“Voci dalla Shoah”: testimonianze per combattere il negazionismo in Italia

LA RIPUBBLICAZIONE DEL LIBRO EDITO DA GASPARI EDITORE PER NON DIMENTICARE IN UNA ITALIA DOVE CRESCONO LE PAROLE D'ODIO

I sopravvissuti alla Shoah che possono ancora testimoniare l’Olocausto, vengono sempre più meno. Viene pian piano meno la forza di tramandarne la memoria storica alle generazioni future, diventa sempre più difficile, ma anche importante lasciare quindi tracce indelebili. Stando alle statistiche di Eurispes 2020, infatti, il rischio di dimenticare c’è: dal 2004 ad oggi la percentuale di italiani che negano la Shoah è passata dal 2,7% al 15,6%. Ciò ha portato a uno sdoganamento del negazionismo negli ultimi anni, che attraversa tutti gli schieramenti politici, sia a destra che a sinistra.

Tra le tante iniziative volte a contrastare questa deriva è la recente ripubblicazione di un volume di 25 anni fa, Voci dalla Shoah, edito da Gaspari Editore. Il testo, curato dall’insegnante e scrittore Claudio Facchinelli, raccoglie le prime testimonianze scritte di 3 sopravvissuti: Goti Bauer, Liliana Segre e Nedo Fiano. Inoltre, il volume è arricchito con un’antologia tratta dal Dizionario del Lager dello scrittore rumeno Oliver Lustig, anch’egli superstite di Auschwitz.

Durante la presentazione del libro che si è tenuta a Milano giovedì 13 febbraio, l’editore Marco Gaspari ha raccontato un aneddoto legato a quel volume: un giorno, qualcuno ha sputato sulla vetrina di una libreria Einaudi che Gaspari gestisce a Udine, proprio nel punto in cui era esposto il libro. “All’inizio pensavo fosse una casualità, ma quella notte mi ricordai di ciò che diceva la Segre, sui ragazzini della sua stessa età che le sputavano addosso quando usciva dalla fabbrica in cui era costretta a lavorare. La mattina dopo ho denunciato l’accaduto ai giornali e alla Digos, perché non bisogna mai lasciar andare le cose. Mi sento contento di averlo fatto, perché non bisogna mai abbassare la guardia.” Durante la presentazione, Il curatore Facchinelli ha aggiunto che “è un segno che questi sono libri scomodi, che danno ancora fastidio a qualcuno,” e pertanto devono essere divulgati.

Nella stessa occasione, Facchinelli ha spiegato cosa lo spinse, negli anni ’90, a pubblicare il libro per la prima volta: “Stavo organizzando incontri di formazione per gli insegnanti e in uno, fatto con Goti Bauer nelle scuole superiori dei gesuiti, al termine il preside mi disse: ‘Ecco, avete ascoltato un testimone. Ora vi è stato passato questo testimone, siete voi che potrete andare avanti e mettere a tacere coloro che negano. Quello che è successo l’abbiamo sentito da chi si trovava lì e l’ha vissuto’.” Inoltre, ha affermato che è importante tenere viva la memoria, soprattutto dato che la Segre “da maggio di quest’anno smetterà di andare a parlare nelle scuole, mentre Fiano e la Bauer hanno smesso da tempo”.

In una intervista rilasciata a Parmateneo, Facchinelli spiega che si è “reso conto che questo libro non dovrebbe mai uscire di catalogo, perché ha una valenza significativa e anche un valore storico: infatti, è stato il primo libro che ha raccolto le testimonianze di sopravvissuti, in una forma non letteraria, ma documentata“. Per quanto riguarda, poi, il ruolo che la scuola e l’Università ricoprono nel tramandare la memoria, ha aggiunto: “Sono assolutamente convinto dell’importanza delle informazioni fornite del libro. Il crescente negazionismo è molto triste, e l’istruzione è il modo per respingerlo.”

“Se da un lato il piano di Hitler di cancellare gli ebrei dalla faccia della Terra non è riuscito, dall’altro lato è riuscito a uccidere culture e tradizioni: chi oggi sa più comporre musica Klezmer? Chi sa più parlare lo Yiddish, a parte qualche specialista? Tutta una letteratura e una tradizione è sparita dalla faccia della Terra, e questo è molto triste”.

Durante l’evento è intervenuta anche la senatrice Liliana Segre, che in merito al crescente negazionismo ha dichiarato: “Leggendo Primo Levi, mi sono resa conto che nell’indicibile di Auschwitz, c’è la spiegazione dei negazionisti: in questo indicibile c’è tutta la potenza che hanno i negazionisti, perché se qualcosa è talmente aldilà della realtà conosciuta da molti, è più facile credere che Auschwitz non sia mai esistita. Per questo è un bene che esista il libro e l’editore che riceve lo sputo sulla vetrina, perché lo sputo non è che l’inizio. Chi lo riceve dovrà andare a denunciare, in modo che le parole d’odio che vengono subito dopo lo sputo si trovino in un mondo che sta a sentire e condanna le parole dell’odio”.

 

di Nathan Greppi

 

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