Barbara Voghera: una vita dedicata al teatro

PROTAGONISTA DA PIU' DI VENT'ANNI ALLE OPERE DI LENZ FONDAZIONE, L'ATTRICE CON SINDROME DI DOWN SI RACCONTA

Barbara Voghera, Lenz Fondazione – foto di Francesco Pititto.

Marzo è mese di ricorrenze e Parma le vuole celebrare tutte: dalla Festa della donna, alla Giornata internazionale dei diritti di questa ma anche quella delle persone con la sindrome di Down e quella della Marionetta.

In questo mese comincia un altro importante pilastro del ricco programma di Parma Capitale della cultura 2020, quello di Lenz Fondazione, associazione parmigiana attiva da anni nel campo delle visual e performing arts. Il progetto di quest’anno ha come tema focale una profonda indagine sul rapporto fra arte e istanze filosofiche nel tempo presente e quindi in un orizzonte culturale ampio e stratificato.

Il 20 marzo andrà quindi in scena a Lenz Teatro a Parma lo spettacolo Altro Stato, assolo della celebre attrice con sindrome di down Barbara Voghera. L’opera – creata dalla regista Maria Federica Maestri insieme al drammaturgo Francesco Pititto – è composta da altri due assoli: Flowers like stars?, che vedrà in scena Valentina Barbarini con debutto il 27 marzo e Hipógrifo Violento {My Violent Hippogriff}, la cui protagonista sarà Sandra Soncini, in prima nazionale il 3 aprile.

Altro Stato non è solo un progetto di indagine scenica sui rapporti tra Teatro Contemporaneo e Teatro di Figura, promosso da Lenz in collaborazione con il Castello dei Burattini di Parma e UNIMA (Union Internationale de la Marionnette), ma è anche l’inizio di una stagione dedicata all’arte al femminile. Infatti in novembre si terrà la venticinquesime edizione del Festival Internazionale di Visual & Performing Arts Natura Dèi Teatri, un’edizione totalmente interpretata dalle opere performative di donne artiste e dalle riflessioni di studiose e critiche della scena contemporanea.

Barbara Voghera, Lenz Fondazione – foto di Francesco Pititto

UNA VITA DEDICATA AL TEATRO – Abbiamo intervistato Barbara Voghera, chiedendole del suo rapporto con quello che è ed è stato per tanti anni la sua casa: il teatro

Cosa ancora oggi, dopo tanti anni, la appassiona di questo mondo?
Sono orgogliosa di quello che ho imparato in questi anni, felice di avere vissuto esperienze tanto diverse fra loro. E sono contenta di leggere, insieme a Maria Federica, quello che i critici scrivono dei nostri spettacoli: è un incoraggiamento per migliorare”.

Dei tanti ruoli che ha messo in scena, quale le è piaciuto di più? Perché?
Amleto: il primo su cui ho lavorato, perché è un personaggio che mi trasmette il senso del coraggio. Poi i personaggi del ciclo delle fiabe: Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Pollicino. Quest’ultimo, in particolare, era simpatico, richiedeva buffe espressioni del viso.

Quale ruolo le è riuscito più facile da interpretare? E quale più difficile? Perché?
Per me la principale facilità o difficoltà, in ogni spettacolo, è data dal mandare a memoria il testo. Nel caso del personaggio su cui sto lavorando in queste settimane, per Altro Stato, è stato abbastanza semplice. In altri casi è un po’ più complicato.

Quale tecnica adotta, per imparare a memoria?
Innanzi tutto occorre concentrazione. Ripeto il testo sia a voce alta che a voce bassa, creando una specie di dialogo tra me e me. A seconda dei casi, studio da sola o con altre persone.

Come ha cambiato lei e la sua vita il teatro?
Per me il teatro è coraggio. E anche felicità, che regalo agli altri e che sento io per prima. Il teatro mi ha aiutato ad affrontare le mie paure e soprattutto le mie verità.

Se potesse definirsi in tre parole, quali sarebbero?
Mi piacerebbe essere ricordata come importante, generosa e intensa.

Barbara Voghera, Lenz Fondazione – foto di Francesco Pititto

LA REGISTA DICE DI LEI – Barbara nel suo lavoro è stata accompagnata fin dal ’99 dalla regista Maria Federica Maestri che è stata la prima a sceglierla come attrice protagonista per un’opera teatrale. Ha una carriera costellata di spettacoli teatrali presentati a Parma e in tutto il mondo – solo per fare un esempio nel 1999 il suo Ham-let viene presentato al Festival del Teatro d’Europa e, nel 2017 Aktion T4, sull’eutanasia dei disabili nei campi di concentramento nazisti, viene allestito in zone della città come il Museo archeologico nazionale, Ponte Nord e all’Ospedale vecchio – e prosegue da anni una ricerca continua sulla progettazione di percorsi di sensibilizzazione teatrale rivolti ad attori disabili -dal 2000 conduce in stretta collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL di Parma un laboratorio permanente rivolto ad attori con sensibilità psichica-. Regista anche di questa nuova piece, spiega il nuovo ruolo di Barbara.

Da quale percorso artistico nasce la figura di Barbara Voghera in ‘Altro Stato’?

Barbara Voghera, Lenz Fondazione – foto di Francesco Pititto

Barbara fa parte dell’ensemble di Lenz dal 2000: una lunga, straordinaria amicizia artistica. Nel precedente allestimento de La Vita è Sogno interpretava il fool, Clarino, servo del principe Sigismondo, funzione scenica incorniciata in una dualità abbastanza convenzionale, simile a quella di Don Chisciotte e Sancho Panza, il magro, affusolato, anoressico principe e il servo cicciottello, sempre affamato. In Altro Stato vogliamo superare questa visione conservatrice della relazione servo-padrone, prevedibile dialettica sociale, per ricondurre la tensione della duplicità in un unico soggetto. In Barbara convivono – sempre in lotta – le due anime de La Vita è Sogno: la consapevolezza della tragedia senza scampo a cui è destinato l’uomo (la fame, la sofferenza perenne del Povero nell’auto sacramental de Il Grande Teatro del Mondo) e il desiderio di sottrarsi al dominio del reale dando forma ad un mondo rovesciato, liberato da leggi e regole, da convenzioni e imposizioni divine e statuali (l’Uomo e l’Arbitrio nell’auto sacramental de La vida es Sueño).

Questa oscillazione tra le due polarità etico-drammaturgiche è il campo interpretativo in cui Barbara è immersa, in un bruciante rispecchiamento esistenziale: la condizione reale dell’alterazione cromosomica destina ad una oggettiva subalternità, ad una concreta sottrazione di potere, ad una minore possibilità di realizzazione del sé.

A questa sorte – segnata da ‘una stella importuna’ (come quella di Fenix ne Il principe costante) Barbara contrappone una furia artistica sovversiva, una volontà di rivolta che non si assoggetta all’evidenza psico-fisica, bellezza e forza irriducibili versus l’arrogante violenza delle norme e della convenzioni sociali. Al tempo reale sostituisce il tempo sospeso del teatro e converte il mondo stretto della vita in un mondo largo e poetico, un Mondo Nuovo (Friedrich Hölderlin, La morte di Empedocle).

Quale relazione instaura Barbara Voghera, con lo spettatore, in questo caso?
Il corpo sentimentale di Barbara instaura un’istantanea vicinanza emotiva, una fulminante alleanza psichica con lo spettatore: Barbara non si oppone all’essere vista per quello che è, ma sovrappone allo sguardo/schermo dello spettatore una potenza espressiva imprevista ed inimmaginata.

Al contrario di Hamlet Solo – un altro solo di cui l’attrice è protagonista, allestito in prestigiosi luoghi monumentali, l’ultimo dei quali è stato il Teatro Farnese di Parma – Altro Stato ci chiede di dare forma ad uno spazio-chiave e ad un modus recitandi molto diversi: al primato del primo piano eroico di Amleto si sostituisce un campo lungo in controluce fortemente antiretorico, una sottrazione alla vista diretta, una negazione al diritto emotivo dello spettatore, un contrappunto rispetto alla funzione dell’attore-mattatore di tipo tradizionale.

 

Di Laura Storchi

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