Cinema e Neuroni specchio: la ricerca di Parma diventa internazionale

IL LIBRO 'LO SCHERMO EMPATICO. CINEMA E NEUROSCIENZE', NATO DALLA COLLABORAZIONE TRA I PROFESSORI MICHELE GUERRA E VITTORIO GALLESE ARRIVA IN INGHILTERRA GRAZIE ALLA OXFORD UNIVERSITY

Foto di Cinematografo.it

È difficile spiegare quali siano le sensazioni che suscita vedere un film al cinema o, forse in maniera meno intensa, alla televisione. Sono vastissime le emozioni che si possono provare: noia, spavento, orrore, ma anche gioia, divertimento, persino felicità. Lo spettatore può davvero empatizzare con il protagonista del film? Fino a che punto è possibile immedesimarsi nella persona o nelle scene proiettate al centro di uno schermo?

Hanno provato a scoprirlo tramite degli esperimenti Vittorio Gallese, neuroscenziato che ha partecipato alla scoperta dei neuroni specchio e docente del Dipartimento di Medicina e Chirurgia e Michele Guerra, esperto di cinema nonchè assesore alla coltura del comune di Parma e docente del Dipartimento di discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali (DUSIC). Insieme i due ricercatori hanno infatti scritto il libro “Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze”, pubblicato in Italia nel Novembre del 2015, e di nuovo, nei primi giorni di ottobre 2019, dalla Oxford University Press, casa editrice di fama mondiale di proprietà della Oxford University.

UNA TRADUZIONE AGGIORNATA – Intervistato, Gallese spiega che il libro è stato acquistato dalla casa editrice inglese alla fine del 2017 e dopo un ampio lavoro di rielaborazione dell’opera e di correzione delle bozze, la traduzione si è conclusa nell’estate di quest’anno, per poi arrivare alla recentissima pubblicazione. “Io e Michele abbiamo ricevuto le copie una decina di giorni fa – spiega il neuroscienziato – È stata quasi una riscrittura del libro, poichè c’era la necessità di aggiornare alcuni aspetti dei risultati degli esperimenti che non c’erano nella versione italiana precedente e che abbiamo inserito nell’edizione appena uscita”. Il lavoro di traduzione e aggiornamento ha infatti visto al lavoro i due autori per un anno e mezzo circa, impegnati per restiuire una versione ancora più completa e lineare.

Gallese riferisce infatti come la traduzione in inglese abbia fatto acquistare all’opera, a suo parere, una maggiore fluidità dell’esposizione, un’ulteriore chiarezza e concretezza, in quanto l’inglese sarebbe la lingua franca per eccellenza, capace di permettere la comunicazione tra persone di lingua nativa differente. “Per ora il libro è stato riscritto solo in inglese, non siamo al corrente di altri progetti, ma ci auspichiamo che la nuova versione anglosassone possa invogliare qualcuno a tradurlo in altre    lingue come francese, spagnolo o tedesco“, continua il professore.

 

IL BINOMIO TRA SCIENZA E UOMO – La collaborazione tra Guerra e Gallese nasce nel 2010, quando il primo scrisse un’email al secondo spiegando di aver approfondito la lettura di alcuni suoi lavori ed esperimenti nell’ambito delle arti visive. Venne proposta in questo modo un’idea di cinema come ambito di applicazione ideale per la teoria della simulazione incarnata, un meccanismo mentale che consente di comprendere il senso delle azioni altrui, e, da anni, uno dei principali temi di ricerca di Gallese. Successivamente i due autori hanno organizzato un incontro che ha visto fin dal principio una forte complicità tra i due: “Ci siamo subito intesi, si è subito stabilito un rapporto di amicizia” confida Gallese. Da quell’incontro è nato poi un lungo e approfondito lavoro teorico di preparazione che ha portato poi all’uscita del libro cinque anni dopo. Una collaborazione particolarmente prolifica, che ha trovato un punto di incontro non scontato tra discipline scientifiche ed umanistiche, ancora troppo spesso considerate come qualcosa di opposto ed inconciliabile. Proprio a tal proposito inoltre, a metà settembre 2019, Guerra e Gallese hanno fondato il laboratorio di ‘Neuroscience and Humanity’, con l’ambizione di creare delle occasioni di scambio e di arrichimento reciproco tra il mondo delle neuroscienze e quello delle scienze umane.

Un esempio di operatore con steadicam

ESPERIMENTI: LA STEADICAM IN PRIMO PIANO – Il lavoro di apprendimento ed elaborazione teorica ha posto le basi per i primi esperimenti, pubblicati nel 2014 e protagonisti della stessa opera. Gallese spiega come lui e Guerra abbiano deciso di concentrarsi su due aspetti fondamentali dello stile cinematografico: i movimenti di macchina e il montaggio. Per quanto riguarda i movimenti di macchina uno degli esperimenti prevedeva di sottoporre degli spettatori alla visione di una stessa scena in quattro modalità di ripresa differenti: inquadratura statica, zoom in avanti, movimento su rotaie in stile Dolly e Steadicam, un complesso supporto meccanico che permette all’operatore di filmare con grande libertà di movimento. Utilizzando la tecnica dell’elettroencefalografia (EEG) ad alta densità, è stato possibile rilevare che la modilità di ripresa con la Steadicam, affermatasi definitivamente a partire dal film Shining di Kubrik, è quella che causa la maggior attivazione del sistema motorio dello spettatore. “Abbiamo l’ambizione di poter dire che abbiamo dimostrato empiricamente perchè la Steadicam è così potente nel portarci dentro lo schermo, nel farci immedesimare con l’occhio della camera. Abbiamo dato le spiegazioni neuroscientifiche di come questo avvenga a livello del cervello e abbiamo ripetuto la stessa azione con il montaggio cinematografico”. Gallese cita inoltre a tal proposito l’effetto Kulesov, un fenomeno cognitivo che spiega come il montaggio cinematografico e il susseguirsi delle scene influenzino le sensazioni trasmesse a chi guarda: “È un modo in cui il cinema usa il contesto per aumentare la risposta emozionale degli spettatori”.

NOVITA’ DELLA VERSIONE INGLESE– L’esperimento con la Steadicam è stato però solo accennato nell’edizione italiana, in quanto il progetto di ricerca, che fa parte della tesi di una studentessa del professor Gallese, non era ancora stato reso noto ai tempi della prima pubblicazione. La scena filmata e citata nel libro italiano vede come protagonista un uomo all’interno di una stanza che afferra un oggetto dietro ad un tavolo. Il maggior coinvolgimento tradotto nell’attivazione del sistema nervoso di chi vedeva questa scena non spiegava però se l’effetto era dovuto, oltre che alla modalità di ripresa stessa, anche alla simulazione dell’azione dell’attore. Per questo motivo il secondo esperimento, che viene inserito nell’edizione inglese riportando la versione integrale del lavoro, è stato fatto con la Steadicam che si muove nello stesso setting ma togliendo l’uomo dalla stanza, che appare quindi vuota. “Anche in questo caso riusciamo a dimostrare come la Steadicam vinca, cioè evochi una simulazione motoria anche se in teoria non c’è nessuna azione da emulare perchè non c’è nessun attore nella scena. Questo dà ancora più valore ai risultati del primo esperimento perchè ci dice che anche in una stanza vuota l’attivazione del nostro sistema motorio è legato alla riproduzione del movimento di avvicinamento dell’operatore, dell’occhio della telecamera” continua il professor Gallese. Ecco spiegato il meccanismo della simulazione incarnata: vedere un’azione significa anche simularla nel proprio sistema corporeo, pur restando fermi.

EMPATIA E NEURONI SPECCHIO – “La comprensione empatica dell’altro ha un forte coinvolgimento corporeo e quindi il meccanismo della simulazione è la traduzione funzionale di questo comportamento – continua a spiegare Gallese – La scoperta dei neuroni specchio ha dato un fortissimo contributo a rivalutare il tema dell’empatia“. Sempre secondo il professore, per alcuni teorici del cinema parlare di emozioni significava parlare di ‘quasi-emozioni‘ ovvero di qualcosa di diverso dalle esperienze emotive suscitate dal mondo empatico, dalla comprensione degli altri.  “Lo schermo empatico” afferma invece il contrario, ossia che le emozioni vissute al cinema o alla televisione siano vere e genuine, e che vadano lette esattamente come quelle di tutti i giorni. Sempre in questa direzione, Gallese rivela che attualmente è in programma una serie di nuovi esperimenti sul rapporto musica-immagine nel coinvolgere lo spettatore.

VERSO IL FUTURO – L’ultimo capitolo del libro analizza i nuovi media come la go-pro, l’action-cam, gli schermi portatili, domandandosi come la rilocazione delle immagini nello schermo dei tablet e degli smartphone possa condizionare l’esperienza estetica, di fondamentale importanza secondo Gallese: “Io credo che l’estetica oggi sia una delle chiavi per leggere la contemporaneità. Perchè l’educazione, l’informazione e la comunicazione politica sempre di più passano attraverso la diffusione di immagini con queste modalità”. Oggi si conosce ancora pochissimo di cosa succede nella mente di chi guarda queste tipologie di schermi e di come possano influenzare il nostro modo di apprendere e di interpretare le immagini”. Quello che vogliamo fare nei prossimi anni – conclude il neuroscienziato – sono  degli studi che mettano al centro l’esperienza estetica, vedendo in essa il nucleo portante che spiega chi siamo e come funzioniamo nella società contemporanea del mondo digitale e dei social”.

Parlando di empatia dunque, i due autori sottolineano come la partecipazione di chi guarda non si limiti ad essere passiva. Grazie al contributo del nostro sistema motorio nel farci immedesimare con i personaggi sullo schermo, ripercorrendone ed imitandone mentalmente le azioni, prendiamo attivamente parte alla storia del film. Nessuna sorpresa dunque se i protagonisti delle pellicole che più ci stanno a cuore, arrivano ad essere nostri consiglieri, ispiratori o addirittura modelli di vita. Il forte potere del cinema che commuove ed emoziona è infatti quello di saper creare un legame tra gli spettatori e le personalità che lo animano, nelle cui capita spesso di rivedere noi stessi.

di Arianna Banti

2 Commenti su Cinema e Neuroni specchio: la ricerca di Parma diventa internazionale

  1. Complimenti ad Arianna Banti, che ha scritto un pezzo esauriente ma, soprattutto, chiaro anche al profano. Una domanda: quando sarà disponibile la versione inglese di Gallese – Guerra? E’ già acquistabile su Amazon.it o su Amazon.co.uk? Grazie per l’informazione
    Maria Grazia Fala’

    • Arianna Banti // 1 marzo 2020 a 23:55 // Rispondi

      Grazie!Seppur in ritardo rispondo che sì il libro è acquistabile già da un po’ su Amazon con il titolo “The Empathic Screen: Cinema and Neuroscience”

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