Federico Fellini, il genio del regista senza tempo

NEL NOME DI FELLINI: L'EVENTO A PARMA RICORDA IL CELEBRE REGISTA RIMINESE

 

Ricordare, rendere omaggio e continuare a far rivivere le imprese dei più meritevoli non è mai cosa semplice. A Parma, però, nella serata di sabato 18 luglio gli organizzatori del “Festival Della Parola” si sono abbondantemente superati. Il concerto ed il racconto degli eventi principali in onore di Federico Fellini, uno dei più grandi registi italiani della storia del nostro paese, ha suscitato parecchia emozione al pubblico presente.

Ad introdurre la serata in memoria del centenario della nascita del regista riminese, sono state tre figure degne di nota: Gian Giacomo Petrone (consulente artistico), Nicola Bassano (responsabile dell’archivio Fellini del comune di Rimini) ed il maestro Gianfranco Angelucci (noto esperto ed amico di Federico Fellini). A dar inizio alla serata è stata la conduzione di un piccolo “talk show” gestito da Gian Giacomo Petrone. Il consulente artistico ha voluto approfondire alcuni aspetti dei personaggi e delle curiosità che vertono attorno al famoso, ed infinito, mondo Felliniano; a rispondere alle domande i due esperti del regista.

 

IL TALK SHOW E LE TRE DOMANDE –Ad aprire il dibattito e ricordo del maestro è il tema del rapporto tra Fellini ed i suoi personaggi, in particolar modo con Cabiria, nato dal genio del regista nel 1952 ma divenuto famoso poi cinque anni dopo.

A rispondere è subito Nicola Bassano, il quale si è da subito dichiarato un grande innamorato di Parma perché “ho studiato all’Università di Parma e mi sono appassionato di cinema proprio tra i banchi dell’Università di Parma”. Il responsabile dell’archivio Felliniano aggiunge che “i personaggi Felliniani nascono dalla grande passione del maestro per il disegno. La creatività passava da piccoli schizzi sui fogli di carta, prendevano poi vita tramite la scrittura; altra grande passione di Fellini”.

A dar manforte è Gianfranco Angelucci, l’amico ed esperto sottolinea come sia stato “accanto a Fellini per molti anni, ho assorbito più di quanto potessi sperare e trasmettere quello che conosco è doveroso. Fellini era una persona d’oro ed è giusto farlo rivivere il più possibile”. Il maestro Angelucciribadisce poi che “Cabiria è stato un personaggio nato con il primo film da regista (Lo sceicco bianco) del maestro. Cabiria era un personaggio che oggi definiremmo un cameo, ma in realtà non lo è davvero; lo stava studiando perché l’idea era quella di valorizzarlo poi il più possibile”.

Il conduttore Petrone prova poi a capire quale fosse il nesso temporale, ovvero se bisogna considerare il regista come un cantore del passato, del presente o del futuro.

Secondo Gianfranco Angelucci “Fellini è assolutamente un regista del presente, non del passato. Il cinema era speculare alla sua vita, andavano di pari passo. Possiamo intendere il tempo rifacendoci al filosofo Husserl, è un tempo esistenziale; è sia del presente ma riflettiamo il futuro; ma non solo, Federico era un mago, riusciva a far coesistere passato, presente e futuro. Era un regista del futuro, forse, non lo sapremo mai. Basti pensare che in un suo film aveva anticipato di parecchi anni la guerra dei Balcani”. Al termine della risposta del maestro Angelucci anche Nicola Bassano ha voluto fare alcune considerazioni a riguardo “posso solo aggiungere che era un grande interprete della società. Fellini ha sviluppato tematiche che sono attuali ancora oggi, come ad esempio la deriva culturale e televisiva italiana. Tramite l’uso del grottesco e dell’ironico ha spiegato il presente, con molto anticipo. Anche per quanto riguarda l’interpretazione del fascismo, ha dato un’interpretazione tragica ma con un’anima grottesca; assolutamente inusuale all’epoca.

Come sappiamo, Fellini utilizzava una parlata di assoluta ricchezza lessicale, Petrone – dati i due grandi interlocutori della serata – ha voluto domandare quale fosse il rapporto tra il regista riminese e l’uso ricercato ed innovativo della parola, scelta con estrema cura in un vocabolario infinito. Gianfranco Angelucci ha avuto il piacere ed il modo di fare lunghe conversazioni con il grande regista: “Fellini era un genio, quindi le parole che usava – nonché il lessico e la semantica – erano inimitabili. Era originale, ed aveva un rapporto tutto suo con la parola e la voce. Anche nel cinema aveva questa ossessione, doppiava le voci anche a scena ultimata. Gli piaceva cambiare, sperimentare ed aveva un rapporto particolare con i dialetti ed il suono della voce degli attori (professionisti o meno)”.

Angelucci ricorda anche un altro grande aspetto del maestro “Federico era innamorato dell’Italia, in un film gira tutto il paese per sentire le variazioni e la cantabilità dei dialetti. Anche dopo l’ictus abbiamo la conferma del suo amore per le voci; ha preferito restare a Rimini in quanto, sapendo che non gli restava ancora molto, voleva sentire e farsi coccolare dal dialetto della sua gente. Dopo l’ictus era paralizzato ma perfettamente lucido, sentire il proprio dialetto l’ha sicuramente aiutato in quel momento”.

“Non posso aggiungere niente di meglio, è impossibile” dice Nicola Bassano. Il responsabile dell’archivio felliniano ha voluto infine condividere con i presenti un grande avvenimento “Dato che siete di Parma, voglio ricordarvi una cosa semplice. L’unico reperto davvero valido della voce del maestro è conservato proprio in città”,  infatti – replica Bassano –  “Fellini ha recitato e diretto uno spot pubblicitario per la Barilla negli anni ’80, lo spot pubblicitario divenne una vera e propria opera d’arte, uno spettacolo clamoroso”.

A rendere ancora più magica la serata, se mai ne fosse stata necessaria, è stata la fusione tra la musica eseguita dalla Filarmonica dell’Opera Italiana “Bruno Bartoletti” ed i ricordi esposti oralmente da Gianfranco Angelucci. Il tutto diviso in quattro quadri, arrangiati da Paolo Castellucci, che hanno fatto ripercorrere le tappe più importanti del cinema Felliniano.

di Alessandro Borasio

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