“Il mondo del calcio deve dire basta” – Thuram parla di razzismo ai giovani parmigiani

L'EX CALCIATORE DI PARMA E JUVENTUS INTERVIENE SUL CASO BALOTELLI

Liliam Thuram durante l’evento “I colori del futuro” all’interno dell’istituto IPSIA “Primo Levi” di Parma.

Liliam Thuram è tornato a parlare del problema razzismo durante l’evento I colori del futuro, sostenuto dalla Fondazione Pizzarotti presso l’istituto IPSIA Primo Levi di Parma, per approfondire con i giovani delle scuole i fatti di Verona che hanno coinvolto l’attaccante del Brescia Mario Balotelli durante la partita di Serie A Hellas Verona – Brescia del 3 novembre.

I FATTI – L’ex interista è stato vittima per l’ennesima volta di un brutto episodio a sfondo razzista. I fatti si sono verificati al 9′ del secondo tempo quando l’attaccante del Brescia, preso di mira dai cori razzisti dei tifosi dell’Hellas, si è fermato e ha calciato violentemente il pallone in curva minacciando di andarsene. Sono stati i suoi compagni di squadra e i giocatori del Verona a calmarlo e a prendere il controllo della situazione. Dopo uno stop di circa 4 minuti, il gioco è potuto riprendere normalmente. 

Liliam Thuram, ex calciatore di Parma e Juventus ai microfoni prima dell’evento.

Dopo la gara le reazioni si sono molto presto fatte vive. In primis Balotelli che  ringrazia i colleghi sul proprio account Instagram: “Grazie a tutti i colleghi in campo e non per la solidarietà avuta nei miei confronti e a tutti i messaggi ricevuti da voi tifosi… grazie di cuore. Avete dimostrato di essere veri uomini non come chi nega l’evidenza”. Sempre su Instagram Mario ha ripostato un video di Adriano Nuzzo, fondatore dell’associazione We Africa, che circondato da bambini, dice: “Mario, il razzismo è solo ignoranza. Purtroppo ce ne sono tanti, ignoranti”.

LE DICHIARAZIONI DEL VERONA – Sconcertanti sono state le reazioni di alcune personalità che hanno sostenuto di non aver sentito nulla, quando in un video ripreso da un tifoso e girato in rete si vede Balotelli fermarsi, prendere il pallone e lanciarlo in direzione della curva, in seguito a dei canti a colorazioni scimmiesche. Ivan Juric, l’allenatore del Verona, ha dichiarato di aver “sentito cori, fischi e sfottò, ma nessun coro razzista“. Anche Maurizio Setti, presidente del Verona, ha rilasciato dichiarazioni simili: “noi tutti oggi, al Bentegodi, non abbiamo sentito alcunché. Posso solo dire che i tifosi del Verona sono particolari. Hanno un modo di sfottere gli avversari carico di ironia ma il razzismo qui non esiste, da tempo, almeno da quanto ci sono io alla guida del club. Siamo i primi a condannare episodi di questo genere. Balotelli lo conosco da tempo: è un bravo ragazzo e un grande campione; è chiaro che un suo gesto venga ampliato. Mi dispiace, qualora sia successo, che uno spettatore abbia insultato Mario ma credo che oggi la cosa, per me nulla, rischi di essere ingigantita”.

Scandalose invece sono state le dichiarazioni del capo ultrà del Verona, Lucas Castellini, il quale aveva avuto delle parole durissime nei confronti del giocatore affermando che i cori razzisti che aveva ricevuto erano solo “folklore” e che “Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano“. Dichiarazioni non gradite al club gialloblù, che ha subito adottato dei provvedimenti all’incontro del leader locale di Forza Nuova. In una nota ufficiale pubblicata sul sito del club, all’indomani dei fatti, Castellini viene bandito dall’accesso allo stadio fino al 2030: “Verona – Hellas Verona FC comunica di aver adottato nei confronti del Signor Luca Castellini una misura interdittiva che, proporzionata alla gravità dei fatti, alla luce di quanto previsto dagli artt. 6 e 7 del Codice Comportamentale, essendosi trattato di un comportamento basato su considerazioni ed espressioni gravemente contrarie a quelle che contraddistinguono i principi etici ed i valori del nostro Club, prevede la sospensione di gradimento nei confronti del Signor Luca Castellini da parte di Hellas Verona FC sino al 30 giugno 2030″.

LE PAROLE DI THURAM – Tutto questo è stato oggetto di discussione e riflessione anche durante la giornata di venerdì 8 novembre quando Liliam Thuram, ex calciatore francese e campione del mondo nel 1998, è tornato a Parma, città in cui ha militato per 5 anni e dove ha vinto una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.

L’ex calciatore di Parma e Juventus ha ribadito ai microfoni le sue opinione e sensazioni riguardo l’episodio di razzismo nei confronti dell’attaccante del Brescia. La gente non nasce razzista, lo diventa – afferma Thuram poco prima dell’inizio della conferenza – a volte sono i politici che portano questo discorso di odio. Sono i giocatori bianchi, quelli che non subiscono il razzismo, che devono avere il coraggio di dire ai tifosi che non si può più continuare così”.

Alla domanda sul essere favorevole o meno alla sospensione delle partite per casi di razzismo l’ambasciatore di Unicef risponde di sì: “perché permette di riflettere e di pensare ad aiutare la persona aggredita, tuttavia – continua Thuram – l’interruzione della partita è molto difficile perché stiamo parlando di soldi e la gente pensa che continuare il business nel calcio sia più importante che combattere il razzismo”.

L’ex calciatore è intervenuto in mezzo ai giovani ragazzi della scuola spiegando che: “il mondo del calcio deve dire basta all’umiliazione in campo solo perché si è neri, non è un mio problema – e ancora – Sono le persone che fanno il verso della scimmia ad avere dei problemi, perché pensano di essere superiori”. Il calciatore francese afferma l’esistenza di “una cultura che accetta l’umiliazione” e  dove la gente continua ad essere umiliata per il colore della pelle. “Bisogna combatterla”, questa subcultura.

Le parole di Liliam Thuram fanno riflettere e mettono in luce una realtà e un sistema, non solo calcistico ma anche culturale, dove il problema del razzismo è ancora presente, vivo ma soprattutto lontano dall’essere risolto.

Quando si fermeranno una volta per tutte questi episodi di discriminazione? Probabilmente non lo sapremo mai, ma una cosa è certa: se non ci sono risposte concrete, se parole e gesti non vengono messi insieme come offensiva radicale a tali comportamenti, assisteremo sempre passivi a fenomeni del genere.

di Andrea Cicalò e Aristote Tchinda

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*