L’arte dei grandi maestri: la proposta dello CSAC

L'artista Luca Vitone ed il professore Marco Scotti raccontano il progetto di rivalutazione del grande patrimonio artistico parmense

Abbazia di Valserena, sede del Centro Studi e Archivio della Comunicazione

Tra le numerose iniziative artistiche e culturali proposte in onore di Parma Capitale della Cultura 2020+21, spicca il programma di mostre e residenze d’artista con cui lo CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione, ha riaperto i nuovi spazi rinnovati dell’Abbazia di Valserena. A testimoniare l’esperienza in archivio e l’incertezza che pervade l’intero settore artistico in questi ultimi mesi è Luca Vitone, artista contemporaneo che è stato chiamato a prendere parte a questo progetto con l’esposizione de Il Canone, nel periodo compreso tra il 6 settembre ed il 18 ottobre.

Il progetto, intitolato Through time: integrità e trasformazione dell’opera, consiste nell’ideazione di mostre da parte di tre artisti contemporanei, chiamati a confrontarsi con grandi maestri del passato al fine di portare avanti un processo di profonda rivalutazione del patrimonio artistico e culturale dell’archivio. Oltre alle parole di Luca Vitone, saranno riportate anche quelle del professore Marco Scotti, colui che ha affiancato gli artisti nel loro lavoro di produzione.

Il contributo dello CSAC per Parma Capitale italiana della Cultura

Come ben noto, il 16 febbraio 2018 Parma è stata nominata Capitale italiana della Cultura. A questo proposito, il contributo artistico proposto dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione risulta essere di notevole riguardo per la volontà di rivalutazione del suo immenso patrimonio. Situato dal 2007 presso la splendida e monumentale Abbazia di Valserena, conosciuta come “la Certosa di Parma” in riferimento al romanzo di Stendhal, il centro di ricerca dell’Università di Parma conserva circa 12 milioni di opere d’arte che sono state frutto di una donazione volontaria di grandi artisti e che sono organizzate in cinque sezioni differenti: Arte, Fotografia, Media, Progetto e Spettacolo.

Interno dell’archivio

È proprio a partire dalla ricchezza di questo archivio che ha preso vita il progetto Through time: integrità e trasformazione dell’opera, programma di residenze d’artista a cura della professoressa Francesca Zanella, che prevede l’esposizione in successione delle mostre di tre artisti contemporanei: “On identikit” di Massimo Bartolini, “Il Canone” di Luca Vitone ed infine, “Secondi tempi” di Eva Marisaldi – la cui inaugurazione è stata rimandata a causa dell’attuale emergenza sanitaria. A curare queste mostre è stato il professore Marco Scotti, uno dei fondatori del museo digitale MoRE, il quale si occupa della raccolta di progetti artistici che, dagli anni 50 in poi, non hanno mai avuto la possibilità di essere realizzati, a causa di problemi economici, logistici o finanziari.

Il ruolo del Curatore e dell’Artista

Per fare chiarezza, prima di tutto si è cercato di approfondire i principali ruoli artistici che sono stati messi in campo per questo progetto. Tra questi, importante è stato il lavoro del curatore: “In sostanza, curare una mostra vuol dire lavorare in stretto contatto con l’artista, fare da mediatore con l’istituzione e, soprattutto, fare delle scelte”. Queste sono alcune delle parole del professore, che testimoniano le ammirabili e complesse competenze che il mondo dell’arte richiede.

In più, aggiunge: “Nel caso specifico di questo progetto si è trattata di una committenza molto precisa. Infatti, si è partiti dalla richiesta degli artisti di lavorare sulla collezione e di confrontarsi con l’archivio CSAC non solo da un punto di vista dello spazio e dei luoghi di allestimento, ma anche da un punto di vista della storia e dell’enorme patrimonio artistico. Infine, possiamo dire che lo scopo era quello di animare e dare nuova vita alle collezioni, offrire nuove prospettive”.

Dall’altro lato, a dare voce al carattere artistico del progetto è Luca Vitone, grande artista visivo contemporaneo e personalità d’eccellenza a livello internazionale, attualmente docente presso la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) a Milano: “La mia esperienza presso lo CSAC è stata del tutto positiva. L’idea di creare una mostra partendo da opere altrui mi incuriosiva. Poi, per una persona che non è un archivista, esplorare una collezione di tale dimensione e importanza è un’esperienza unica, immersiva. Ho avuto anche l’occasione di passeggiare nella pace dei campi che circondano l’abbazia.”

Settore artistico ai tempi del Coronavirus

Come ben sappiamo, tanto il programma di Parma Capitale della Cultura quanto tutti i settori artistici e culturali, negli ultimi mesi si sono trovati a dover fronteggiare una situazione del tutto nuova e complicata. Infatti, tante sono state le restrizioni a cui si è dovuto andare incontro. Tra queste è bene evidenziare la totale chiusura delle istituzioni artistiche per un periodo ancora da definire. “Purtroppo per alcuni settori sarà un attraversamento nel deserto”, afferma con tristezza il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini durante il suo discorso al Senato, offrendo un immaginario molto chiaro.

A dimostrazione di quanto detto, proprio l’esposizione de Il Canone ha subito dei cambiamenti organizzativi, primi tra i quali vi è stata la garanzia del distanziamento sociale che ha portato l’archivio a disporre misure di ingressi contingentati nella zona espositiva ad un numero massimo di persone per volta.

Infine, parlando in generale del progetto dell’archivio, il professore Marco Scotti interviene affermando che: “La prima mostra in programma, quella dell’artista Massimo Bartolini, è stata colpita da un fulmine che nessuno si aspettava. Si è lavorato fino al momento dell’inaugurazione in maniera relativamente tranquilla, ma dopo poche settimane dall’apertura ci siamo trovati nelle condizioni di dover chiudere la mostra, visto l’inizio del lockdown”. Infine, il professore aggiunge: “ È inevitabile, dunque, che lavorare senza avere certezze sul futuro è veramente molto complicato”.

Il Canone di Luca Vitone

Nello specifico, il titolo dell’allestimento ideato da Luca Vitone per commemorare la grandezza del patrimonio artistico dell’archivio è Il Canone, frutto del periodo di residenza d’artista per il progetto #GrandTourists del 2017. Innanzitutto, per quanto riguarda il titolo, l’artista spiega: “Con la mia opera d’arte temporanea spero di aver dato uno stimolo o un esempio per un’idea di allestimento non canonico, non accademico, nonostante il titolo lascia pensare il contrario”.

L’installazione è composta da un furgone, dal quale scaturisce una solenne parata di 24 opere appartenenti alla collezione dell’archivio. Interessante è notare come il furgone in questione non sia frutto di una scelta meramente casuale ma che si tratti del vero mezzo utilizzato a partire dal 2000 dall’Università di Parma per il trasporto delle donazioni. È qui evidente il rimando all’opera “Das Rudel” di Joseph Beuys del 1969, similmente costituita da 24 slitte fuoriuscenti da un furgone Volkswagen, come ammette l’artista stesso: Guardando quel furgone abbandonato nel piazzale, ho pensato di formulare questa mostra citando l’opera dell’artista tedesco che è stato molto importante per il mio percorso artistico e che mi ha portato a indirizzare le mie opere ed il mio lavoro verso una precisa direzione”.

Il contributo offerto da Luca Vitone è perciò il risultato di un periodo di grande formazione artistica, durante il quale ha avuto la possibilità di accedere all’immenso repertorio dell’archivio. Infatti, è proprio da esso che ha preso spunto la sua installazione, frutto di una rivalutazione di alcune opere di grandi artisti del passato che hanno segnato la sua ricerca artistica, tra cui Ugo Mulas, Lucio Fontana, Alighiero Boetti, Gianni Colombo, Luigi Ghirri ed Erberto Carboni.

Infine, riguardo la disposizione dell’allestimento al centro della zona principale dell’abbazia, si può dire che sia stata una scelta comportante la partecipazione attiva dello spettatore, il quale ha dovuto percorrere l’opera nella sua interezza, immergendosi in varie fasi. Metaforicamente, l’installazione sembra raccontare una storia, quasi come fosse un libro aperto, dividendola per capitoli, corrispondenti alle 24 opere. Agli occhi dello spettatore potrebbe sembrare un ammirevole tentativo di raccontare la stessa Storia dell’Arte vista da un punto di vista personale, quello dell’artista.

di Alessia Capuano

1 Commento su L’arte dei grandi maestri: la proposta dello CSAC

  1. Un articolo molto dettagliato. Sempre piacevole leggere qualcosa di interessante sull’arte.
    Avrei voluto vedere la mostra con il furgone….

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