Tra gioia, timori e solitudine: partorire ai tempi del COVID-19

Come si sentono le donne che hanno dato o dovranno dare alla luce i loro figli in questa terribile emergenza sanitaria? Lo abbiamo chiesto a due giovani mamme

L’emergenza sanitaria in cui ci troviamo ha stravolto e complicato molti aspetti della nostra quotidianità. Tra i vari disagi, uno dei più invadenti è toccato alle ragazze e alle donne che stanno vivendo quella che dovrebbe essere un’esperienza indimenticabile: il parto. Affrontare un momento così intimo e delicato da sole, senza poter avere il supporto diretto dei familiari e, soprattutto, dei padri, a cui spesso è permesso di entrare solo per l’ultima fase del travaglio. Quanto è difficile, ai tempi del COVID-19, diventare mamma? Quali sono le ansie, le paure, i tormenti delle donne che si trovano in questa complessa situazione? Ecco i racconti di Lavinia, da poco diventata mamma, e di Gennifer, che dovrà partorire a breve.

Partorire in solitudine

Lavinia è una giovane neomamma di 33 anni: dopo ansie e preoccupazioni, finalmente il 7 ottobre è nato il suo piccolo Lorenzo, in un ospedale nella provincia di Roma. “È stato ovviamente un momento emozionante e indimenticabile, ma estremamente faticoso – esordisce – La parte più brutta? Ero completamente da sola”. La giovane donna racconta che nell’ospedale in cui si trovava erano stati rilevati 15 casi di positività tra i medici e gli infermieri, proprio quel giorno. “Mio marito è stato avvisato la mattina stessa del fatto che avrebbe dovuto fare il tampone, altrimenti non sarebbe potuto entrare. Mentre aspettava che il risultato arrivasse, io avevo già partorito. Per fortuna l’esito era negativo, così ci ha raggiunti in un secondo momento. È stato con noi una mezz’oretta, poi è dovuto andare via”.

Da quel momento, la solitudine. La struttura ospedaliera è stata messa in isolamento, non si poteva né entrare né uscire. “Sono stata tre giorni in ospedale, completamente da sola. Non riuscivo ad allattare il bambino, dato che le infermiere non potevano toccarmi e aiutarmi. Ero talmente stressata da non avere il latte -rivela Lavinia- Forse se non ci fosse stata questa situazione di emergenza, lo avrei avuto. Chissà”, aggiunge pensierosa.

Una situazione complessa

Tutti i giorni la giovane donna doveva sottoporsi al tampone, che per fortuna aveva sempre esito negativo. La situazione era davvero caotica. “Ho partorito tramite parto cesareo, quindi ero molto dolorante. Gli infermieri non potevano portarmi neanche gli antidolorifici. C’era molta disorganizzazione, accompagnata da una situazione di panico generale: quando chiedevo un po’ d’acqua o una porzione di cibo, passavano anche più di quattro ore”. La neomamma è uscita dall’ospedale dopo tre giorni. “Mi avevano detto che sarei uscita alle 10 della mattina, mentre in realtà ho lasciato l’edificio alle 14. Anche in quel caso ero da sola: il più grande disagio è stato il dover tenere in braccio il bambino e contemporaneamente portare le valigie, il tutto accompagnato dal dolore straziante dei punti dovuti al taglio cesareo. Nessuno mi ha aiutata”, racconta la neomamma.

Nonostante l’esperienza negativa, Lavinia ora è felice con il suo Lorenzo. “È stato faticoso, il COVID ha sicuramente peggiorato il tutto. Alla fine, però, sono qui con il mio bambino, e sono al settimo cielo”. La giovane, infine, vuole mandare un augurio a tutte le donne che si troveranno a breve nella sua situazione: “Non vorrei spaventare le future mamme. Spero che a loro vada meglio, ma, nonostante tutto, ricordiamo che le donne sono fortissime, possono fare tutto! Stringere i vostri piccoli sarà la più grande ricompensa”.

Partorire ai tempi del Covid: timori e previsioni

Gennifer, una ragazza di 27 anni, ora alla 25esima settimana di gravidanza, racconta invece il punto di vista di una futura mamma. Come sarà la permanenza in ospedale a causa di questa brutta situazione di emergenza? Purtroppo non si hanno certezze sulla modalità di parto e soggiorno in ospedale, come spiega Gennifer: “Sta andando tutto bene. Vorrei partorire a Piacenza ma è difficile dire se potremo ricevere visite o quali saranno le regole.. da un giorno all’altro ci sono cambiamenti e siamo tutti in attesa di vedere come verrà gestito il tutto”. C’è tanta speranza riguardo al corretto proseguimento della gravidanza, ma anche paure e timori per la sua conclusione. “Dovesse succedere una complicazione sarebbe bello avere accanto qualcuno… farebbe piacere averlo lì”, spiega Gennifer parlando del futuro papà. “Però si fa quel che si può: se le regole diranno di no, sarà no”, conclude la giovane donna.

Per il ricovero le mamme dovranno fare il tampone ma è ancor poco chiaro se ci saranno conseguenze e quali saranno nel caso di esito positivo: “Non si sa ancora bene cosa succederebbe… dovrebbe esserci un reparto Covid apposito, ma non si sa se lascerebbero a loro i bambini”.  Nel caso il tampone sia negativo e tutto andasse per il verso giusto i bambini saranno lasciati nella stanza con la mamma subito dopo il parto, “Ti lasciano il bambino per iniziare subito un approccio “skintoskin“, anche per questo sarebbe bello poter avere con me una persona, anche per permettermi di chiudere gli occhi una mezz’oretta!”, scherza Gennifer.

Tra mancanze degli ospedali e supporto degli affetti

Anche per i futuri padri sarebbe positivo poter visitare le compagne e i neonati per più tempo  rispetto a quell’unica ora concessa ad oggi. “Sarebbe utile per un padre ricevere consigli e dritte dalle ostetriche, anche perché i corsi preparto si terranno online via Skype”. Una soluzione forse non ottimale, a cui purtroppo, in certi casi, si aggiungono le mancanze organizzazitive dovute alla difficile situazione degli ospedali: “Noi future mamme contattiamo gli addetti al corso e loro ci dovrebbero dare informazioni sull’orario. Gli ho scritto ad inizi novembre ma ancora non hanno risposto… gli ospedali sono sicuramente sotto forte pressione e posso capire che i corsi preparto possano passare in secondo piano”, spiega la futura mamma.

Certo ci sono altre priorità purtroppo, ma sarebbe buona cosa ricevere più aiuti e dritte, soprattutto per chi è alla prima gravidanza.  Ma a chi ci si rivolge in questi casi per avere il miglior supporto? Le mamme, si sa, riempiono di consigli le proprie figlie e si preoccupano già per i futuri nipotini. Ma spesso si ritrovano anche amiche, magari di vecchia data: “Ho riscoperto una serie di amiche sui vari social che aspettano.. c’è una grande solidarietà tra noi mamme anche se ci eravamo perse di vista ci siamo ritrovate a scambiarci informazioni e consigli – spiega Gennifer con un sorriso – Un paio di mie amiche hanno partorito e a loro è andata bene.. anzi hanno avuto il padre che è riuscito a stare dentro anche di più, 3 ore dopo il parto, perché non c’erano emergenze”.

Ci si augura quindi che tutto possa andare per il meglio, anche se il “meglio” in questo periodo è comunque relativo. Tutte le donne in dolce attesa si troveranno sicuramente ad affrontare una situazione singolare, ma, in sala parto o lontani, ad affiancarle ci saranno familiari e affetti pronti a dare tutto il coraggio e il supporto necessario. Un augurio a tutte le neo mamme e a chi mamma sarà presto. 

di Camilla Bosi e Giorgia Cocci

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