Studenti di Medicina in piazza per dire “basta all’imbuto formativo”

LA MANIFESTAZIONE A PARMA HA AVUTO IL SUPPORTO DEL RETTORE DELL'UNIPR, PAOLO ANDREI, E DEL VICESINDACO DEL COMUNE DI PARMA, MARCO BOSI

Una cinquantina di studenti di medicina dell’Università di Parma sono scesi in Piazza Garibaldi il 29 maggio con cartelli e camici. Contemporaneamente la manifestazione si è svolta in molte altre città italiane.

“Dopo la laurea siamo costretti a un imbuto formativo – spiegano gli studenti – che permette di farci avere molti pochi posti in specializzazione riducendo così il numero di medici che possono entrare in specializzazione. Siamo stanchi di questa situazione e di questo limbo così abbiamo deciso di entrare in quella che abbiamo chiamato ‘mobilitazione permanente'”.

Questi specializzandi hanno lottato in prima linea in ospedale contro il Covid-19. L’hanno fatto con Partita Iva e senza le tutele che hanno i colleghi medici inquadrati. Dopo l’emergenza, però,  è ora che si prenda coscienza della precarietà della situazione. Il sistema si rivoluzioni e si diano reali opportuinità a questi aspiranti medici.

Gli studenti di medicina a Parma hanno manifestato portando con la loro voce le loro richieste. I loro discorsi ve li riportiamo integralmente così che le loro parole restino impresse e ricordate.

Gli interventi sono stati anticipati da un minuto di silenzio dedicato a tutte le vittime del Covid-19.

Dedichiamo un minuto di silenzio a tutte le vittime del Covid-19. Piangiamo tutti i nostri concittadini, ed è estremamente triste il fatto che le fasce di popolazione più colpite siano proprio quelle più deboli.

Pensiamo che sia inaccettabile al giorno d’oggi morire sul proprio posto di lavoro, perciò dedichiamo questo minuto di silenzio, in modo particolare, a tutti i nostri colleghi sanitari che hanno perso la vita in questa lotta. 165 morti di troppo.

Gli studenti durante la manifestazione si sono seduti a terra sopra i loro camici a simboleggiare come le istituzioni abbiano “azzoppato” il SSN lasciando i professionisti della salute al minimo delle loro forze (a terra). 

Fase 2, ritorno alla vita normale, non dimentichiamo il sacrificio, quello che abbiamo passato sia d’esempio per cambiare ORA

Siamo qui, proprio nei primi giorni in cui si osserva la defervescenza di questa pandemia in Italia, perché vogliamo che non ci si adagi sulla gioia della ripresa di una vita quasi normale, dimenticando i nodi che sono venuti al pettine in questi mesi. Siamo qui, proprio in questo momento, per far sì che, allentata la tensione, le Istituzioni non dimentichino la sofferenza degli operatori sanitari. Siamo qui per far sì che il sacrificio di medici, infermieri e di tutte le altre figure sanitarie coinvolte nell’emergenza non sia stato vano e non si verifichi più!

Concorso SSM, candidati e posti disponibili, 22 settembre

Quest’anno si presenteranno tra i 23 e i 25.000 candidati al concorso per l’ingresso alle scuole di specializzazione, per proseguire la formazione, a fronte di 14.200 posti disponibili. Questo vuol dire che anche quest’anno, nella migliore delle ipotesi, rimarranno fuori 10.000 candidati, che andranno ad ingrossare le fila dei precari.

La domanda di Medici, tuttavia, è in continua crescita. Infatti, dobbiamo considerare l’ondata di pensionamenti iniziata con quota 100: nel 2025 mancheranno tra i 10 e i 15 mila Medici. Questi conti sono fatti a partire dall’organico in forza al 2016, ovvero 10 anni dopo l’inizio di un blocco del turnover che già aveva indebolito la nostra Sanità.

Ancora una volta, lo Stato sta mettendo in atto provvedimenti sintomatici, cosmetici, che rimandano il problema senza risolverlo veramente. Ancor di più, considerando che l’aumento delle borse di quest’anno, di soli 4.200 contratti, è una tantum.

La data del test è stata fissata al 22 settembre, questo vuol dire che c’è tempo per sviluppare una riforma complessiva, che affronti tutte le problematiche della formazione post-laurea. Non ci sono più scuse, è solo questione di volontà!

Fuga verso l’estero, precariato, ripiego sul territorio

Ma dove vanno a finire i candidati che rimangono fuori dalle Scuole di Specializzazione? Le risposte sono: estero, precariato e territorio.

Ogni anno 1.500 Medici italiani fuggono all’estero per continuare la propria formazione. Un dato eclatante ci rivela che, in Europa, il 52% dei Medici che lavorano in un Paese diverso dal proprio è italiano. D’altra parte, i Medici italiani all’estero sono tra i più ambiti, oltre che essere un regalo alle altre nazioni del valore di 150-200.000 € per ogni espatriato.

Chi resta in Italia è destinato ad un anno di precariato, in attesa del test successivo, quando va bene. Chi viene escluso dalla formazione si deve accontentare di lavorare come libero professionista, a partita IVA. Questo significa privare le corsie degli ospedali di migliaia di professionisti che potrebbero dare un contributo più che significativo.

Moltissimi, infine, sono quelli che ripiegano sulla Medicina del territorio.

Medicina del territorio, ripiego dei precari, dimenticata da università e politica

La Medicina del territorio dovrebbe essere il fulcro dell’assistenza sanitaria, invece, da troppi anni viene bistrattata e trascurata dalla Politica e dalle Università.

Contrariamente a quanto si possa pensare, in condizioni di normalità, la prima linea dell’assistenza sanitaria è proprio il territorio. La Medicina del territorio si compone di tante indispensabili realtà: il Medico di Medicina generale, la Continuità assistenziale, le Guardie mediche turistiche, le attività territoriali programmate e molti altri servizi fondamentali. Insomma, la Medicina degli ospedali è uno step successivo e la sua fruizione viene regolata dai servizi primari.

La Medicina del territorio svolge un ruolo strategico nella sanità pubblica e nonostante ciò è proprio nella gestione della pandemia da Covid-19 che si sono manifestati tutti i suoi deficit strutturali. La medicina territoriale rappresenta il primo approccio del cittadino alla Salute, tuttavia al momento attuale è spesso considerata il ripiego di chi non riesce ad accedere alle Specializzazioni. D’altronde, come potrebbe non essere una seconda scelta, considerando la precarietà dei contratti che vengono riservati ai Medici del territorio?

 

L’imbuto formativo

Ogni anno, circa 10.000 studenti si laureano in Medicina con la consapevolezza di essere indispensabili al Servizio Sanitario.

Allo stesso modo sono consapevoli che dovranno sostenere dei test per accedere alle Scuole di Specializzazione o al corso di Medicina generale.

Migliaia di neolaureati non entreranno a far parte del Servizio Sanitario Nazionale e diventeranno “camici grigi”, andando incontro a un futuro precario e incerto

I camici grigi

I “camici grigi” resteranno in attesa dei concorsi per le Specializzazioni e per il corso di Medicina generale dell’anno successivo.

Nel frattempo si dedicheranno ad attività lavorative precarie, con contratti di pochi mesi, correranno dietro alle sostituzioni dei colleghi di Guardia medica e Medici di Medicina generale. Molti ripiegheranno sul privato, accettando incarichi con paghe orarie irrisorie.

In media, 1.500 “camici grigi” emigreranno all’estero in cerca di migliori possibilità di formazione. Molti di questi non torneranno mai in Italia.

I test di ingresso alla specilizzazione 

Ogni anno, inoltre, molto giovani Medici accettano incarichi di ripiego nelle Scuole di Specializzazione o nel corso di Medicina generale, in attesa di ripetere il test l’anno successivo.

Quando questi riescono ad accedere al percorso cui aspiravano in origine, abbandonano il posto occupato fino a quel momento. Così facendo si perdono contratti di formazione e personale nei reparti e sul territorio.

… e per chi riesce ad entrare subito

La situazione non è molto più rosea per coloro che riescono ad entrare nelle Scuole di Specializzazione.

Gli specializzandi si ritrovano quotidianamente a svolgere ciascuno il lavoro di 2 o 3 persone, a causa della carenza di personale nei reparti, sacrificando spesso la propria formazione. Come già detto, sono una via di mezzo tra studenti e lavoratori, ma non godono delle piene tutele né di una figura, né dell’altra.

LE PROPOSTE NAZIONALI

Proposte: dignità per la Medicina del territorio, formazione e contratti

La transizione demografica, sociale ed epidemiologica da patologie iperacute a croniche è un fenomeno che non possiamo più ignorare. La gestione cronica dei pazienti richiede un’intensa collaborazione tra ospedali e servizi territoriali, tuttavia, lo Stato e le Regioni non sono ancora stati in grado di adeguarsi a questo cambiamento della Medicina.

Chiediamo che venga riconosciuta la centralità della medicina sul territorio, realtà che si assume la cura della persona nella sua totalità e globalità. Pertanto deve essere garantita una formazione all’altezza di queste sfide e un cambiamento culturale radicale che sposti il focus del Servizio Sanitario da un modello ospedalocentrico a un modello basato sulle Cure Primarie territoriali e multidisciplinari.

Fin dall’università deve essere garantita una formazione di qualità verso una medicina territoriale integrata, multiprofessionale, multisettoriale e proattiva, affinché questa diventi una scelta e non un ripiego per i precari creati da questo sistema malato.

Il medico che sceglie di dedicarsi alla Medicina territoriale, deve godere delle stesse tutele formative e lavorative dei colleghi in formazione specialistica.

Proposte: rapporto 1:1, corso MMG, pensionamenti

L’imbuto formativo è un problema che ci portiamo dietro da anni, ma è arrivato il momento storico in cui non possiamo più accettare soluzioni tappabuchi, ma è necessaria una riforma strutturale dell’intera formazione medica.

L’unico modo che c’è per annullare l’imbuto formativo, l’unico che accetteremo, è assicurare un rapporto 1:1 tra contratti di formazione e numero di candidati, rivedendo anche le modalità dei concorsi.

Per quanto riguarda il test SSM, con 14.200 contratti di formazione e 25.000 candidati, il rapporto sarà di 1:1,76. In pratica, questo vuol dire più di 10.000 Medici esclusi  dalla formazione! Chiediamo anche più posti per il corso di Medicina generale, perché le carenze di personale non sono solo negli ospedali, ma anche e soprattutto nei servizi di base sul territorio.

Si parla di un numero superiore ai 56.000 pensionamenti nei prossimi anni in tutti gli ambiti della Sanità. Nel 2022 ci sarà oltretutto il picco dei pensionamenti dei Medici di Medicina generale. Chi sostituirà tutti questi Medici? Siamo stanchi di soluzioni al ribasso, vogliamo una soluzione definitiva al problema e la vogliamo adesso!

Proposte: estensione della rete formativa

Il numero di contratti di formazione non può essere aumentato senza riformare anche la rete formativa, ossia l’insieme di strutture che compongono le Scuole di Specializzazione.

Chiediamo che ogni Scuola estenda ulteriormente la propria rete, sfruttando tutte le strutture ospedaliere che possono offrire una formazione di qualità, comprese tutte le strutture ospedaliere non universitarie che compongono la fitta rete del territorio.

In alcune Scuole di Specializzazione viene già applicato questo sistema con ottimi risultati e apprezzamento da parte degli Specializzandi, quindi chiediamo che questo modello sia esteso il più possibile.

Proposte: qualità della formazione, controllo della qualità

Un altro grande problema delle Scuole di Specializzazione è la grande disomogeneità della formazione. In alcune Scuole d’Italia non esistono lezioni frontali ed esami, gli Specializzandi devono organizzarsi autonomamente per fare didattica.

Ogni Specializzando d’Italia ha il diritto di ricevere una formazione di qualità. Siamo stanchi di essere sfruttati come manodopera a basso costo per gli ospedali, è giunto il momento di pretendere.

Chiediamo una certificazione della graduale assunzione di competenze, inquadrata in un percorso formativo definito e non assoggettabile alle esigenze delle aziende ospedaliere.

Chiediamo che vengano eseguiti dei rigorosi controlli sulla qualità della didattica; se una Scuola non è in grado di formare degli Specialisti, deve obbligatoriamente adeguarsi agli standard.

Proposte: contratto del Medico in formazione, tutele, responsabilità, rappresentanza

Infine, è necessario che anche il contratto degli Specializzandi e dei corsisti di Medicina generale siano riformati. I medici in formazione sono una via di mezzo tra studenti e lavoratori, ma spesso non godono dei pieni diritti né dell’una né dell’altra figura. Abbiamo bisogno di maggiori tutele e garanzie!

Chiediamo il riconoscimento e la retribuzione degli straordinari e delle guardie. Non è possibile che gli Specializzandi facciano turni infiniti in corsia, percependo sempre lo stesso stipendio. Noi giovani Medici siamo una risorsa importante per il nostro SSN, ma spesso questo valore non ci viene riconosciuto e la nostra dignità viene calpestata.

Chiediamo una certificazione della graduale assunzione di competenze, inquadrata in un percorso formativo definito e non assoggettabile alle esigenze delle aziende ospedaliere, che ci consenta di assumerci formalmente le responsabilità che già ci assumiamo informalmente.

Chiediamo che in ogni sede venga garantita una rappresentanza degli Specializzandi che abbia voce per intervenire attivamente sui contenuti e sui metodi della nostra formazione.

 

di Arianna Belloli

video di Fabio Manis 

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