola’ (Corriere della Sera), ‘Trionfo della Lega’ (Il Mattino), hanno titolato lunedì mattina i principali quotidiani italiani. Alcuni si sono sbilanciati con titoli di più lunghe vedute: ‘Lega padrona’ (La Sicilia), ‘GOVERNO ADDIO’ (Il Giornale), ‘Comanda Salvini’ (Il fatto quotidiano).
Tuttavia, la vittoria della Lega non stupisce. La scalata di Matteo Salvini è stata estremamente verticale, senza intoppi, rallentamenti o cambi di direzione. “Pazienza se sui rimpatri Salvini ha fallito, se non esiste nessuna invasione e se con il decreto sicurezza gli immigrati saranno in giro per le strade delle città, senza una dimora” commenta Mattia Madonia, in un articolo di The Vision. Nell’ultimo anno, la potenza mediatica e il carisma innegabile di Salvini hanno avuto la meglio su tutto e su tutti. Egli è l’Alberto da Giussano dei giorni nostri, determinato a difendere con la propria spada (il decreto sicurezza) la patria dall’invasore immigrato Federico Barbarossa.
Ci troviamo però adesso in una situazione tragicomica: i 5Stelle hanno perso le elezioni europee, a Strasburgo siedono in un partito fantasma, ma detengono il potere in Parlamento. La Lega ha vinto le europee, ma non ha ottenuto sufficienti seggi in Europa per contare davvero qualcosa, né ha la maggioranza in Parlamento. A calmare le preoccupazioni sull’attuale stato della politica italiana, è allora intervenuto Luigi Di Maio, rassicurando gli italiani che il M5S continuerà ad essere l’ago della bilancia del Governo.
Peccato però che l’ago della bilancia lo è, semmai, la Lega. Il Carroccio è infatti il primo partito in Italia. Salvini tiene ora in pugno il Consiglio dei Ministri e, se volesse, potrebbe far cadere il governo e spingere a nuove elezioni. A quel punto, basterebbe rispolverare le vecchie amicizie di destra per trovare i numeri utili per governare. E sarebbe senz’altro Salvini a farlo, senza peraltro avere grossi rivali con cui vedersela. Nemmeno lo stesso Cavaliere. Certo, la speranza di un secondo round Berlusconi-Schultz al PE avrà anche convito quell’8,8% a votare FI, ma resta comunque evidente che il suo ascendente sul popolo italiano ha subito un’inflessione. Il PD, da parte sua, è riuscito a restare ‘sul mercato’, ma non per meriti particolari, quanto piuttosto per gli insuccessi degli altri.
Primo fra tutti quello del Movimento che, imbarazzato per il clamoroso dietro front dei propri elettori, si è limitato a trovare negli astenuti il capro espiatorio della discesa grillina: “Siamo stati penalizzati dall’astensione”. A vederla diversamente, però, l’astensione non c’entra proprio nulla. O meglio, è la fotografia di un’Italia che non ha più interesse a votare per la classe politica. E invece di usarla come giustificazione di un insuccesso, il Movimento 5Stelle dovrebbe piuttosto chiedersi perché il 44% dell’elettorato non ha votato. E così qualunque altro partito.
Un interessante articolo di Wu Ming Foundation fa giustamente notare quanto l’astensionismo distorga la percezione dell’esito delle votazioni. La tendenza è, infatti, quella di associare i risultati all’intero corpo elettorale e non unicamente alla componente che ha effettivamente votato. Dunque, se la Lega ha preso il 34,3% dei voti all’interno del 56% dei votanti, considerando il livello nazionale e quindi anche gli astenuti, i suoi elettori crollano al 19%. Il PD scende invece al 12% e il M5S al 9,5%. Forse i cittadini che non sono andati a votare pensano di non fare la differenza. ‘Un voto in meno non cambia niente’ si sente spesso dire. Ma questi dati dimostrano che l’astensione è tanto incisiva quanto la votazione. I non-voti vengono infatti assimilati a tutti gli altri e da che il 56% degli italiani si è espresso, si finisce col pensare che quell’esito rifletta l’intero corpo elettorale.
Quando Matteo Salvini dice che i dati gli danno ragione, dimentica quindi che la Lega è stata effettivamente votata da 9 milioni di elettori su 51 milioni. E quando dice che l’Italia, la Gran Bretagna e la Francia sono il volto di un’Europa che cambia deve considerare che tutto questo vento di cambiamento alla fine non ci sarà. Al PE i partiti che hanno ottenuto più seggi in Parlamento restano, infatti, europeisti.
Sono dunque queste percentuali il vero specchio della politica italiana e nessuna bottiglia di spumante dovrebbe essere stappata per festeggiarle.
di Martina Santi
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