Il tormentone ClubHouse: è un social per tutti?

Il nuovo social network sembra spopolare, ma è davvero così? Abbiamo intervistato alcuni ragazzi per avere la loro opinione

Oggi si parla di un nuovo tormentone social, ClubHouse: cos’è esattamente? Per chi ancora non lo sapesse, ClubHouse è un social lanciato ad Aprile 2020, fondato da Paul Davison e Rohan Seth, con alle spalle alcuni sponsor del calibro di Facebook e Groupon. Si parla di “tormentone” perché negli ultimi mesi sta davvero spopolando sia tra gli adulti che tra i più giovani, che lo si scarichi per curiosità o effettivamente per usufruirne. Nel corso di questo articolo si cercherà di indagare le funzionalità di ClubHouse, le novità che ha apportato al mondo della comunicazione digitale e le differenze con altri social famosi. Come? Chiedendo direttamente ai suoi utenti.

Come funziona?

Una volta effettuato l’accesso l’utente si trova davanti diverse “Room”, stanze, all’interno delle quali si effettuano conversazioni. L’indirizzamento alle stanze non è casuale , infatti ClubHouse durante il login chiede quali siano gli interessi del fruitore e, basandosi su di essi e sui contatti di quest’ultimo, l’algoritmo del social seleziona le Room pertinenti. Gli argomenti trattati nelle stanze toccano una grande varietà di temi: giardinaggio, cucina, politica, arte, biologia e così via! Accedendo ad una stanza si può partecipare ad una conversazione attraverso audio oppure si può assistere come spettatori, restando semplicemente ad ascoltare gli altri ospiti.

Ovviamente, per proteggere la privacy degli utenti, le conversazioni non possono essere condivise, registrate o scaricate: tutto questo per tutelare il singolo e creare un ambiente più ‘intimo’ e conviviale. La particolarità di ClubHouse, dunque, è il fatto che sia basato solo su file audio: si ricevono, si inviano, si ascoltano… il tutto in modo semplice e scorrevole, molto simile ad una conversazione al bar con gli amici – per certi versi. L’impostazione di questo social sembrerebbe portare solo a due reazioni, diametralmente opposte: chi lo ama e chi lo odia.

ClubHouse in Cina: un’altra occasione di censura

Prima, però, una piccola digressione sul “caso Cina”: come si sa infatti la Cina applica spesso restrizioni e censure ai social e ClubHouse non ha rappresentato l’eccezione. Diventato subito popolare tra gli utenti cinesi, i quali ne hanno usufruito per trattare di temi tabù che su altri social sarebbero stati bannati a causa delle strette direttive del regime, ClubHouse ha rappresentato una grande svolta proprio per il suo carattere di forum: nessuna traccia del materiale che viene scambiato. Gli argomenti più trattati erano i rapporti internazionali del Paese, le proteste per la democrazia fino ad arrivare alla persecuzione degli Uiguri, una minoranza musulmana che pare sia tutt’oggi oggetto di persecuzioni in Cina. Per fare capire la situazione: la persecuzione degli Uiguri è una di quelle tematiche negate dalle autorità cinesi.

Subito l’app diventa virale: per settimane se ne discute su Weibo, social cinese. Ma il tormentone però era destinato a durare poco, così come la possibilità di esprimersi liberamente che portava con sé. L’8 febbraio 2021 tutti gli utenti cinesi di ClubHouse si sono svegliati vedendosi negare l’accesso all’app. Sono sorte migliaia di polemiche su WeChat, ma purtroppo ancora oggi i fruitori non hanno trovato soluzione, se non quella di cambiare il Paese di accesso ad AppStore, aggirando quindi il blocco cinese.

Ma ClubHouse non è il primo social occidentale ad essere bloccato in oriente: ci sono già passati Facebook, Messenger, Instagram, WhatsApp, Twitter, Wikipedia, Netflix, Spotify, per non parlare di Google e di tutti i servizi che vi gravitano attorno. Curioso, però, scoprire come la Cina abbia un’alternativa ad ognuno di essi: al posto di WhatsApp c’è WeChat, di Twitter c’è Weibo, di Facebook c’è QQ, di Google c’è Baidu e così via.

La Cina è un Paese fortemente nazionalista e internet è strettamente controllato a livello governativo, per questo sono nati un gran numero di social, spesso ‘clonati’ da quelli occidentali, ma su misura per i nuovi destinatari. La nazione ha sempre censurato le informazioni in entrata sul resto del mondo e viceversa; si capisce bene quindi il motivo per il quale venga vietato l’utilizzo di questi social. Per quanto riguarda ClubHouse non si sa cosa succederà, ma si presume che finché la piattaforma non fornirà una sua versione adatta al ‘modello orientale’ non ci saranno nuovi sviluppi. 

ClubHouse ha un problema con i giovani?

Ma ClubHouse, quindi, piace o no? Abbiamo intervistato ragazzi e ragazze di età compresa tra i 16 e i 26 anni, che hanno appunto rilasciato dichiarazioni che presentano opinioni discordanti: Matilde, 20 anni, si è iscritta da poco, ma dice di trovarsi benissimo: “Non sempre sono attiva nelle Room in cui entro, più che altro mi piace informarmi su argomenti che mi interessano e sentire opinioni altrui. L’impostazione ad audio a me piace molto, la trovo molto comoda”. Della stessa opinione anche Samuele, 24 anni, che però non è un grande amante degli audio: “L’idea di impostare tutto il social sugli audio è carina, sicuramente funzionale al carattere di conversazione che ha ClubHouse. Però c’è un problema… io non sopporto gli audio, non mi piace inviarli né riceverli. Ho avuto il social per una settimanella, sono entrato in alcune Room ma non parlavo mai e molto spesso mi stancavo di ascoltare gli altri.”

Al di la delle opinioni controverse, tra gli intervistati è sorto un altro problema, in particolare tra i più giovani. Gabriele, 16 anni, dice infatti: “Ho scaricato ClubHouse perché ne ho sentito parlare su Instagram, purtroppo non ho trovato delle stanze che rispecchiassero i miei interessi, sarà forse perché sono troppo giovane e questo social è pensato per far conversare i più grandi. Ho provato a scaricarlo per curiosità ma, ecco, penso che non faccia per me”.

D’accorso anche Aurora, 17 anni, che ha avuto difficoltà a partecipare a conversazioni ‘serie’: “Ho provato ad inserirmi in alcune Room dedicate ad argomenti come la politica, l’attualità e la cultura in generale, ma la mia esperienza è durata poco perché ho trovato audio di persone più grandi, con un bagaglio culturale molto più ricco del mio e quindi ascoltavo e basta, a volte senza neanche capire, non mi osavo a parlare. Forse il problema è solo mio ma penso che questo social possa andare bene per persone più mature, a meno che non si trovino delle stanze che trattino argomenti più adatti a noi giovani”.

Sembrerebbe quindi che  ClubHouse sia un social forse più ‘serioso’, più impegnato rispetto ai classici Facebook o Instagram. Proprio su quest’ultimo social negli ultimi mesi si è visto come questa nuova piattaforma venga generosamente pubblicizzata. Molti influencer attraverso le loro stories mostrano l’uso che fanno di ClubHouse e propongono l’app ai loro seguaci, ma qualcosa risulta strano: pochissimi tra i famosi di Instagram più giovani sono stati colpiti dal tormentone.

Nelle macro aree di contenuti riservati ai teen sembra esserci una grande lacuna. Sono infatti i più grandi, forse più consapevoli o più compatibili con gli obiettivi dell’applicazione, a proporla e a condividere le proprie esperienze su di essa. Sarà un caso? Raramente però il grande meccanismo della pubblicità si dimentica di colpire in luoghi potenzialmente fertili: è possibile dunque che ClubHouse venga pubblicizzato dagli influencer più grandi perchè come prodotto è adatto a loro e quindi potenzialmente adatto alla fascia d’età dei loro followers? Chi propone un prodotto e vuole che venga pubblicizzato di solito cerca di accaparrarsi il maggior numero di sponsorizzanti e il fatto che non si parli di ClubHouse fra i giovanissimi fa riflettere.

La differenza? Più formalità e meno amicizie ‘da social’

A tal proposito è stato chiesto, agli intervistati che hanno affermato di aver proseguito la loro esperienza su questo social, per quale motivo lo stiano utilizzando e quali differenze notano rispetto alle altre piattaforme. Matilde è appassionata di cucina e cerca sempre di tenersi informata sull’argomento: “Sicuramente una differenza che ho notato può essere il carattere confidenziale: su Instagram o Facebook sono circondata di persone che conosco bene, su ClubHouse è tutto completamente diverso, l’obiettivo è conversare su un determinato argomento, non stringere amicizia. Per quanto mi riguarda ClubHouse è finalizzato allo scambio di opinioni e all’arricchimento reciproco e penso che tutto questo rimanga molto formale, alla fine si parla con persone che non si conoscono!”.

Antonio, 26 anni aggiunge: “Io mi sono laureato in fisica, prediligo conversazioni su argomenti di tipo scientifico e sicuramente ClubHouse mi ha aiutato. Io e i mei amici abbiamo interessi diversi e su questo social posso parlare, anche se con persone che non conosco, della mia passione.”

Passione e la formalità: due aspetti fondamentali. Questo dimostra come su ClubHouse si possano tenere conversazioni esaustive e arricchenti su temi che stanno a cuore o che semplicemente interessano, su una piattaforma finalizzata solo ed esclusivamente a questo. L’aspetto ‘formale’ del social rappresenta la differenza più marcata rispetto ad altre piattaforme, differenza che può ancora una volta piacere o non piacere: sicuramente può rappresentare un problema per i più piccoli magari ancora figli di un contesto scolastico-adolescenziale e che alla seriosità non sono stati ancora abituati. Ovviamente non si può far di tutta l’erba un fascio, sicuramente c’è chi su ClubHouse ha stretto amicizia, chi ha addirittura incontrato amici e sicuramente la percezione di questo carattere di “seriosità” non può essere altro che soggettiva.

Diventerà un grande classico?

ClubHouse avrà successo, diventerà un grande classico come Facebook e Instagram? Secondo Matilde la possibilità potrebbe esserci: “Penso che questo social abbia delle buone potenzialità, se ne è sentito parlare molto e tutt’ora ne sento parlare, alla fin dei conti però, nonostante tutta questa pubblicità, ho notato che effettivamente non molte persone lo hanno scaricato. Ho paura, quindi che possa diventare un fuoco di paglia”.

Secondo Antonio invece ClubHouse è un social “un po’ più impegnato rispetto ad altri, chi si iscrive vuole perseguire l’obiettivo di portare avanti una conversazione, non è un social che punta sull’intrattenimento soft come Instagram, Facebook o TikTok e secondo me questo suo carattere lo rende meno alla portata dei più giovani… e tutti sappiamo che al giorno d’oggi è grazie ai giovani che social come TikTok hanno spopolato. Non so, penso che ClubHouse possa restare un social di nicchia.”

Ancora una volta salta fuori il problema dei giovani: è vero, sono proprio i più giovani spesso a creare la moda, così come è successo con TikTok, e se si parte dal presupposto che ClubHouse non sia il social più adatto a questa fascia d’età la paura che non potrà mai spopolare sembra avere una base concreta. Sicuramente ClubHouse si propone come un social innovativo, forse più impegnato, pur sempre con le sue caratteristiche peculiari. Sarà vero questo suo carattere serioso riuscirà a spopolare, fra i più grandi e i più piccoli? Provare per credere e, soprattutto, aspettate e vedrete!

Sara Viscusi, Rossella Latino

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