L’arte di raccontare un maestro: Parma Film Festival omaggia Federico Fellini

Nel centenario della nascita, tre libri sul regista che ha fatto la storia del cinema

Federico Fellini. Uno dei registi più importanti della storia del cinema italiano e non solo. A lui dobbiamo indimenticabili film come La Dolce Vita, 8 ½ e Amarcord. A cent’anni dalla sua nascita, il regista riminese è stato tra i grandi protagonisti dell’edizione digitale del Parma Film Festival 2020. Attraverso le presentazioni di tre volumi, dedicati a lui e alla sua filmografia, il pubblico ha avuto la possibilità di (ri)scoprire il genio felliniano, studiato e raccontato da altrettanti differenti autori.

Immagine dell’evento (dalla pagina Facebook del Parma Film Festival)

‘Fellini 23½’: Un atto d’amore

Il critico cinematografico Roberto Chiesi, tra i massimi esperti felliniani italiani, ha presentato il libro ‘Fellini 23 ½. Tutti i film, scritto dal collega Aldo Tassone. Dopo quarant’anni trascorsi tra studi e raccolte di interviste e testimonianze inedite, l’autore pubblica questo omaggio, profondo e intimo, che sviscera la produzione artistica del regista riminese. Il libro vuole essere un invito a guardare con occhi nuovi tutti i film del maestro: da Luci del varietà (1950, il ½ del titolo, poiché co-diretto con Alberto Lattuada) a La voce della luna (1990). Come ha affermato lo stesso Chiesi: “Tassone si porta dentro questo libro, come un sogno, per decenni. Pensate che ne aveva parlato con lo stesso Fellini. È un atto d’amore: la storia di un’amicizia iniziata quasi per caso, tra un giovane maturando in Lettere e un mostro sacro della cinematografia mondiale, durata tutta la vita.”

Immagine dell’evento (dalla pagina Facebook del Parma Film Festival)

Un carnevale infernale: ‘Federico Fellini, l’apparizione e l’ombra’

L’approccio di Bruno Roberti, professore associato di Istituzioni di regia all’Università della Calabria, nonché critico e sceneggiatore, assume sfumature inedite nel tentativo di addentrarsi negli aspetti più reconditi e oscuri della filmografia felliniana. Lo stile onirico e visionario del cineasta viene analizzato in ‘Federico Fellini, l’apparizione e l’ombra attraverso il suo rapporto con la psicoanalisi, in particolare quella junghiana. Come sosteneva Fellini stesso: “Ogni mio film è una discesa all’inferno con degli sprazzi di paradiso”. Roberti rivaluta l’idea che le sue opere siano emblema del carnevalesco e della festa, mettendone in luce la parte più cupa e grottesca. Il tutto senza tralasciare temi importanti nella filmografia felliniana, come quello del viaggio, e il suo rapporto con l’aspetto spirituale e con quello materno dell’universo femminile.

Immagine dell’evento (dalla pagina Facebook del Parma Film Festival)

‘Fellini, Roma’: un’opera e una città eternamente nuove

Una sorta di figura materna per il regista, benevola e al contempo indifferente, è stata anche la stessa Roma. E non solo. La città eterna è un contenitore di insolite vicende e al contempo un luogo di perdizione. Nel corso degli anni, Fellini si approccia in diversi modi alla capitale, fonte di grandi emozioni e di sogni tormentati, fino a farla diventare protagonista in Roma (1972): un’opera complessa e frammentaria. A questo film, Andrea Minuz, professore di Storia del cinema presso l’Università Sapienza di Roma, ha dedicato il libro ‘Fellini, Roma. L’autore evidenzia l’attualità e l’originalità, tra caos e maestosità, di questo mosaico di sequenze ambientate nella capitale dei primi anni ’70. Inoltre, secondo Minuz: “Fellini parla per simboli, ma nei suoi film ritroviamo tutto ciò che significa essere italiani. Egli è attratto anche dall’inconscio nazionale che a Roma prende forma, come se essa fosse il suo perfetto palcoscenico.”

Di Federica Mastromonaco

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