Restauro di San Francesco del Prato, il punto della situazione

IL COMPLESSO SI AVVIA A DIVENTARE UN CENTRO RELIGIOSO E CULTURALE

In restauro dal 3 settembre 2018, lo storico complesso monumentale di San Francesco del Prato, dopo oltre vent’anni di abbandono da quando nel 1992 il carcere era stato dismesso, sta raggiungendo grazie al Comitato per San Francesco del Prato, tutti gli step necessari che lo porteranno ad essere recuperato entro l’8 dicembre 2020.

L’avvenimento sarà uno dei fiori all’occhiello del calendario degli eventi di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. Il restauro potrà dirsi però definitivamente completato soltanto nel 2022, quando si avrà il recupero funzionale del piano terra (ex carcere) e si saranno restaurati tutti gli affreschi. L’8 dicembre 2020 la struttura sarà affidata ai frati francescani, un tributo all’ordine monastico che nel lontano 1240 ne iniziò la costruzione. Oltre a recuperare la funzione di culto la chiesa sarà dimora di eventi e manifestazioni culturali. D’altronde lo è stata già negli scorsi giorni, quando ha ospitato la prima e le repliche dell’opera Luisa Miller per la regia di Lev Dodin, in occasione del Festival Verdi, per la cui edizione 2020 è stata già confermata un’altra opera sempre a San Francesco: il Macbeth in francese. Tra gli eventi già ospitati nel recente periodo anche il monologo teatrale Pierre e Mohamed, tratto dal testo di Adrien Candiard, il concerto del Trio di Parma, il concerto di Massimo Quarta e l’orchestra I Musici di Parma diretta da Vassilis Christopoulos.

COME SI PRESENTERÀ LA CHIESA? – Il progetto finale del restauro, come mostrato sul sito ufficiale del Comitato per San Francesco del Prato, prevede che le finestre della facciata frontale siano chiuse. Rimarrà però una loro traccia leggibile. Questo lavoro, come si può vedere nella foto in apertura a questo articolo, è già stato svolto. Le finestre laterali della facciata, invece, restano aperte e sono state allungate creando due profonde aperture quadrangolari ai lati.

I lavori all’interno riguarderanno invece la pavimentazione e gli affreschi delle pareti. L’obiettivo è quello di ripristinare il pavimento delle tipiche chiese francescane medievali: fatto di cocciopesto e laterizia. La ristrutturazione segue le direttive che stabilì San Bonaventura nel 1260, con gli Statuti del Capitolo Generale di Narbonne, un documento che descrive i criteri per costruire una chiesa. Sarà poi recuperato e ricostruito tutto il complesso pittorico degli affreschi dell’abside, adesso ricoperto di intonaco.

Come spiega Stefano Andreoli, coordinatore del direttivo del Comitato, “i lavori non si sono sostanzialmente mai interrotti”. Anche durante questo periodo di spettacoli teatrali e musicali infatti: “una piccola parte dei lavori è stata svolta in compatibilità alle esigenze di tutti. La priorità è stata ovviamente il consolidamento strutturale del complesso che giaceva in stato di abbandono e precarietà.  A tal proposito Andreoli ha evidenziato come: “il bene era in uno stato di deperimento totale. In tutta l’ala nord c’erano numerose infiltrazioni d’acqua e l’edificio era in notevole pericolo di tenuta“.

Il 19 ottobre si è svolto l’ultimo spettacolo teatrale e ci si augura che possano esserci altri eventi in questo luogo suggestivo prima dell’8 dicembre 2020. La priorità sarà data tuttavia alla continuità dei lavori, come ha confermato il coordinatore: “Faremo il possibile per ospitare altri spettacoli, è chiaro però che il criterio primario sia quello dello svolgimento dei lavori per poter riconsegnare la chiesa alla città”.

UN RESTAURO IN NOME DEI VALORI FRANCESCANI – “La città si riappropri di sé stessa, insieme lavori per dei progetti comuni e, riscoprendo quei valori che hanno ispirato la costruzione del complesso, li viva oggi per rilanciarli in futuro”: questo il messaggio che Andreoli ha lanciato a nome di tutto il Comitato per San Francesco del Prato. I valori a cui fa riferimento sono i valori francescani dell’amore per il prossimo e per la natura, che possono essere interpretati non soltanto attraverso un’ottica religiosa, ma anche attraverso una chiave di lettura laica di responsabilizzazione civile e di cittadinanza attiva.

Questi valori saranno il veicolo attraverso cui si riscatterà la storia di un luogo che per molto tempo ha ospitato violenze e angherie. Ne è ben consapevole Oreste Galli, 92enne che, accusato di essere partigiano, nel 1945 fu rinchiuso a San Francesco del Prato per due mesi: costretto a interrogatori, torture, paura e fame dalle truppe nazifasciste. Galli spera così nella riapertura del complesso come atto dovuto alla memoria e come ritorno alla vita: “Spero proprio che tutti comprendano il valore di questa Chiesa, che in molti decidano di partecipare al suo ritorno alla vita: è l’unico modo perché nulla vada perduto, perché la memoria di ciò che è stato si mantenga anche nel futuro”.

IL COMITATO E I SOCI PROMOTORI– Esempio di cittadinanza attiva, il restauro ha richiesto ingenti somme che il Comitato per San Francesco del Prato ha raggiunto coinvolgendo società come Barilla, Fondazione Cariparma, Crédit Agricole Italia, Famiglia Chiesi e FAAC, dalle quali ha raccolto 3,5 milioni di euro. Il Comitato è invece composto dai rappresentanti della giunta comunale, della Diocesi di Parma e della realtà accademica.

VISITE E DONAZIONI – Rimasti parzialmente fermi dal 14 settembre per gli spettacoli, i lavori riprenderanno a pieno ritmo il 4 novembre. Questo sarà il penultimo fine settimana in cui sarà possibile visitare la struttura e ammirare il rosone dai 16 raggi, ossia il doppio delle beatitudini angeliche scolpito nel 1462 da Alberto da Verona.

Si potrà farlo previa donazione online di almeno 10 euro al sito https://www.sanfrancescodelprato.it/it/.

 

 

di Angelo Baldini

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*