Sanremo 2020 come un Capodanno in piazza: le pagelle
L’EDIZIONE NUMERO 70 DEL FESTIVAL FA IL RECORD DI ASCOLTI E PROMUOVE AMADEUS: LE PAGELLE PER PROMOSSI E BOCCIATI DELL'ARISTON
C’erano le polemiche sul presunto sessismo nelle dichiarazioni di Amadeus e le accuse all’ex cantante mascherato Junior Cally a fare da premesse a questo festival: alla fine però, Sanremo 2020 sarà ricordato per il “Buco gate” e i ragazzi di Via Massena.
Amadeus: 7
Voleva un festival improntato sull’amicizia e con le donne al centro. I numeri gli hanno dato ragione: nella serata finale lo share ha raggiunto picchi oltre il 60%, ma è tutto merito delle scelte del direttore artistico? Parzialmente. Da una parte perché la frizione fra Fiorello e Ferro ha fatto saltare il copione degli amici grati e felici di esserci, dall’altra perché Sanremo 2020 è stato tutto fuorché femminile. Il conduttore Rai però, è riuscito nell’intento di offrire al pubblico uno spettacolo leggero, non impegnato e capace di sollevare lo spettatore dall’ansia dei problemi dell’Italia e del mondo per cinque giorni interi.
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Fiorello: 6
Se ti chiami Rosario Fiorello non puoi fare da spalla a nessuno: eppure, l’escamotage dell’amico di gioventù a Sanremo per onorare una promessa, era perfetto per prendersi il palco più importante d’Italia senza la responsabilità di eventuali fallimenti. Fiorello è l’animatore turistico che ce l’ha fatta, l’arte di far passare per improvvisato il proprio copione è un talento di pochi e sarebbe ipocrita non ammettere che averlo nel cast è stata una preziosa garanzia di successo. Lo showman siciliano però non ha osato, non ha spettinato nessuna criniera e Coletta in prima fila ha dormito sogni tranquilli. Ma non è certo per questo che non si va oltre la sufficienza: i continui “-ismi” che deridono le polemiche sorte nel pubblico nelle settimane precedenti al Festival, hanno “divertito” ma nel senso etimologico del termine. Come spiega Michela Murgia: “L’effetto è stato quello di divergere dalla questione sessismo evocandola continuamente: in quella cornice di esagerazione tutta fatta di -ismi, anche il sessismo appare come un’isteria senza senso”.
La co-conduzione femminile: 4,5
Ad oggi non convince ancora la storia delle donne al centro: non è che se ne metti undici sul palco, hai risolto il problema. Specialmente se i criteri di selezione si basano sul numero dei follower su Instagram. Diletta Leotta, Georgina Rodriguez, Francesca Sofia Novello, fidanzate o mogli di qualche vip e “bellissime”, hanno portato sul palco rispettivamente un monologo sulla bellezza interiore altamente retorico, un tango sudamericano e un’esibizione al pianoforte che nella già intasata scaletta del festival sono risultate solo forzature. La bravura delle altre invece, è stata marginalizzata dagli orari tardi destinati ai monologhi delle giornaliste Emma D’Aquino e Laura Chimenti. Il racconto biografico di Rula Jebral fa eccezione, ma inutile raccontarsi storie, non è per questo che verrà ricordato Sanremo 70. Eppure, Sabrina Salerno bastava e avanzava accanto ad Amadeus per chiudere il cerchio dei ragazzi di Via Massena, sede di Radio Deejay che li ha visti nascere nel mondo dello spettacolo.
Diodato: 9
Non era semplice spuntarla contro un Francesco Gabbani che ogni volta sembra contenere la ricetta della vittoria in tasca e neppure contro i freschi Pinguini. Ma Diodato ha avuto il coraggio di un uomo che mette a nudo i propri sentimenti e ha urlato la sofferenza in una ballata classica e moderna insieme che convince soprattutto la critica e la giuria demoscopica (al televoto il cantautore tarantino non è arrivato primo). Lo hanno apprezzato tutti, anche chi ha sottolineato un look semplice e casto o il volto sempre trasognante di chi – se la possiede – nasconde grinta e voglia di farcela. Non a caso, dopo la finale fa subito riferimento a una vittoria condivisa con la propria crew. Ma è con la dedica alla sua martoriata Taranto che marca il confine tra chi canta e chi vive la musica. Bravo!
Francesco Gabbani: 7,5
Non ne sbaglia una e stavolta si è pure evoluto portando in gara una ballata d’amore che lo obbliga a togliersi i girocollo colorati e indossare giacche eleganti. Conquista il pubblico e perde solo perché Diodato è uno dei migliori cantautori in questo momento, con una bellissima voce.
Pinguini Tattici Nucleari: 8,5
Loro freschi e allegri, il pezzo intelligente. Non era facile conquistare il podio. Ottengono il favore del pubblico e convincono le giurie. Meritatissimo terzo posto.
Achille Lauro: 9
Sì, ha vinto anche lui. Sempre per la storia del tempo che dà ragione: la forza propulsiva sanremese tenderà adesso a scemare, qualche canzone ci terrà compagnia fino all’estate e l’uragano festival si spegnerà, lasciando alle radio il compito di assegnare ancora qualche premio: ecco, Achille Lauro ne otterrà diversi con la sua “Me ne frego”, mentre oggi può raccogliere la soddisfazione di un’idea nata e compiuta per restare nella memoria della gente. Le sue esibizioni ci obbligano a riscrivere il senso della contemporaneità, così infarcite di cultura da portarci a riflettere su cosa volesse dire, e c’è riuscito. Per i pigri, cercasi “mascolinità tossica”.
Levante: 8
Stupenda baccante, canta la sua Tikibombom come in preda a una danza isterica che libera dalle catene della vita: un testo impegnato che parla di diversità, non immediato ma portato sul palco con regalità e femminilità superlative. Al suo primo festival, Levante si afferma nel panorama delle cantautrici italiane (invero, non molte).
Piero Pelù: 8
Preferite una performance più rock e scoppiettante? Rivedete Pelù nella serata finale con la sua Gigante, mentre si improvvisa scippatore ed esibisce il torace scarabocchiato sopra quei fighissimi pantaloni in pelle lucida neri.
Anastasio, Rancore, Junior Cally: 7
Dovremmo dirgli grazie. Con loro, il rap a Sanremo entra definitivamente tra i generi contemplati e apprezzati. Il primo con una sola parola descrive la sua nuova generazione: “disinnescato”; il secondo ha un testo capolavoro che si porta a casa il premio Sergio Bardotti, vinto per il secondo anno consecutivo. Cally, pur non premiato da nessuna classifica, si esibisce con una bella faccia e un bel brano. Ascoltare per credere!
Elodie: 7
L’impronta di Mahmood era tangibile, lei è cresciuta di sera in sera. La sensualità un valore aggiunto. Vera Andromeda.
Le Vibrazioni: 7
Sarcina e i suoi sono tornati. Pezzo rock e travagliato, in pieno stile Vibrazioni.
Elettra Lamborghini: 6,5
Diciamolo, la sua canzone era in gara esattamente perché in gara non ci sarebbe dovuta stare, e i motivetti funzionano. Lei inoltre, è stata spontanea nel suo essere Elettra…Elettra Lamborghini.
Masini, Pavone, Tosca, Irene Grandi, Enrico Nigiotti, Raphael Gualazzi: 6
Tosca vince la serata cover in cui votava solo l’orchestra e ci ricorda la bella musica e il bel canto. Nigiotti perde un’altra occasione, eppure il festival dovrebbe averlo capito un po’. Rita Pavone, al netto dei suoi 85 anni, ha mostrato molta più grinta di altri e si è adattata ai nuovi linguaggi. La Grandi ha un grande animo che si vede sempre quando canta. Masini è un frutto maturo. Raphael Gualazzi ci fa sentire la mancanza de L’estate di John Wayne.
Bugo e Morgan: 5
Un giudizio “sincero”: hanno dato spettacolo.
Michele Zarrillo, Giordana Angi, Alberto Urso, Paolo Jannacci, Riki: 2
Noiosi, prevedibili e anonimi.
di Sofia D’Arrigo
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