Giuseppe Conte: da burattino a sex symbol italiano

ESCALATION DI UN PRESIDENTE PASSATO DALL'OMBRA AI RIFLETTORI

Giuseppe Conte è sulla scena politica italiana da quasi due anni. Eppure ce ne siamo accorti solo adesso. Messo alla guida dell’indimenticabile Governo giallo-verde giusto per  far contento Mattarella e iniziare a lavorare a ben tre mesi dalle elezioni, il tecnicissimo Conte è stato strappato ad aule universitarie e studi legali per essere catapultato senza paracadute a Palazzo Chigi.

Fortuna che ad attutire la caduta c’erano Di Maio e Salvini che, forse per eccessiva preoccupazione o forse per manie di potere e protagonismo, decidono di alleggerirgli il carico di lavoro – dopotutto bisogna essere gentili con i nuovi arrivati – e prendono il controllo di Governo e scena mediatica. Così facendo il caro vecchio Giuseppe è diventato, agli occhi di tutti, il burattino ‘disoccupato’ più elegante d’Italia.

Un po’ come la damigella della sposa (Pippa Middleton esclusa) che nessuno guarda mai ai matrimoni, il Presidente del Consiglio, il primo ad avere ben due vice premier – che nessuno ha ancora ben capito cosa siano concretamente – , sembrava essere comodo e tutto sommato rassegnato alla sua invisibilità. Senza carisma, senza un suo progetto, senza una chiara linea politica, Giuseppe Conte aveva dalla sua cultura generale e corretto uso dei congiuntivi: meriti nient’affatto scontati tra i giallo-verdi, ma insufficienti per lo show della res publica.

Evidentemente però, come direbbe Patrick Swayze, Nessuno può mettere Conte in un angolo, non per sempre almeno: i primi segni di risveglio trionfarono in quel caldo 20 agosto 2019, quando chissà quale moto di dignità si impossessò di lui e portò il Presidente ad annunciare le sue dimissioni davanti al Senato. Poche volte l’aula di Palazzo Madama è stata inondata da così tanti sassolini nelle scarpe. Animato da nuovo vigore, Giuseppe Conte guadagna 58 minuti di gloria dopo 14 mesi di governo: parla chiaro, recrimina, appoggia mani su spalle discutibili e discusse, rassegna le dimissioni e, come avvolto in un boa di piume sgargianti, se ne va.

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Con fierezza – e più di un anno di ritardo -, il giurista foggiano si prende la sua piccola rivincita e diventa momentaneamente protagonista dei mass media. Viene confermato per il Governo Conte Bis e, estromesso Salvini dal gioco della maggioranza, inizia a essere riconosciuto dai primi italiani illuminati come effettivo Presidente del Consiglio. Ci si abitua alla sua figura, compare più spesso in televisione e, dato che è vero solo ciò che si vede in TV, questo aiuta: improvvisamente ci si accorge di quanto possa far comodo un esperto in diritto alla guida di un Paese (pazzesco, una volta servivano gli esperti di politica) e di quanto la sua presenza possa farci fare bella figura in Europa. Cosa che in effetti, dall’inizio della Seconda Repubblica, è successa ben poche volte.

Così Conte sembra trovare la sua stabilità governando con gli improvvisati PD-M5S e rendendosi disponibile a un dialogo costruttivo con chiunque, forse anche con se stesso. La sua persona si assesta nel quotidiano degli italiani: non disturba, va più o meno bene che sia in carica e non provoca grosse antipatie. Insomma, passa da invisibile a scontato. Ma un antico proverbio cinese – proprio cinese, coincidenze? – diceva: Non ti accorgi di quello che hai finchè non arriva il Coronavirus. 

Tutti pazzi per Giuseppe Conte, profilo FB

Al tempo della pandemia che spadroneggiava su una terra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la libertà di uscire…finalmente arrivò Conte. Nuova Xena principessa guerriera d’Italia, il buon Giuseppe Conte ha preso in mano le redini di un Paese nel panico per accompagnarlo verso tempi migliori al grido di #andràtuttobene. Dalla conferenza stampa dell’8 marzo scorso, quasi per una generale sindrome di Stoccolma, la penisola dello stivale ha guardato il Presidente sotto una nuova, amorevole luce. Con un gradimento del 61% secondo i sondaggi di fine marzo, Conte è a un passo dal guadagnare una stella nella Walk of Fame.

Sarà il tono usato in conferenza stampa, sarà la disperazione della quarantena: eroe dei giovanissimi, sovrano indiscusso dei meme 2020 e sogno proibito di milioni di italiani, il nostro è diventato il Presidente del Consiglio più idolatrato di sempre. Paladino di un Governo che non lavora col favore delle tenebre, i “Nomi e cognomi” del 10 aprile lo hanno definitivamente consacrato a re del web. LebimbediGiuseppeConte hanno ormai 370mila seguaci su Instagram (senza contare tutte le nonnine che lo amano senza avere accesso ai social) e Twitter ha scatenato tutta la sua creatività per cingere il capo d’alloro allo sbugiardatore di Salvini e Meloni. Li ha MESsi alla gogna in una conferenza istituzionale e non avrebbe dovuto? Poco male, ormai Giuseppe fluttua al di sopra degli umani concetti di bene e male.

Calmo, sempre preparato, preciso ed empatico, senza mai leggere un discorso l’ex avvocato si è guadagnato il favore del suo pubblico, potenziale elettore di un eventuale Conte Ter. Ma qual è il segreto per trasformarsi da spaventapasseri incravattato a sex symbol della pandemia, senza fata madrina? Forse Giuseppe, anche detto Giuseppi oltreoceano, era solo l’uomo giusto nel momento più sbagliato di tutti. Perchè se normalmente ha successo il maschio che non deve chiedere mai, in un momento di crisi come questo non c’è niente di più affascinante del senso di sicurezza.

E chi meglio del ragazzo della porta accanto che lavora senza sosta per la salute del suo Paese? Conferenza stampa di qua, dichiarazioni di là, gli italiani hanno imparato ad amare Giuseppe Conte, ormai più affidabile di un bugiardino farmaceutico. Per fortuna: la storia ci insegna che nei momenti di difficoltà la gente si affida ai personaggi meno raccomandabili – specie se pelati o con baffetti discutibili. A noi è andata bene o almeno, poteva andare decisamente peggio.

Facciobuco

Quindi un augurio: speriamo che la crisi passi presto Signor Presidente, ma che la fama le resti. Perchè sa, probabilmente i bambini al prossimo Carnevale si vestiranno come lei, ma un Governo di maggioranza con Salvini – mai sconfessato – e il Decreto sicurezza sono duri da dimenticare: sono solo stati momentaneamente spazzati sotto il grosso tappeto del Covid-19, ma è un attimo ricordarseli. Ed è un attimo anche tornare scontati. Quindi cavalchi il suo successo finché c’è, che se è vero che un cigno non può tornare brutto anatroccolo, è vero anche che può fare comunque una brutta fine. E poi sono c….

di Bianca Trombelli

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