Un virus non fermerà la cultura

Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi del liceo che cosa è per loro la cultura e cosa pensano di aver perso in questo anno di restrizioni

 

 

“La cultura è vita e la vita è bella”.

Mai come oggi questa frase di Roberto Benigni deve essere tenuta a mente. Si parla di ‘battesimo culturale’ quando un giovane inizia ad interessarsi alla ‘cultura’ per conto proprio, senza che questa venga proposta dalla scuola o da un adulto. Un giorno ci si sveglia e si sente il bisogno di andare al cinema, a teatro, a vedere una mostra di cui si è notata la pubblicità su internet, e lo si fa per sé stessi, per crescita, per passione.

Ma come si può pensare di ‘battezzarsi’ quando tutto l’occorrente ti viene strappato di mano? Questa è la situazione, ormai da un anno o poco più. E chiunque se n’è reso conto: il 2020 è stato un anno che ha tolto molto alle nuove generazioni, ai giovani adulti.
I governi di molti paesi sono stati costretti a ricostruire, temporaneamente, una società priva di una normale offerta culturale, chiudendo cinema, teatri, musei, gallerie. 
L’aria di sconforto che si percepisce nel mondo della cultura fa notare quanto le parole dette da Benigni siano, e probabilmente sempre saranno, attuali. 

Solo tristezza si può percepire quando si decide di recidere da una pianta il suo fiore più bello, anche se lo si mette solo da parte. Ma come per tutte le cose esiste il risvolto della medaglia, l’appiglio che dà speranza e anche in questo caso si è fatto il possibile per non recidere del tutto il fiore. A partire dai musei italiani, che hanno caricato le mostre online, ad arrivare ai teatri che hanno organizzato spettacoli ai quali si poteva assistere in diretta streaming.

Inizio o fine di una cultura online?

Abbiamo chiesto ai ragazzi cosa pensassero di questo cambiamento che oggi presuppone una diversa fruizione dell’arte e della cultura: si tratta di un flop destinato a finire? Commenta Francesca, studentessa delle scuole superiori: “Facendo così non si aiutano i ragazzi, penso che li si porti ad essere sempre più svogliati e disinteressati all’arte. Credo che le mostre virtuali non possano avere lo stesso effetto di vedere e di visitare una mostra realmente: non permettono di soffermarsi sull’opera e di notarne i particolari o com’è l’allestimento, che sono elementi molto importanti nel loro insieme”.

È anche vero che se l’interesse c’è, rimane: inutile negarlo! Tra le risposte raccolte, però, una in particolare ha saputo porre l’accento su una giusta questione, per quanto riguarda  le mostre online: “La cultura online non è molto pubblicizzata. Secondo me ci vorrebbero più informazioni sui social network, sui blog, sui siti, o perché no, anche in televisione. Ci dovrebbe essere più interesse a livello nazionale o almeno regionale, per avvicinare di più i giovani anche quelli più scettici.” ci risponde Sara. Dovrebbero essere quindi le regioni a riuscire ad aumentare la fruizione di queste piattaforme in streaming, soprattutto in un periodo come questo di chiusura generale per non far disperdere l’interesse dei ragazzi, motivandoli anche con webinar o spiegazioni online registrate. È anche vero però, che un anno fa questa situazione ci ha colti all’improvviso e forse per questo siamo ancora in fase di perfezionamento dell’organizzazione.

La bellezza della cultura

Quindi oggi i ragazzi sono ancora interessati alla cultura artistica?

Matteo, Daniela e Luca rispondono: “Sono abbastanza interessato. Diciamo che quando vado in un paese o in una zona nuova sono solito visitare anche il museo se c’è”; “Di una città sono molto interessata ai monumenti, che siano anche semplici statue o chiese, mi interessa anche la loro storia. Inoltre perché non fare un salto anche al museo?”; “Più che ai teatri sono interessato ai musei e alle mostre. Andavo al museo della mia città 5/6 volte l’anno. Viaggiando visito ogni volta i musei e i luoghi di interesse culturale”.
Da queste risposte si evince come la cultura e l’arte suscitino ancora interesse fra i giovani.
E per tutto questo interesse, chi bisogna ringraziare? La scuola o l’interesse personale? Fondamentalmente la maggior parte dell’apprendimento degli alunni può essere legato al coinvolgimento da parte del professore,  che deve mirare non tanto a insegnare ma soprattutto a trasmettere la passione di ciò che insegna e, di conseguenza, l’alunno coinvolto sarà più portato a migliorare le conoscenze anche al di fuori dell’ambito scolastico.

La cultura è la vita

Ad ogni modo, non bisogna perdersi d’animo. Sebbene il covid abbia cambiato molte cose, una speranza sembra arrivare proprio dai giovani ragazzi che abbiamo intervistato, come ci conferma Sara: “Penso che sia tutto recuperabile. I musei sono sempre lì, nessuno li sposta. L’interesse se c’era prima, ci sarà sicuramente anche dopo” e come sostiene Francesca: “Credo che saranno più invogliati nel visitare i musei perché visitandoli di persona si impara di più che con i manuali. Con quest’ultimi si conosce l’opera in questione, ma non si conoscerà mai la stessa impressione nel vederla personalmente.”

Una cosa è certa: le sensazioni e le emozioni che si provano di fronte a un quadro, ad uno spettacolo o ad un monumento sono indescrivibili e troppo grandi per essere ‘racchiuse’ in uno schermo. E questa differenza riesce a sentirla maggiormente solo chi ha maturato un interesse, una passione, un hobby per l’arte e tutto ciò che la circonda.
Chi non ha mai sviluppato l’interesse per l’arte, il teatro e il cinema di certo non lo maturerà da solo: serve una spinta. Sono le emozioni personali a muovere i fili, quindi in un modo o nell’altro, virtuale o non, si troverà sempre la motivazione per seguire la propria passione. 

 

di Sara Viscusi e Rossella Latino

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