L’onda del Body Shaming: la testimonianza di Diana per dire basta

Il fenomeno che impazza sul web, e non solo, non guarda in faccia nessuno: colpisce tutti, dai personaggi famosi alle persone comuni.

Ricordate il caso di Armine, la modella ‘brutta’ di Gucci? La giovane armena, apparsa ad agosto 2020 sulla passerella di Gucci, è stata vittima di body shaming in quanto non conforme agli stretti ideali di bellezza a cui la nostra società è abituata.

Recentemente la casa di moda italiana è stata di nuovo teatro di critiche per la scelta della sua testimonial. Per mostrare la sua nuova collezione in tempo di Covid-19, Gucci ha scelto una via innovativa: dal 16 al 22 novembre sono uscite le sette puntate della miniserie Ouverture Of Something That Never Ended, co-diretta da Gus Van Sant e dal direttore artistico Alessandro Michele.

Dal profilo Facebook di Silvia Calderoni

Protagonista della serie girata a Roma è Silvia Calderoni, attrice e performer italiana selezionata proprio dallo stesso Michele. La Calderoni si è trovata al centro di una pioggia di critiche e offese sul web ed era già stata oggetto di un pesante body shaming quest’estate, in seguito alla partecipazione alla campagna Cheap, progetto di arte pubblica bolognese.

Del resto, però, – purtroppo – dall’onda del body shaming vengono travolti tutti: star del cinema, della TV, delle passerelle e anche persone comuni.

Ma cos’è il Body Shaming?

Body shaming è un termine coniato recentemente, ma il fenomeno esiste da sempre. L’articolo “Body Shaming and Social Anxiety: Assessing gender differences” lo definisce come l’atto di “Criticare il nostro corpo e/o criticare il corpo degli altri […] una forma di bullismo poiché l’eccessiva paura di essere valutati negativamente da altri individui può favorire il sentimento di inadeguatezza, umiliazione, imbarazzo, inferiorità e depressione”.

Purtroppo, questo fenomeno è sempre più frequente ed è aumentato esponenzialmente con l’avvento dei social media. È sicuramente più facile insultare da dietro una tastiera e poi anche dimenticarsene, pensando magari è solo un messaggio, è solo un commento su Facebook.

L’indagine condotta dall’articolo ha dimostrato un forte collegamento tra body shaming e ansia sociale, in quanto “Percepire il proprio corpo come poco attraente può essere psicologicamente angosciante, il che a sua volta può portare ad avere alcuni problemi psicopatologici”.

Un articolo dell’Internal Journal of Community Medicine and Public Health mostra che coloro che subiscono maggiormente questo tipo di problema sono gli adolescenti. L’età dell’adolescenza è, come è noto, un’età difficile. I ragazzi e le ragazze in età adolescenziale, senza differenze di genere, sono soggetti a cambiamenti fisici e sono alla continua ed esasperata ricerca di accettazione sociale, specie dai loro pari.

“Gli adolescenti […] vengono sempre più risucchiati dall’idea di ‘corpo ideale’“, un corpo idealmente perfetto, e per questo irraggiungibile, che subisce l’effetto del tempo e della moda: ciò che era strano e brutto ieri, è bello e di tendenza oggi, ma potrebbe tornare fuori moda domani.

Inoltre, “Il body shaming spesso porta a una bassa autostima, insoddisfazione corporea e sintomi depressivi” e può essere la causa scatenante di depressione, ansia, autolesionismo, disturbi alimentari e, a volte,  può portare persino al suicidio.

Una delle conseguenze che possono scaturire dal body shaming può essere il disturbo dello spettro dell’immagine corporea, come il dismorfismo corporeo, che si manifesta con la percezione completamente erronea di un elemento del proprio fisico. Per esempio il naso viene visto in maniera oscena, quando veramente il problema dagli altri non è effettivamente notato.

Quindi si ha un’esagerazione di un aspetto negativo che effettivamente non c’è. Inoltre, un’insicurezza già presente nell’individuo può essere ulteriormente accentuata da un episodio di body shaming, soprattutto per persone che sono più inclini a dar peso al giudizio altrui piuttosto che al proprio.

Il Body Shaming da vicino

Per conoscere questo fenomeno più da vicino Parmateneo ha intervistato Diana, una ragazza di 22 anni oggi studentessa di psicologia, che in passato ha subito body shaming.

Abbiamo chiesto a Diana di raccontaci l’evento accaduto. Un giorno durante l’ora di educazione fisica in quinta superiore –  è spesso a scuola che avvengono questi fenomeni di body shaming –  un suo compagno di classe ha fatto notare che durante la corsa le sue cosce ‘ballonzolassero’ particolarmente. Questo, che agli occhi di molti potrebbe sembrare una sciocchezza, è stato invece per lei un episodio traumatizzante e l’evento che più l’ha colpita. Anche sguardi, risatine, dita puntate contro si sono susseguiti negli anni. 

Inizialmente ha provato stupore, seguito da rabbia e, poi, vergogna. “Quel che può scaturire da queste situazioni è proprio il senso di vergogna e di inadeguatezza. All’inizio te la prendi con l’altro, però poi l’aspetto subdolo è proprio il fatto che questo porti a mettere in discussione se stessi e ad accentuare le proprie insicurezze. E arrivi a pensare ‘magari aveva ragione’, ‘questa parte del mio corpo non è gradevole’”. 

Per fortuna, Diana ha avuto la solidarietà delle sue amiche e di un altro compagno di classe, che ha intimato di stare zitta al ragazzo che l’aveva offesa. Nonostante ciò, il disagio provato  stato grande: “Durante le superiori non sapevo ancora affrontare bene questa cosa e tendenzialmente tendevo a coprirmi, a nascondermi, a passare inosservata. Ad essere più possibile ‘invisibile’ di fronte agli altri. L’impatto del body shaming, soprattutto in età adolescenziale, in cui si è particolarmente delicati, può essere distruttivo al punto da farti vergognare di te stesso.” 

Fortunatamente, crescendo si adotta una prospettiva diversa e si inizia a capire: ” Il problema non siamo noi – nonostante tutti avremo per sempre insicurezze personali – ma che comunque è un problema di stigma sociale, trasmesso principalmente dai social media e media, dalle case di moda che propongono modelle sempre più magre, per esempio.”

L’impatto che il body shaming ha avuto sulla percezione di se stessa è stato per Diana distruttivo e lo definisce come fenomeno subdolo che porta a svalutare se stessi, a mettersi in discussione e a credere veramente quello che ci viene detto per insultarci. Il body shaming l’ha reso più insicura, con una percezione di se stessa più negativa e una conseguente inferiore autostima.

“Sì, sono riuscita a superarla. Soprattutto negli ultimi anni, gli anni dell’università. Sono riuscita ad andare avanti e a comprendere che effettivamente il rapporto con il corpo deve essere il mio, e non degli altri. È importante l’accettazione di se stessi: prima bisogna piacersi, e non solo fisicamente. Quanto mi piace il mio corpo e quanto penso debba essere migliorato è una cosa strettamente mia.”

Esistono grandi problemi, radicati e gravi, che portano al fenomeno del body shaming: “Secondo me, uno dei primi problemi è proprio questa educazione errata su quale sia il corpo perfetto e quale sia l’esempio perfetto di bellezza, secondo influenze dovute alle pubblicità, ai social media, al mondo dello spettacolo. Cose che ci vengono propinate indirettamente oppure anche comportamenti da parte dei propri familiari. Spesso è proprio la famiglia stessa, purtroppo, a tendere a sottolineare i difetti fisici. Ed è in famiglia che spesso si viene educati a pensare che un corpo deve avere necessariamente determinate misure per essere bello. Nella nostra società il modello di corpo perfetto ci viene imposto anche dalle case di moda, che fortunatamente adesso stanno un po’ migliorando questo aspetto (ed è un esempio il caso di Gucci). Mentre l’ideale del corpo perfetto dovrebbe essere quello di un corpo in salute.”

Il consiglio di Diana a tutte le altre vittime di body shaming? Non lasciarsi toccare dal giudizio altrui, anche se è molto difficile, e imparare ad apprezzarsi. Bisogna essere un po’ più morbidi nei propri confronti perché non sono i difetti a determinare una persona: ciò che vedranno gli altri sarà solo la superficie e non può essere questo a determinare la totalità di una persona.  Anche se percepita in maniera negativa dagli altri, quella caratteristica non determinerà la nostra essenza, la nostra personalità. Si è belli se veramente ci si sente belli, soprattutto a livello personale e non a livello fisico.

“Ho imparato a comprendere che non è il mio fisico ciò che mi rappresenta come persona, ma il mio carattere, la mia intelligenza, la mia personalità. Ho capito che mi deve interessare solo la mia percezione di me stessa e quella di nessun altro.”

 

di Susanna Coppola, Simone Mazzella e Vanessa Boilini

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