Ruoli di genere tossici: l’uomo che non deve chiedere mai

Come e quanto pesa l'ansia sociale di dover essere "maschi alpha" a tutti i costi per gli uomini d'oggi? E che ripercussioni ha?

Ero al quarto anno di superiori quando una nostra compagna di classe, durante l’ora di ginnastica, si rivolse a un mio amico con queste parole: “Ma fai l’uomo!”. Riferendosi probabilmente al suo orecchino, o ai suoi capelli blu brillante, o al suo modo di fare che di certo non rispecchiava lo stereotipo del macho. Lì per lì la interpretai come una goliardata di cattivo gusto e non ci diedi troppo peso, tant’è che la lezione continuò senza interruzioni.

Senza riuscire a spiegarmi il perché, quel ricordo non lasciò mai del tutto la mia memoria e crescendo cambiò molto anche il mio giudizio di quell’evento. Cominciai a domandarmi: è giusto pretendere da un maschio la virilità ad ogni costo? Qual è lo stereotipo del maschio nella nostra società? Prendersela con chi non rientra nei canoni del luogo comune è un fenomeno diffuso.

Fin dalla tenera età a tutti viene insegnata la differenza tra maschietti e femminucce (da notare come i vezzeggiativi, pur essendo uguali e opposti, suonano al nostro orecchio in modi diversissimi). Ai bambini vengono dati grembiuli azzurri e macchinine, mentre alle bambine spetta quello rosa e un meraviglioso set di bambole. Un aspetto ancora più subdolo, ma al contempo determinante, è il modo in cui certi comportamenti vengono inconsciamente giustificati o criminalizzati a seconda del sesso che li compie. Quando un ragazzo litiga con un altro, si azzuffa, alza le mani o fa utilizzo di turpiloquio, non pare poi così strano, no? E che ce voi fa’? So’ ragazzi!. In egual misura se una ragazza passa le ore a parlare con le amiche, si trucca o veste una gonna tutto rientra nello schema, nulla di più naturale.

Provate a pensare ora alle stesse scene ma a sessi invertiti: il ragazzo che si trucca, indossa gioielli o cura il suo aspetto fisico si percepisce come sbagliato, anomalo; così come una ragazza che gioca a calcio, si veste male o dice parolacce suscita scalpore.

Si tratta di quello che, con una parola forse un po’ tecnica, viene definito ruolo di genere: le usanze e i comportamenti stereotipati che la società si aspetta da ogni genere. Se viene chiesto di pensare a una donna probabilmente la si immaginerà gentile ed educata, che ci sappia fare coi bambini, che le piacciano anelli, orecchini, scarpe, bei vestiti o che abbia molta cura del suo corpo. Lo stereotipo del maschio invece è che sia bravo in matematica, gli piacciano il calcio e i motori, che non si faccia la doccia tutti i giorni e sia forte e vigoroso. La realtà però è ben diversa.

Il luogo comune è l’estrema semplificazione e approssimazione di comportamenti che nella vita di tutti i giorni sono, in realtà, praticamente impossibili da rispecchiare in tutto e per tutto. Ed è anche bello e positivo che sia così, altrimenti vivremmo in un mondo molto più uguale e noioso. Il cane però si sta mordendo la coda da ormai troppo tempo perché la nostra educazione è da sempre pregna di sessismo e discriminazione. Questo reiterare ed evidenziare le differenze su base del genere è a dir poco tafazziano e deleterio per noi stessi, sia da piccoli quando ci viene insegnato, che da adulti quando, spesso inconsciamente, lo tramandiamo.

Questi atteggiamenti portano a due principali tipologie di rischio: uno è senz’altro quello di non accettare, da parte del gruppo, comportamenti e modi di fare troppo dissimili dall’immaginario collettivo, alimentando odio e bullismo. L’altro, forse ancor più meschino, è quello di giustificare in base al genere atti pericolosi e lesivi delle libertà altrui.

Molto spesso atteggiamenti violenti vengono malamente giustificati come ragazzate, quelle che nelle lingue anglosassoni diventano il detto “Boys will be boys”. Del resto, come ci si può aspettare che gli uomini di domani possano capire la differenza tra complimento e violenza se fin da piccoli si sono sempre sentiti liberi di sfogare ogni loro istinto? Se il cosiddetto Cat Calling è una pratica ancora diffusa e ampiamente giustificata nel mondo maschile non è certo perché si insegna alle nuove generazioni il rispetto per le persone. Fischiare a una bella ragazza per strada non è né gentile né tantomeno divertente, ma un atteggiamento offensivo. Passarci sopra può essere terribilmente dannoso perché alcuni uomini non si fermano semplicemente al fischio.

Comportamenti misogini sono senz’altro favoriti da un’educazione di appeasement, atta a giustificare i comportamenti più esuberanti e violenti dei ragazzi solo per il fatto di essere, appunto, maschi. Ma non vi è assolutamente nulla di intrinsecamente giusto o giustificabile nei modi di fare di un bambino, maschio o femmina che sia. Per quanto riguarda la questione comportamentale, relazionale e sociale ben poco è amministrato dalla genetica. D’altro canto, l’educazione e gli insegnamenti che ci vengono impartiti sin dall’infanzia ne influenzano la quasi totalità.

Da qui possono derivare molti atteggiamenti discriminatori che si manifestano, ad esempio, nei luoghi di lavoro. Si pensi a tutte le volte in cui certi uomini assumono atteggiamenti paternalistici nei confronti delle donne, come se quello maschile fosse il sesso forte che deve proteggere e sorvegliare. Oppure all’interno dei nuclei familiari dove si assiste a dinamiche simili: secondo uno studio dell’Istat infatti, nel 2018 il 27,9% degli italiani riteneva che soprattutto l’uomo dovesse provvedere alle necessità economiche della famiglia

Uno dei rischi maggiori è sicuramente quello più autolesionista. Molti ragazzi, proprio per assomigliare il più possibile allo stereotipo, rinunciano agli aspetti più emotivi e sensibili del loro carattere per far prevalere la parte più mascolina e virile. La paura che si prova nell’esternare e condividere le proprie fragilità e debolezze altro non è che paura di non sentirsi accettati. Perché se non si è all’altezza non si può essere un vero uomo e se non si è veri uomini non si è nessuno. Della mascolinità tossica spesso si ignorano gli effetti perché sono proprio quelli ad essere meglio nascosti, ma sul piano sociale giocano in realtà un ruolo fondamentale. Di norma chi è vittima di questi atteggiamenti accusa forti difficoltà ad interagire che possono sfociare anche nella depressione.

È forse tra i banchi di scuola dove questo aspetto viene più fortemente accusato dai ragazzi. Si forma nel gruppo una sorta di gara di resistenza, ci si sfida a chi ha i nervi più saldi, a chi non perde mai un colpo, a chi fa del senso di virilità uno stile di vita. Tutti atteggiamenti che demonizzano l’esporsi o il condividere i propri sentimenti costruendo invece corazze e barriere sempre più spesse tra gli adolescenti. Inutile dire che per i più fragili diventa impossibile sopportare tutto questo e, proprio a causa dell’enorme pressione che la società impone ai maschi, non è raro che alcuni arrivino addirittura a suicidarsi. Recenti dati resi disponibili dalla piattaforma Kaggle, una community online di proprietà di Google che riunisce data scientists e machine learners, evidenziano chiaramente che la maggior parte dei suicidi occorsi in Italia negli ultimi 30 anni ha riguardato gli uomini. Nel 2015 si sono suicidati 3105 maschi e 883 femmine.

Spesso e volentieri si parla degli effetti che gli stereotipi di genere hanno sulla controparte maschile, soprattutto perché sono quelli più evidenti e drammatici. Questa condizione però viene sia subita che condivida da entrambi i sessi e da tutti i generi con uguale efficacia. Proprio perché ad essere stigmatizzata è l’intera società, nessuno ne è risparmiato.

È davvero orribile dover nascere già con il libretto delle istruzioni in mano, ed è sconvolgente come si eluda l’autodeterminazione rimpiazzandola con l’obiettivo di assomigliare il più possibile ad uno standard. Il tutto per poter essere compreso dagli altri, per poter essere incluso. Non è infatti raro vivere scene come quella citata nelle prime righe. Anzi spesso è fin troppo frequente. Accorgersi della gravità e agire affinché fatti come questi vengano rinchiusi nel cassetto delle cazzate non è certo cosa semplice ma, sperando che la sensibilizzazione rispetto a questo tema si faccia sempre più intensa, passo dopo passo, riusciremo finalmente a liberarci da tutti gli stereotipi di genere.

 

di Michael Nova

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