Quarantena in famiglia, da soli o con i coinquilini?

RIMANERE COME FUORISEDE OPPURE TORNARE A CASA? TRE STUDENTESSE CI RACCONTANO LA LORO DECISIONE SU COME PASSARE QUESTA QUARANTENA

Da più di due settimane ormai non si può uscire più di casa se non per comprovati motivi di salute, urgenze o per lavoro (la maggior parte delle industrie però ora ha chiuso seguendo le decisioni prese dal Governo con l’ultimo decreto per il contenimento della diffusione del Covid-19). Quattordici giorni dunque, nei quali la vita delle persone è drasticamente mutata seguendo le regole del distanziamento sociale e dell’isolamento, nonché dell’obbligo di non uscire di casa nemmeno per le passeggiate o l’attività fisica (massimo 200 metri dal domicilio). La domanda dunque sorge spontanea… come viene percepita questa reclusione? Noi ce lo siamo chiesto ed abbiamo intervistato tre studentesse universitarie: Bianca ed Eleonora impegnate all’Università di Parma e Federica all’Università di Bologna.

Perché questa scelta? Beh la risposta è semplice: ognuna di loro sta vivendo la reclusione “forzata” – ma necessaria – in maniera totalmente diversa. Bianca è rimasta a Parma – come d’altronde Eleonora – ma al contrario di quest’ultima che la sta vivendo in solitudine, si ritrova insieme a dei coinquilini. Opposta la scelta di Federica che è rientrata alla base appena le prime sirene di panico e allarme iniziavano a suonare sullo sfondo di questo periodo così oscuro. Siete curiosi? Bene ora diamo la parola a loro tre che per comodità ritroverete come B (Bianca), E (Eleonora) e F (Federica). Dite che era intuibile ugualmente? Ci tenevamo a precisare… cominciamo!

Come state passando questa quarantena? Hobby, cucina, studio?

B – Fondamentale sto facendo la casalinga: cucino, impasto pane, pizza e ogni fonte di carboidrati. Pulisco casa, metto in ordine, faccio un po’ di training…studiare ho studiato poco.

E – Durante questi giorni chiusa in casa cerco di tenermi occupata tra qualche libro, serie tv/film, ma anche pulizie e attività fisica. Per ultima, ma non meno importante la cucina: tra torte dolci e salate il forno è sempre occupato.

F – La sto passando bene, fin ad ora non è stato troppo complicato. Il segreto è saper gestire il tempo: seguo le lezioni online dell’università (alcuni giorni anche dalle 9 alle 19), poi faccio palestra e la mia giornata è finita. Se non ho lezione comunque studio, aiuto mia mamma a pulire, vedo film, e ovviamente palestra (in casa, ovvio).

Partiamo dal principio. Cosa vi ha spinto verso le vostre rispettive scelte?

B – Ho deciso di restare perché all’inizio tutto era in divenire, non sapevo cosa aspettarmi e nell’illusione che la vita potesse più o meno riprendere in fretta ho deciso di fermarmi dove potevo avere più cose da fare. Questa mia decisione non è stata presa benissimo da mia madre, la quale ha insistito fino all’ultimo perché tornassi. Alla fine si è rassegnata al fatto che non mi fosse più consentito.

E – La motivazione principale per cui sono rimasta a Parma è la salvaguardia della salute della mia famiglia: il mio unico nonno è immuno-depresso e non avrei mai pensato di poterlo mettere in pericolo. Inoltre, mia madre svolge un lavoro essenziale e non potevo di certo costringerla alla quarantena. Certo stare a casa non è proprio il mio forte, ma devo farlo per il bene di tutti. In situazione normali avrei passato solo qualche ora e la notte in casa, ora devo occupare la giornata tra quattro mura e non è affatto facile. Non sento mai la stanchezza e dormo di meno, a volte le giornate sembrano infinite.

F – Per come sono andate le cose non è stata una vera e propria ‘scelta’ perché per come mi ero organizzata sarei dovuta tornare a casa in quei giorni indipendentemente da tutto – infatti il ritorno era programmato già da un mese – prima che la situazione fosse così grave. Una volta che ero già a casa con i miei – dato che l’università aveva chiuso ci sono rimasta più di qualche giorno – è iniziata la quarantena.

Bianca, Eleonora: dopo le varie spiegazioni i vostri genitori hanno compreso la vostra scelta? 

B – Hanno dovuto comprenderla: i miei nonni sono persone anziane nonché a rischio e non avrei comunque potuto vederli (mia madre gli porta giusto la spesa fuori dalla porta di casa e se ne va). In più mia madre è infermiera e ci sono dei contagiati nel suo reparto quindi sta cercando di fare vita a sé in casa ovvero dorme da sola e se tocca delle cose prontamente le igienizza. Ci sono questioni logistiche più importanti del mio ritorno a casa, anche se mi rendo conto che sentono la mia mancanza.

E – A casa hanno reagito bene, non hanno mai interferito nella decisione e sono stati sempre ottimi ascoltatori. Anzi, sono stati di aiuto nel convincermi che stavo facendo la scelta giusta e tutti i giorni mi supportano da lontano con chiamate e messaggi.

Federica: la famiglia ha giocato un ruolo importante per spingerti a tornare?

F – È stato tutto un incastro di situazioni, ma penso che se avessi dovuto scegliere probabilmente sarei tornata a casa con i miei, decisamente. Conoscendo la mia famiglia avrebbe comunque insistito – sapere di un figlio lontano in una città in cui non ha riferimenti ed è da solo non è facile. Senza contare che a Bologna, dove frequento l’università, i casi non sono pochi e perciò non sarebbe nemmeno stato così sicuro.

Stando in casa ora vi sentite un po’ stranite? Come sono modificate le abitudini?

B – Diciamo che il cruccio più grande o meglio il pensiero fisso che tormenta è quello di non avere la certezza di quando finirà. Io me la sto passando abbastanza bene, vado d’accordo coi miei coinquilini anche perché ognuno ha i suoi spazi e questo è fondamentale. La voglia di fare quelle cose che prima sembravano così normali, come prendere un caffè al bar, è tanta…ma resistiamo.

E – Vivere da soli in questo periodo è abbastanza difficile. Non poter scambiare una parola con nessuno per giorni e giorni a volte ti fa cadere nello sconforto, però sono cosciente di come questa situazione sia temporanea e soprattutto, che tutta Italia (e adesso anche il mondo) stia vivendo lo stesso mio disagio. Questo mi porta a resistere giorno dopo giorno, anche se stare lontani dalla famiglia fa vivere con una costante preoccupazione e mancanza.

F – Sono abituata a stare in casa quando torno a casa con i miei, anche per lunghi periodi. Purtroppo quasi tutti i miei amici sono fuori sede quindi è raro che riusciamo a vederci e uscire. Certo, un conto è non uscire per un paio di settimane e un conto è non farlo assolutamente per mesi. La mia routine però non è cambiata di molto, tranne per piccole cose come dover pulire o cucinare, cosa che se vogliamo non è del tutto negativa. Ovviamente do un contributo alle faccende di casa, ma fare il tutto in compagnia della tua famiglia non può che essere meglio rispetto al farlo da sola. Per quanto riguarda la libertà, è normale che in famiglia si hanno degli orari che magari in casa da sola non hai, ma in generale non penso di vivere con più limitazioni rispetto a chi è rimasto nella sua abitazione da studente fuorisede.

Meno libertà. Come ti organizzi? Come hai percepito questa decisione del governo?

B – Faccio la spesa – definiamola grossa – una sola volta a settimana così esco solo in quell’occasione. Mi affaccio spesso al balcone e guardo fuori. Non sono mai stata critica verso le decisioni del Governo…forse si potrebbe discutere sul modo in cui queste decisioni sono state comunicate, ma in ogni caso credo che quello che stiamo vivendo sia necessario. Anzi, credo avrei accettato anche una chiusura più repentina e incisiva da subito. Sono dell’opinione che più stiamo in clausura adesso e prima ne usciamo…o almeno lo spero.

E – Sicuramente la libertà personale è attualmente molto ristretta, ma credo che il governo abbia preso le decisioni giuste al fine di salvaguardare la salute dei cittadini prima di ogni altra cosa.

F – Riesco a gestire normalmente la mia giornata anche se ammetto che nel fare molte cose da soli o farle con gli amici la differenza si sente (come un caffè tra una lezione e l’altra). Di fatto trovo che la decisione del governo sia più che giusta, anzi, io la mia quarantena l’ho iniziata volontariamente una settimana prima rispetto a quella imposta dal governo, quindi sono stata più che felice del fatto che tutti i cittadini, volenti o nolenti, abbiano dovuto fare altrettanto.

In conclusione: poteste ritornare indietro, rifareste la stessa scelta?

B – Sì, credo che sceglierei ancora di restare. Forse per egoismo, forse per la paura di essere un’untrice (la mia zona non era ancora contagiata quando mi si è prospettata la possibilità di tornare, mentre Parma sì), ma credo sceglierei ancora di essere una fuorisede in quarantena.

E – Rifarei la mia scelta tutti i giorni: non penserei mai di partire e mettere i miei familiari e concittadini in pericolo. Il buonsenso deve vincere sull’egoismo.

F – Sì, la rifarei. Normalmente trovo sempre il tempo per scendere anche solo qualche giorno al mese, quindi per un periodo così lungo non ci avrei pensato due volte. Oltre alla mia volontà penso sempre anche al fatto che i nostri cari non sono eterni, e non mi va di perdermi dei momenti con loro quando potrei avere la possibilità di starci insieme.

di Riccardo Cisilino

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*