Nove adolescenti su un’isola deserta. Ecco The wilds, non il solito teen drama

Amazon Prime stupisce con una nuova serie introspettiva ma anche piena di misteri e intrighi, che arriva a toccare i temi del femminismo e degli stereotipi di genere

The Wilds, il primo teen drama di Amazon, che ha deciso di seguire la scia di Netflix ed altri produttori cinematografici concorrenti nel vasto e complicato mondo delle serie tv destinate ad un pubblico più giovane (e non solo). Con questa serie, ideata da Sarah Streicher e prodotta da Amy B. Harris, Prime Video ha deciso di mettersi alla prova creando una serie tv con un cast di protagonisti completamente al femminile, ambientandola in un set a dir poco interessante.

Adolescenti su un’isola deserta

Volontariamente o meno, nove adolescenti americane si ritroveranno a viaggiare nello stesso aereo diretto alle Hawaii per partecipare ad un ritiro spirituale con lo scopo di rinascere emotivamente, superando i momenti difficili che avevano vissuto nell’ultimo periodo delle proprie vite. Non sono tutte estranee: Toni e Martha sono migliori amiche, Nora e Rachel sorelle, Shelby e Dot compaesane. Poi ci sono Fatin e Leah.

Quello che le ragazze non immaginano è che a causa di un incidente aereo, si ritroveranno a dover sopravvivere su un’isola deserta, senza sapere di far parte di un complicato esperimento sociale, il cui scopo va oltre il solo formare psicologicamente le ragazze. Fin da subito, nella narrazione, si scopre che c’è qualcosa di strano nell’incidente che ha coinvolto le adolescenti.

Non è certo la prima volta che abbiamo a che fare con una vicenda ambientata in un’isola deserta, nella quale i protagonisti si ritrovano a lottare per la sopravvivenza, cercando di non perdere la ragione, cercando di rimanere individui civilizzati anche in un contesto a dir poco distante dalla civiltà. Basti pensare a uno dei più famosi romanzi distopici per adolescenti, e non solo, Il signore delle mosche” di W.Golding, in cui si narra le vicende di un gruppo di studenti membri di un coro musicale, abbandonati a sé stessi in un luogo paradisiaco totalmente isolato dalla moderna civiltà. I ragazzini, all’inizio ben educati, a poco a poco iniziano a regredire ad uno stato umano sempre più primitivo. Non a caso, il libro scritto da Golding rappresenta il manifesto della poetica dell’autore, che si può identificare in questa frase: “L’uomo produce il male come le api producono il miele“.

The wilds: perché, come e quando

Cercando di attrarre un pubblico più giovane, Amazon ha messo a disposizione gratuitamente la prima puntata sui principali canali social della piattaforma, mentre la serie completa è stata caricata su Prime Video l’11 dicembre scorso. Ciò che ha catturato gli spettatori in target fin dalla prima scena, sono stati sicuramente il senso di eterogeneità e verità che caratterizza la costruzione delle protagoniste, e il velo di mistero che ha aleggiato nell’aria fin dalla prima scena.

La serie ha cercato di allontanarsi il più possibile dagli stereotipi, presentandoci delle ragazze comuni ed estremamente diverse l’una dall’altra, sia a livello fisico sia a livello emotivo. Abbiamo adolescenti di etnie, caratteri ed orientamenti sessuali differenti, che si scoprono puntata dopo puntata, sempre più umane, sempre più imperfette, vulnerabili e complesse, oscurando in questo modo l’idea di perfezione malsana ed irreale imposta dall’industria cinematografica. Nonostante ciò gli scrittori sono comunque ricaduti in qualche cliché, ma nel complesso viene mostrata una realtà più complessa ed esplorata rispetto a quella di molti teen drama.

The wilds cerca di bilanciare la componente survival e quella drama, offrendo così una realizzazione tecnica poco degna di nota, con un montaggio di scene e una regia molto semplici, accompagnate però da tracce sonore molto orecchiabili e arricchite dall’ambientazione mozzafiato. L’isola presenta il classico contrasto tra affascinante ed inquietante: la sabbia grigio bianca illumina e circonda la foresta in stile Lost; il tempo, spesso variabile, caratterizza il colore del cielo che ha sempre una tonalità del grigio, nonostante sia presente un sole scottante.

Indipendentemente dall’aspetto “sopravvivenza”, decisamente trascurato e poco approfondito, quello che caratterizza lo sviluppo della storia sono i drammi personali, che risultano a tratti più coinvolgenti e intriganti del mistero da svelare, che comunque si infittisce puntata dopo puntata.

Le protagoniste

Le giovani appartengono a contesti familiari differenti e ciò contribuisce al rafforzamento del contrasto tra i loro personaggi, aiutando a mantenere il dinamismo di cui ha bisogno la storia. Essendo basata su un alternarsi tra passato e presente, si raccontano i fatti  su diversi piani, dandoci comunque un assaggio di quello che accadrà, in modo da alimentare la nostra curiosità.

Le nostre giovani protagoniste si raccontano personalmente parlandoci delle loro vite prima dell’incidente, in quello che sembra un interrogatorio tenuto da due esperti. Non si capisce, subito, che figura ricoprano esattamente i due uomini. All’inizio sembravano poliziotti o agenti dell’FBI, che dopo aver soccorso le ragazze, stanno facendo accertamenti al fine di ricostruire la vicenda. Solo alla fine scopriremo la realtà.

Ogni puntata si concentra su una ragazza in particolare, che diventa quindi la narratrice di quell’episodio, e ci aiuta a conoscerla meglio, a scovare il suo “passato” e dare delle risposte alle domande che ci siamo fatti durante le puntate precedenti. Lo spettatore viene presentato gradualmente alle protagoniste, e lentamente imparerà a comprendere il perché di certi loro atteggiamenti e modi di fare, con una sola eccezioneLeah, interpretata dall’attrice emergente Sarah Pidgeon, apre la serie e sembra essere una normale adolescente americana che vive la sua vita tra amori, scuola e dei genitori che le vogliono bene, nonostante un leggero alone di noia e tristezza sembra turbarla.

Scopriremo subito che non è affatto come sembra, Leah ha una storia tormentata che si porta dietro. Si è innamorata di qualcuno più grande di lei e proprio l’età è motivo di bugie e dolori.  La ragazza appare forte, decisa e sulle sue, all’inizio sembra fare da collante nel gruppo, vuole collaborare e fare del suo meglio per cercare di sopravvivere, ma nasconde un segreto, che rivelerà solo verso la fine. A differenza delle altre protagoniste, Leah diventa sempre più misteriosa, sembra cambiare di puntata in puntata, perdendo quasi la ragione. Pensieri eccessivi, teorie malsane, ossessioni infondate (e non), le riempiono la mente costantemente, rendendo la ragazza scontrosa e controproducente. Quello che le sue compagne non sanno è che Leah è l’unica che si sta invece avvicinando alla verità, la sta quasi toccando con la mano.

Un finale troppo in sospeso

Che dire, una serie che apre alquanto bene quello che potrebbe essere un futuro lungo e radioso di Amazon Prime video nella produzione di questo genere, che accoglie sempre più preferenze. Offre un intrattenimento piacevole, ma anche introspettivo.

Nel complesso, sono apprezzabili le tematiche in riferimento al femminismo e la figura della donna nella società, sulle quali si comprende essere basato il cosiddetto “esperimento” che scopriremo chiamarsi “Dawn of eve”. Sarebbe stato più piacevole, tuttavia, se avessero spiegato meglio gli obiettivi reali e lo scopo effettivo dell’esperimento già in questa prima serie. È chiaro, però, soprattutto dopo la visione dell’ultima scena, che la serie così ha ancora tanto da raccontare in una seconda stagione. The wilds deve essere raccontato ancora bene, speriamo solo che il proseguo aumenti il livello e la qualità della narrazione, e non rischi invece di sfociare nel ridicolo, come spesso accade per molti Teen drama.

di Nuhalia Arfaoui

 

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