Skid Row: a Los Angeles uno dei quartieri più pericolosi degli USA

Al centro della città un luogo dove muoiono i sogni: questa la location scelta da Netflix per la nuova serie "Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel"

La chiamano la città degli angeli, ma dietro alle strade famose – a pochi passi dagli appartamenti di lusso e le grandi corporazioni bancarie – c’è un quartiere, Skid Row, rinomato come la parte più povera e violenta non solo di Los Angeles, ma anche della nazione.

Costituito da un agglomerato di 50 isolati, Skid Row ospita la più grande comunità di senzatetto degli Stati Uniti: 5000 persone in totale, tra cui 3000 che dormono in una fila di tende sui marciapiedi. Tra di loro vi sono ex detenuti, persone che soffrono di gravi malattie mentali, prostitute e drogati.

La storia di questo quartiere, come la conosciamo oggi, inizia nel 20esimo secolo. In questi anni ha iniziato ad attrarre la classe operaia impoverita di Los Angeles, tra cui anche disabili e disoccupati. Nel 1975 venne proposto, attraverso un piano di sviluppo, un ‘containment policy‘, ovvero la concentrazione in un’unica area di tutti i servizi di rifugio per i senzatetto, isolati quindi dal resto di una città in piena fioritura economica e commerciale: il luogo prescelto fu proprio Skid Row. Negli anni 80′ venne anche emanata una legge che chiuse tutti gli ospedali psichiatrici riversando nelle strade un nuovo flusso di persone mentalmente instabili che finirono per trasferirsi all’interno del quartiere.

Skid Row – Los Angeles

Oggi, gli abitanti di Skid Row vivono in pessime condizioni. Ratti, scarafaggi, escrementi e spazzatura infestano le strade e sono la causa principale per la diffusione di malattie ormai da tempi debellate come il tifo, l’epatite A e le infezioni da streptococco. Senza contare gli aghi che vengono lasciati in strada per essere poi raccolti e riutilizzati, aumentando cosi il rischio di contrarre l’HIV. Con metà della popolazione che soffre di abuso di sostanze, l’aspettativa di vita a Skid Row scende a 48 anni rispetto ai 78 dell’americano medio. Secondo LA county public health le principali cause di morte nella comunità dei senzatetto a Los Angeles tra il 2017 e il 2020 riguardano per il 27% l’overdose per abuso di droghe, il 19% per le malattie cardiache, l’8% per gli incidenti stradali e il 6% per gli omicidi.

Molti crimini violenti sono inoltre aumentati lo scorso anno, tra cui violenze sessuali aggravate e rapine. Oltre ai problemi già elencati si aggiungono anche i casi di Coronavirus. Recentemente uno staff medico ha iniziato un programma di vaccinazione a Skid Row: secondo il Los Angeles County Data, fino all’8 febbraio si sono verificati più di 6.000 casi di Covid-19 tra i senzatetto, con 156 decessi tra persone che vanno dai 44 ai 65 anni.

L’emergenza in questa parte della città ora è più visibile che mai. La grande emergenze dei senza tetto è, infatti, legata a un problema ben più grande: basti pensare che in California gli affitti sono diventati così cari che lo Stato è il più benestante del Paese, ma quello con gli standard di vita più bassi.

Skid Row scelto da Netflix come macabro protagonista

Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel è la nuova docu-serie firmata Netflix che ricostruisce la misteriosa vicenda della studentessa canadese di origini cinesi Elisa Lam, sparita a Los Angeles il 31 gennaio 2013. I quattro episodi sono stati girati da Joe Berlinger, già noto per essere stato creatore, scrittore e direttore della serie Conversazioni con un killer: Il caso Bundy.

La serie racconta appunto la scomparsa di Elisa Lam: la giovane aveva intrapreso un viaggio in solitaria negli Stati Uniti per svanire nel nulla una volta arrivata a Los Angeles, proprio all’interno dell’albergo in cui sostava: il Cecil Hotel. Indovinate in che quartiere si trova? A Skid Row. Il documentario parte proprio da qui: racconta in modo efficace le vicende che si sono sviluppate intorno alla scomparsa di Elisa, presentando (e allo stesso tempo screditando) le teorie del complotto diffusesi sul web all’epoca della vicenda con il solo scopo di creare sensazionalismo e racimolare la massima attenzione possibile.

dal profilo Facebook di Ghost Magnets with a twist

Molti accusarono un musicista metal di avere ucciso Elisa. Altri cominciano a sottolineare come vi fossero diverse similitudini fra la vicenda e il film horror Dark Water; altre teorie accusavano invece la polizia di aver insabbiando qualcosa o di proteggere qualcuno. Infine c’era chi colpevolizzava l’hotel stesso, noto per avvenimenti tutt’altro che positivi.

È importante infatti sottolineare come il Cecil Hotel non godesse di una buona fama e fosse anzi considerato infestato e maledetto. Costruito nel 1924, l’hotel inizialmente fu un vanto per la città. Poco dopo la sua realizzazione, però, la situazione degenerò e quel che era un gioiello dell’edilizia divenne dimora per i senzatetto, fuggitivi, persone con problemi mentali e addirittura un luogo in cui famigerati serial killer trovavano riparo: un esempio è Richard Ramirez, noto come ‘The Night Stalker’, ospite del Cecil nell’estate del 1985.

Come se non bastasse, l’hotel cominciò ad acquisire fin dai primi anni ’30 una fama che di certo non aiutava la sua economia: nel 1931 un 46enne ingerì alcune capsule di veleno in una delle camere dell’albergo togliendosi la vita. Da lì si susseguirono una serie di morti inquietanti o strane coincidenze che contribuirono a fare del Cecil quel che è oggi, ovvero un “albergo degli orrori”.

Per cercare di risollevarsi da una reputazione sfavorevole, la direzione tentò di rinnovare una parte dell’hotel, dividendola totalmente dal Cecil (fatta eccezione per l’ascensore, che restava in comune). Questa nuova versione dell’edificio venne chiamata Stay on Main – proprio per via della sua ubicazione -,che offriva Netflix e Wi-Fi in camera e cercava di valorizzare l’hotel attirando clientela.

Nonostante ciò, il Cecil restò comunque aperto e continuò ad essere utilizzato da persone a basso reddito. Infatti, la maledizione dell’hotel continuò a persistere: l’ultimo fatto di cronaca nera risale al 2015, quando un 28enne si suicidò gettandosi dalla sua stanza. Voluto e progettato dai tre albergatori William Banks Hanner, Charles L. Dix e Robert H. Schops, il Cecil si trova tutt’ora al 640 di S. Main Street, Los Angeles. Ed è proprio questa sua localizzazione a determinare la sua rovina.

S. Main Street si trova, infatti, a due passi da Skid RowLa docu-serie dipinge proprio il quartiere come la ragione del declino del Cecil Hotel, dando voce alle storie di ex residenti del Cecil, tra cui Kenneth Givens, trasferitosi a Los Angeles dopo aver perso il lavoro a New York negli anni ’80. Kenneth racconta di come, al tempo, al Cecil si poteva soggiornare per pochi dollari a notte e che questo contribuiva a rendere l’hotel un punto perfetto per vendere e comprare droga, ospitare prostituite e tanto altro.

Sebbene inizialmente Skid Row fosse per lo più abitata da uomini bianchi anziani, come racconta nella serie il detective McSorely della polizia di LA, dopo decenni di “segregazione residenziale razzializzata, discriminazione sul lavoro e ridimensionamento finanziario”, l’area divenne popolata principalmente da neri americani. McSorely lo ha definito un luogo in cui “contenere tutto ciò che di brutto sta succedendo nel resto della città“, senza dire però come ciò abbia colpito principalmente i gruppi emarginati e come continui a farlo tutt’oggi.

Una cosa certa è certa: il quartiere di Skid Row viene dimenticato, forse anche volontariamente. Tuttavia, è importante essere consapevoli della sua esistenza e la serie tv Netflix fa proprio questo: usando un caso di cronaca che ha fatto tanto parlare di sé, porta alla luce una realtà spesso ignorata, analizzando attraverso diverse testimonianze il percorso fatto dal Cecil Hotel e, di conseguenza, dallo stesso Skid Row.

 

di Ndeye Salla Thiao e Xhesara Hasrami

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