Il presente è già futuro: quattro chiacchiere con Sara Martin

CONOSCIAMO IL NUOVO DIRETTORE DEL CAPAS DELL'UNIVERSITÀ DI PARMA

 

Professionale, moderna e sorridente. Si presenta così Sara Martin, il nuovo direttore del CAPAS: il Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Parma. La docente di Storia e critica del cinema e di Giornalismo e critica cinematografica e televisiva presso l’Università di Parma va a ricoprire il ruolo occupato da Luigi Allegri, professore onorario e fondatore del CAPAS.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la nuova direttrice.

Come descriverebbe il CAPAS?

Il CAPAS è un centro che ha come prima funzione l’andare incontro alle attività formative per gli studenti e dare loro l’occasione di sviluppare competenze che, ahimè, all’interno degli spazi universitari, non siamo in grado di fornire, facendo in modo che si aggreghino e che abbiano possibilità di scambio. Un luogo in cui sperimentare quello che leggi nei libri o che studi durante le ore di lezione. Da lì parte l’attività di radio, teatro, giornale, critica, videomaking. È un piacere, poi, vedere persone che appartengono a percorsi di studio anche completamente diversi, che sviluppano insieme le loro inclinazioni creative.

Cosa apprezza particolarmente di ciò che è stato fatto finora?

La lungimiranza da parte di Luigi Allegri, che ha creato il CAPAS. In tutti gli Atenei ci sono delle attività istituzionali che hanno a che vedere con il coro o il corpo teatrale d’ateneo, ma riuscire a costituire un centro dove tutte queste cose possano trovare vita nello stesso spazio, è abbastanza unico.

Qual è stata la prima idea che le è venuta in mente quando ha saputo di essere il nuovo direttore?

L’obiettivo, concordato anche con Luigi Allegri, è quello di ampliare il raggio d’azione del CAPAS. Ho la possibilità di far conoscere questa realtà in maniera efficace perché ho un rapporto costante con gli studenti, quindi il primo obiettivo è far uscire il CAPAS in maniera più vivace in tutto l’ateneo. Fare in modo che non rimanga solo in vicolo Grossardi, ma che abbia la possibilità di essere conosciuto.

Capovolgendo il ruolo: se oggi fosse una studentessa universitaria, a quale attività le piacerebbe prendere parte?

Sicuramente a Parmateneo e avrei scritto, perché è quello che mi piace fare. A me i film piace guardarli e non farli, quindi non ci metterei mai le mani. Ho dei rudimenti di montaggio, ma di ripresa no, però mi interessa tutto il comparto audio-visivo.

Nell’ottica di Parma 2020, come pensa che il CAPAS possa prepararsi?

Abbiamo stretto accordi con il Comune di Parma affichè il CAPAS copra una serie di eventi nel 2020. C’è un tempo brevissimo di adeguamento e bisogno di aumento il numero di persone. Aumentare il bacino significa poter garantire attività e servizi da parte del CAPAS, che siano all’altezza di quanto ci viene chiesto. Tutto quello che stiamo facendo è in vista di Parma 2020.

Lei è esperta di critica cinematografica e televisiva, cosa pensa della possibilità al giorno d’oggi per chiunque di scrivere e condividere recensioni?

È una pratica amatoriale che condivido molto. Quando, invece, si tenta di fare critica cinematografia o televisiva a livello professionale, il mercato è molto difficile, però non significa che non si possa fare. Il mio consiglio è non fermarsi a una pratica critica storicizzata, ma non più attuale come tentare di scrivere su un quotidiano o su un settimanale. Ci sono molte possibilità di fare critica attraverso canali più consoni alla contemporaneità e più visibili: i numeri che fa uno youtuber critico cinematografico o televisivo sono impensabili anche per il più bravo dei critici cinematografici italiani. Ecco, quello che non sposerei è: “Faccio questa cosa perché il mio obiettivo è scrivere su un giornale”. No, falla perché se continui a farla, la puoi fare talmente bene da fregartene, fondamentalmente, di quello che avviene nei canali più tradizionali.

Cosa pensa della fruizione cinematografia tramite le nuove piattaforme come Netflix?

Quello che penso non è così condiviso a livello generale: a me importa poco di dove vedo una cosa. Mi interessa vederla. L’esperienza cinematografica è unica e non sono convinta che sia in corso un ipotetico declino del cinema o anche dell’apparecchio televisivo. Il cinema è sempre in crisi perché, purtroppo, le persone vanno meno di quanto potrebbero, ma è insensato aggrapparsi a un certo modo di guardare l’audiovisivo che ormai non tornerà più. Tanto vale cavalcare le possibilità enormi che abbiamo di guardare e di scoprire un film anche tramite un cellulare, anche solo perché lo si può fare.

Una curiosità: in questi giorni si parla molto di “Joker”. Ha avuto modo di vederlo?

Purtroppo non ancora perché sono andata tre giorni fa con mio figlio, che ha 9 anni. Avevamo già comprato il biglietto, ma non ci hanno fatto entrare perché è vietato ai minori di 14. Mi auguro di vederlo nei prossimi giorni, e ci andrò da sola!

Con una risata e un ringraziamento ci congediamo. Ora rimane l’augurio per il nostro nuovo direttore di iniziare al meglio questa avventura alle redini del CAPAS.

di Federica Mastromonaco

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